13 marzo 2001. I Los Angeles Lakers si stanno avviando a vincere il secondo dei tre titoli di fila targati Shaquille O’Neal – Kobe Bryant, ma quel giorno si intromettono nel cammino i Boston Celtics. La partita è difficile, ma alla fine i gialloviola ne escono vittoriosi. In quei Celtics primeggia un ragazzino di nome Paul Pierce che gioca in NBA solamente da tre anni, ma che quella sera mette a segno 42 punti, attirando così l’attenzione di Shaq. Il gigante con quasi dieci anni di carriera alle spalle. E proprio The Diesel, a fine partita, sceglie un giornalista a cui affidare la sua parola:
“Prendi nota, io sono Shaquille O’Neal e Paul Pierce è “La Verità”. Dammi retta e non dubitare. Sapevo che sa giocare, ma non sapevo potesse giocare in questa maniera. Paul Pierce è The Truth”.
Nasce così il mito di The Truth, appunto, “la verità”. Ma non per forza tutto ciò che dice deve essere considerato tale. Quella espressa al programma NBA Countdown di ESPN è solamente un’opinione personale, e chiaramente c’è chi la condivide e chi no. Tuttavia, il clamore che ha suscitato non poteva passare inosservato. Paul Pierce sostiene che LeBron James non sia tra i 5 giocatori più forti di sempre, poiché non è un giocatore in grado di dare vita ad una dinastia vincente. Il 10 volte All Star sostiene che James abbia avuto successo grazie anche al roster che gli è stato costruito intorno per provare a vincere. Queste le sue parole:
“Cosa ha fatto LeBron per costruire un’organizzazione dal piano terra? Sto parlando di questi giocatori qui, giocatori top-five. Bill Russell ha costruito l’organizzazione di Boston. Kareem, Magic, Jordan, Tim Duncan, Kobe, Bird. Questi giocatori sono tra i dieci più forti di sempre, giocatori che hanno aiutato a far nascere una dinastia o a dare seguito ad una tradizione.”
Infine, Pierce pronuncia la sua top-five:
“Vuoi sentire la mia top-five? Jordan. Kareem [Abdul-Jabbar]. Russell. Sai qual è il quarto? Magic [Johnson]. Sai chi è l’ultimo? Kobe Bryant. Questa è la mia top five.”
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