I Los Angeles Lakers dell’annata 2003-2004 sono un esempio di “4-All stars team“, ovverosia una franchigia ideata, costruita e messa in campo esclusivamente per vincere, forte della presenza tra le sue fila di Kobe Bryant e Shaquille O’Neal, protagonisti del three peat 2000-2001-2002. A fare da cornice altri due innesti pluripresenti alla partita delle stelle, giunti alla loro ultima possibilità di vincere una volta l’anello: Gary Payton, sconfitto con i suoi Seattle Supersonics in finale nel 1996 dai Bulls di Jordan, e Karl Malone, superato insieme ai suoi Jazz nelle finali del 1997 e del 1998 sempre da Chicago.
Quella squadra arrivò in finale NBA, soverchiando Rockets, Spurs e T’wolves, per poi perdere contro i Detroit Pistons con un inaspettato risultato di 4-1. I colpevoli principali di questa drastica sconfitta, secondo Kareem Rush, anch’egli membro di quella compagine, furono Kobe Bryant ed il suo egoismo:
“È ineccepibile, i Pistons sono stati superiori sul campo, ma in termini assoluti li avremmo sconfitti senza troppe difficoltà. Karl Malone era infortunato nel corso di quella serie, Shaq aveva vinto le edizioni 2000-2001-2002 dell’MVP delle Finali e Kobe voleva egoisticamente quel premio. Eravamo i favoriti ed avremmo potuto vincere se l’interesse di tutti fosse stato rivolto al Larry O’Brien e non alle proprie volontà di ribalta. Ripeto, non voglio togliere nulla ai Pistons, che erano una squadra solidissima, talentuosa e vincente; Billups e Ben Wallace sono stati formidabili ed il loro sistema difensivo ci ha tenuto sotto i cento punti segnati in ogni gara della serie.”
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