Accade solamente a un numero esiguo di ragazzi, durante gli anni del liceo, di essere esposti a livello nazionale per le loro capacità. Succede per la verità a una cerchia ancor più elitaria di essere rinomati su scala mondiale non solo e non tanto per le proprie abilità, ma spesso e volentieri per qualsiasi azione compiuta, anche fuori dal campo di gioco, positiva o negativa che sia.
Di quest’ultima categoria fa senz’altro parte LaMelo Ball, ragazzo prodigio da Chino Hills, figlio del loquace LaVar e fratello di Lonzo e LiAngelo, con i quali lo stesso LaMelo, che anticipò di un anno l’ingresso nel mondo dell’high school per poter giocare insieme a Lonzo, arrivato ormai al suo anno da senior, trascinò la squadra di pallacanestro di Chino Hills alla vittoria del titolo nazionale.
Il ragazzo è sotto pressione da sempre, da quando giocava contro le categorie superiori al liceo, fino ad arrivare all’esordio in Lituania tra le fila del K.K. Prienai all’età di 16 anni. Le scelte e le dichiarazioni talvolta scellerate del padre, come accaduto anche per Lonzo, lo hanno spesso reso bersaglio di critiche d’ogni genere, talvolta solo gratuite e infondate, rendendo difficoltosa la sua scalata verso il sogno NBA. Il punto più basso dal punto di vista cestistico fu probabilmente la parentesi in JBA, la “lega” di sviluppo per giovani talenti fondata da LaVar, in seguito alla quale le sue speranze di poter ancora diventare un professionista, già messe a dura prova dallo screzio con UCLA e dall’abbandono del liceo, calarono a picco.
Arrivò d’improvviso Spire Institute, che, grazie alla sua speciale ed unica conformazione scolastica, poté far rientrare a scuola il ragazzo, nonostante le leggi riguardanti i giocatori già forti di un esordio tra i professionisti, e rivalutò la sua carriera, che riprese definitivamente il volo nel corso della stagione appena terminata in Australia, giocando per gli Illawara Hawks. Questo percorso alquanto travagliato ha fortunatamente trovato un epilogo felice, capace di rammentare a tutti che talento sia LaMelo Ball, ormai prossimo a una chiamata importante al Draft.
Se la sua etica del lavoro, spesso contestatagli da molti, ha subito un drastico miglioramento nell’ultima annata da professionista, l’alta considerazione di sé non è mai stata un problema. Per questo motivo il ragazzo crede fermamente di unire questi due fattori e poter diventare il migliore di sempre:
“Il talento è un dono di Dio, ma va coltivato ed affinato. Lavorerò più di chiunque altro per diventare nel giro di quindici anni di carriera il migliore giocatore di tutti i tempi, perché so di averne le possibilità tecniche ed ora anche caratteriali. Lonzo non fa altro che ripetermi costantemente lo stesso monito: per eccellere in NBA non si può non lavorare sodo.”
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