In un Paese scosso fin dentro le sue fondamenta dall’assassinio di George Floyd ma anche dalle proteste che ne sono susseguite, la pandemia di Coronavirus continua ad essere una minaccia latente, forse dimenticata ma ancora pericolosa. E gli ultimi dati evidenziano un preoccupante incremento dei casi. Anche ad Orange County, Contea della Florida dove ha sede DisneyWorld.
E se la NBA riaprirà i battenti a luglio per davvero, una notizia come questa non può certo far bene. Anche perché, come annunciato nei giorni scorsi, sarà proprio DisneyWorld il teatro della stagione 2020 post-covid. E proprio nella Contea della Florida l’ultimo aggiornamento dei dati sui contagi segna 257, simile a quello della settimana scorsa. Ma che, se rapportato ai tamponi effettuati a metà maggio, vede i casi positivi salire dall’1% di tre settimane da al 2,38% di oggi.
Un aumento preoccupante, riscontrato in tutto il Paese. E che molti medici riconducono alle massicce manifestazioni contro il razzismo che stanno avvenendo in questi giorni, Florida e Orlando comprese. Un problema che la Lega dovrà prendere in esame. Probabilmente rafforzando ancora di più le misure programmate per isolare tutti coloro che saranno a Disneyworld, per la ripresa della stagione, dal resto degli USA.
Due giorni fa Adam Silver aveva annunciato il protocollo che verrà utilizzato in caso di risultati positivi prima e durante le partite a DisneyWorld. Viene però ora da chiedersi, in caso i medici abbiano ragione e le proteste si rivelino luoghi di diffusione del virus, come la Lega dovrà comportarsi con tutti coloro che sono scesi in strada.
L’ultimo dei problemi per una nazione che, in questo momento, sta affrontando uno scontro con la sua stessa identità. Ma anche per chi si sta esponendo per un futuro diverso, giocatori e non. Ma una fattore da tener presente per chi deve gestire il ritorno sul parquet. Che si sta rivelando ogni giorno più complicato.
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