I Golden State Warriors dell’ultima decade hanno certamente segnato un’epoca di cambiamenti nel modo di intendere e giocare la pallacanestro. Il merito di tutto questo è da condividere in maniera eguale tra Klay Thompson e Stephen Curry, insieme gli “Splash Brother”. Ma come è nata la mentalità e l’intesa tra i due compagni di squadra? Steve Kerr ha raccontato un aneddoto proprio sui suoi due giocatori al “Tolbert, Krueger & Brooks” di KNBR. La storia è da individuarsi in una partita contro i Chicago Bulls in cui Golden State si trovava a +8 con circa un minuto sul cronometro: Curry, senza ragionare, diede palla a Thompson per cercare di ammazzare definitivamente la partita dall’arco piuttosto che far scorrere il cronometro:
“Me lo ricordo bene. Steph rubò palla a metà campo, quindi avremmo avuto altri 24 secondi per gestire. Eravamo sopra di 8 o 9 punti, qualcosa del genere, e vidi Curry passare subito palla a Klay in un angolo – con 22 secondi sul nostro cronometro – e Klay che sbagliò il tiro. La palla uscì dal campo, i Bulls chiamarono un timeout o qualcosa del genere. Andai da Steph e gli dissi “Steph, cosa stava pensando Klay in quel momento?” Lui dice “Sì, lo so, coach. Avrebbe davvero dovuto passare nuovamente il pallone e non tirare.” Non volevo sgridare Klay. Qualche ora più tardi salii sull’aereo e riguardai l’azione: non appena Steph passò la palla, entrambe le braccia di Curry erano in aria come a dire ‘Tripla in arrivo!’. Quindi richiamai Steph durante il nostro viaggio aereo e gli dissi: ‘Ricordi quando abbiamo avuto questa conversazione? Guardati!’. Lui mi rispose: ‘Accidenti, colpa mia coach. Ha ragione’.
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