Nelle ultime ore Donald Trump ha definito “irrispettosi” giocatori e membri del coaching staff delle rispettive franchigie che si sono inginocchiati durante l’inno americano nei vari pre-partita NBA. Il presidente degli Stati Uniti non ha preso bene tali gesti da parte dei protagonisti della lega a stelle e strisce, dichiarando come siano stati “comportamenti vergognosi e fuori luogo”. Parole che, in ogni caso, non hanno dato fastidio a Doc Rivers. Il coach dei Los Angeles Clippers ha commentato così l’intervento di Trump su un argomento davvero delicato:
“A quanto pare abbiamo perso solo un tifoso dopo le nostre manifestazioni (ride, ndr). E quindi? Guardate, davvero, non mi importa più di tanto questa cosa. Sappiamo che la giustizia è dalla nostra parte, giusto? E questo cappello (Doc indossa un capello con la scritta “Vote” in riferimento alle prossime elezioni presidenziali, ndr) è ciò che lo infastidisce di più… e vuole impedirci di manifestare, il che penso sia altrettanto vergognoso”.
Allenatori e giocatori di tutta la lega si sono inginocchiati durante la riproduzione di “The Star-Spangled Banner” per protestare contro il razzismo sistemico, l’ingiustizia civile e la brutalità della polizia nei confronti della comunità nera. Nella prima partita della ripartenza NBA dei Clippers – andata in scena giovedì scorso – Rivers si è unito ai suoi giocatori ed a quelli dei Los Angeles Lakers, inginocchiandosi.
Rivers in seguito ha ammesso di aver trovato fisicamente faticoso inginocchiarsi per tutta la durata dell’inno, riferendosi poi a George Floyd in questo modo:
“Nel bel mezzo dell’inno, dopo due minuti, stavo pensando a quanto mi facesse male il mio ginocchio, eppure c’era un ragazzo, settimane prima, che aveva un ginocchio sul proprio collo per otto minuti. Pensateci. L’inno nazionale è durato invece due minuti. Alcuni ragazzi hanno avuto bisogno di mettere degli asciugamani sotto le ginocchia per alleviare il dolore. Eppure qualcuno ha avuto il coraggio di inginocchiarsi sul collo di un altro essere umano per otto minuti. Se ci penso, è tutto pazzesco.”
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