Celtics e Sixers si apprestano a iniziare i Playoff nella bolla di Orlando con due umori completamente diversi. Per Boston è stata un’annata decisamente positiva, una bella (e non scontata) svolta dopo la difficile stagione passata. Con un Kyrie Irving e un Al Horford in meno, i Celtics sembravano aver perso il loro core, i due giocatori più esperti per puntare certi traguardi cui i biancoverdi ambiscono, e temevano di dover quantomeno abbassare le proprie aspettative. L’arrivo di una stella fatta e finita come Kemba Walker e l’ascesa a stelle dello stesso livello di Jayson Tatum prima e di Jaylen Brown poi, oltre che la crescita di diversi elementi a roster, ha invece permesso a Boston di mantenersi sugli stessi standard che hanno caratterizzato le sue ultime stagioni.
Philadelphia ha iniziato l’annata più o meno alla stessa maniera, perdendo un pezzo fondamentale del roster che l’anno scorso sfiorò le finali di Conference: Jimmy Butler. Proprio da Boston è arrivato Al Horford a garantire esperienza e saggezza, mentre Tobias Harris è stato premiato con un contratto decisamente oneroso. Tra più bassi che alti, i Sixers palesano diverse difficoltà. Nonostante la bella scoperta che corrisponde al nome di Shake Milton, solo il talento della coppia Simmons-Embiid pare essere in grado di metterci delle pezze. Ora che però la prima scelta al Draft 2016 è ufficialmente fuori dai giochi per la stagione 2020, il cammino ai Playoff di Phila pare irrimediabilmente compromesso.
Precedenti stagionali
Philadelphia e Boston si sono affrontate per quattro volte in questa travagliata stagione. Il primo incontro risale al 23 ottobre 2019, opening night per le due squadre. A vincere furono i Sixers, grazie a una grande prova proprio dell’oggi assente Simmons, a segno con 24 punti. Fu il debutto di Al Horford contro la sua ex squadra.
La seconda partita si giocò invece il 12 dicembre: Philadelphia volò a Boston e vinse a domicilio, con un Embiid dominante (38 punti e 13 rimbalzi). L’inizio delle preoccupazioni Celtics sul proprio reparto lunghi.
La terza sfida fu ancora di Phila. Senza Embiid, fuori per infortunio, a trascinare i Sixers il 9 gennaio scorso toccò a Josh Richardson, autore di 29 punti. Fu una bella partita per coach Brown, che ottenne risposte importanti da secondi elementi come Mike Scott e Furkan Korkmaz.
L’ultima sfida data invece 1 febbraio. A guidare Boston, priva di Kemba Walker, furono Jaylen Brown e Jayson Tatum, protagonisti di una grande prova di maturità cestistica. Phila ebbe enormi difficoltà al tiro (partita conclusa col 36.9% dal campo), dovute alla grande fisicità messa in campo dai Celtics. Boston evitò così lo sweep stagionale.
Chiavi tattiche
Inutile iniziare a parlare di questa serie senza considerare la pesantissima assenza per i Sixers di Ben Simmons. L’australiano è una guardia nel corpo di un’ala ed è un elemento fondamentale per le tattiche di coach Brett Brown. Nonostante le arcinote difficoltà al tiro, l’australiano è uno dei giocatori più talentuosi dell’intera lega e rinunciarci sarà una bella gatta da pelare per lo staff dei Sixers. L’assenza di Simmons, oltre che per la fisicità e il talento offensivo che farà mancare, rischia di influire moltissimo sul lato difensivo. Mancheranno le 2.1 rubate di media a partita (migliore in NBA) e, soprattutto, andrà misurato l’impatto sulla maniera in cui Phila proverà a contenere Jayson Tatum. Nei match-up in stagione regolare, infatti, il top-scorer dei Celtics è stato marcato praticamente sempre da Simmons. In queste situazioni, Tatum ha tirato 5/16 dal campo per un misero 31.3%, secondo NBA.com.
Se Philadelphia vuole provare a impensierire il più possibile i Celtics, Joel Embiid dovrà giocare la sua miglior pallacanestro possibile. Boston, nonostante la crescita di Theis e Williams, ha la sua lacuna più grossa nel reparto lunghi. Al Horford potrebbe risultare una spina nel fianco per gli ex compagni. Mancherà il playmaking di Simmons, è vero, ma Embiid ha tutte le capacità e il talento per diventare un grosso grattacapo per gli avversari. I suoi chili e il suo atletismo sotto canestro potrebbero essere un autentico coltellino svizzero in grado di scardinare la difesa avversaria. A patto, beninteso, di non incaponirsi troppo, come avvenuto qualche sera fa quando, forse per il peso delle responsabilità, iniziò con un pessimo 0/10 fuori dal pitturato. Tobias Harris è chiamato a fare uno step in più e a dimostrare di valere l’onerosissimo contratto firmato.
Dal canto loro, i Celtics sono forse la miglior squadra vista giocare nella bolla di Orlando (Suns imbattuti a parte). 5 vittorie su 8 partite giocate, includendo la sconfitta dell’ultima partita con tutte le riserve in campo. I ragazzi di coach Brad Stevens sono, in generale, tra le top NBA. A dimostrarlo è il loro net rating di 6.3, dietro solo a Milwaukee e Clippers. Offensive (112.8) e defensive rating (106.5), di conseguenza, sono di assoluto livello: nessun’altra squadra in NBA può vantare di essere tra le prime 5 in entrambe le categorie statistiche. L’attacco dei Celtics è uno dei più belli, coralmente, da vedere. L’addio di Irving ha dato modo al talento puro di Jayson Tatum di esplodere definitivamente.
Fattore chiave del match-up tra Sixers e Celtics, sarà l’apporto della batteria di lunghi di Boston sui due lati del campo. Boston può contare su Kanter, Theis e Williams. Se il turco in difesa rimane ancora un telepass, grandi passi in avanti sono stati invece fatti dagli altri due. In particolare il tedesco, capace di prendersi lo spot che una volta era di Al Horford. Theis ha sviluppato una grandissima capacità di leggere i pick ‘n roll avversari, posizionandosi ogni volta correttamente in modo da contestare con discreta continuità il tiro dell’avversario diretto. La sua grande verticalità contribuisce parecchio. Theis non eccelle particolarmente in nulla, ma è bravo a fare quasi tutto: un perfetto iponimo del funzionamento dei Celtics. Determinante per lo sviluppo della serie risulterà quindi il suo accoppiamento con Embiid, su cui si focalizzerà l’attacco dei Sixers.
Players to watch
Boston fa della sua difesa un grande punto di forza. In particolare è tra le squadre più combattive della lega. L’hustle è uno degli aspetti migliori dei Celtics, come si può intuire dai dati: terzi in NBA per deflections, 16.7 a partita, e nella top 10 per palle vaganti recuperate. Qual è il giocatore dei Celtics che più incarna questo spirito? Esattamente Marcus Smart. Il numero 36 ha dalla sua ormai anche diverse esperienze ai Playoff e la sua voglia di non mollare mai gioca sempre un ruolo fondamentale quando si parla di postseason:
Scontato dire che ci si aspetta molto anche da Jayson Tatum. Il numero 0 vive la stagione della consacrazione definitiva a superstar ed è chiamato a confermare il suo incredibile talento anche quando la palla peserà più del solito. Occasione da cogliere al volo anche per Kemba Walker: l’ex Charlotte ha finalmente trovato una squadra competitiva, dimenticando le continue esclusioni dai Playoff ai tempi degli Hornets. Ora è tempo di dimostrare di essere adatto a certi palcoscenici.
Per Philadelphia, perso probabilmente il giocatore più forte della squadra, tutti gli occhi saranno puntati su Joel Embiid. Il camerunese ha sofferto diversi problemi fisici in questa stagione ma, se sano, può decidere di fare il bello e il cattivo tempo. Specialmente contro una squadra magari meno fisica e talentuosa di altre, sotto canestro. Occhio anche a Shake Milton, in grado di segnare tiri pesanti e capace di prestazioni come questa:
Pronostico
Difficile immaginare uno scenario diverso dalla vittoria dei Boston Celtics. Troppo più completi rispetto ai Sixers, che per giunta dovranno rinunciare a una delle due proprie stelle. Se con Simmons la serie sarebbe potuta essere una delle più interessanti e combattute del primo turno, senza l’australiano i Celtics difficilmente perderanno più di una partita.