Dopo due stagioni davvero complicate agli Hornets in cui si è ritrovato fuori dal progetto sotto la gestione di James Borrego, per Nicolas Batum è arrivato il momento del rilancio con la maglia dei Los Angeles Clippers. Il giocatore, infatti, qualche settimana fa era stato tagliato da Charlotte e la franchigia californiana non ci ha pensato due volte nel firmarlo. L’ala nell’ultimo anno ha viaggiato con una media di 3 punti a partita, certamente troppo poco per uno che a contratto chiamava 27 milioni di dollari all’anno. Batum è tornato sul tanto criticato rapporto contratto/prestazione:
“Ho provato a parlare della mia situazione con la franchigia per chiarire le cose. Nel 2016 potrei essere stato pagato in eccesso per quello che sono, ma non è stata certo colpa mia! Quando mi è stato offerto quel contratto, non era proprio il prezzo che avevo in mente io. Poi ci sono stati dei cambiamenti di strategia… Mi è stato detto: “Nicolas, concentrati sul tiro da 3 punti, difendi e incoraggia i giovani”, mi ha fatto incazzare sentirlo, ma mi sono adeguato. E mi pagano 27 milioni di dollari per questo ruolo? ( ride) Avrei potuto fare di più, ma non vedo come, perché sono un giocatore che rispetta la gerarchia in un gruppo, anche quando non sono d’accordo. In 15 anni di carriera, ci sono stati solo 18 mesi in cui è andata male… Bisogna mettere tutto sotto la giusta prospettiva. Certo che posso ancora giocare! Non sono finito.”
Durante l’offseason, la realtà è stata diversa: il giocatore è stato bombardato di chiamate da parte di squadre importanti che hanno cercato di convincerlo a firmare. Alla fine è stata gara tra Warriors e Clippers:
“Avevo molte proposte e sono rimasto piuttosto sorpreso, soprattutto dopo quello che mi è successo negli ultimi 18 mesi. Ho ricevuto molte telefonate da allenatori e giocatori di grandi squadre “
Perché i Clippers? Per la possibilità di vincere il titolo e per il suo ruolo nella squadra:
“Adesso so chi sono. So cosa posso fare per aiutare questa squadra, per aiutare le stelle e grandi giocatori ad avere successo e per rendere la loro vita più facile. Avevo la sensazione che Ty Lue mi userà proprio in questo modo. Cercherò di far circolare la palla, a volte di creare spazio, crearlo per le nostre stelle. Lotterò a rimbalzo, difenderò, insomma farò tutto il necessario. Posso ancora fare cose straordinarie in attacco e in difesa.”
Potrebbe davvero diventare un giocatore di ruolo ideale in una squadra che punterà il titolo:
“Non lo so… mi è stato detto: ‘Dovrai convincere i tuoi detrattori che non sei finito.’ Ma onestamente non mi interessa troppo la loro opinione. Non ho più niente da dimostrare al mio 13esimo anno in NBA. Non ho una carriera da Hall of Famer, questo è vero, ma non ho nemmeno viaggiato con 3 punti di media per tutta la mia carriera. Ai Clippers abbiamo molti giocatori interessanti. Sono in questo gruppo da alcuni giorni e ci sono giocatori che sono stati in NBA per molto tempo. Nella nostra second unit ci sono ragazzi come Reggie Jackson, Lou Williams, Pat Patterson e poi ci sono io. Siamo profondi ed è necessario per andare lontano. Ho fiducia in questo gruppo.”
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