Portland Trail Blazers
“E quindi uscimmo a riveder le stelle”. Si può riassumere così il mercato – fino a questo momento- dei Portland Trail Blazers. Perché dopo due anni di errori marchiani sul mercato, con risultati altalenanti in campo, la franchigia è riuscita a creare un roster ambizioso, anche con un occhio ai salari. Novità anche questa, se si considera che negli ultimi anni la franchigia è stata sempre tra le prime per salari retribuiti. Come nel campionato appena passato.
Nella stagione conclusa poco più di due mesi fa, infatti, i Blazers hanno conquistato i Playoff solo all’ultima partita, piazzandosi in ottava posizione e uscendo al primo turno. Ed il loro monte ingaggi era tra i più altri della lega, tanto da dover pagare la luxury tax. Un fallimento evidente che aveva le sue origini in un mercato rivelatosi sbagliato sin da subito. Basti pensare che degli elementi firmati a giugno 2019 solo Whiteside ha giocato con continuità nell’anno del covid, mentre Trevor Ariza e Carmelo Anthony, due dei titolarissimi degli ultimi mesi, sono arrivati a stagione in corso proprio per sopperire agli errori estivi.
A quanto pare, però, nell’Oregon hanno imparato la lezione e le mosse dei Trail Blazers di quest’anno in vista del campionato lo dimostrano. La franchigia difatti ha resettato praticamente il campionato scorso e, chiamata a costruire una squadra in grado di poter supportare la stella sempre più luminosa di Damian Lillard, è riuscita ad allestire un roster in grado di far sognare la coppia Dame-CJ.
Lillard&McCollum in questi anni infatti ha fatto da ossatura della squadra, trascinando letteralmente i compagni ed imponendosi come una delle coppie più incisive del panorama Nba. I due messi assieme hanno una produzione offensiva che è la metà di quella di tutti gli altri elementi messi assieme. Scambiare uno dei giocatori avrebbe voluto dire smontare un tandem che ha pochi eguali nel panorama NBA.
La partita vs Memphis nella bolla di Orlando, snodo cruciale della stagione. La coppia Lillard-McCollum si caricò letteralmente sulle spalle i Blazers, guidandoli alla postseason.
Anche il reparto lunghi non ha visto grandi sconvolgimenti, ma piuttosto lieti ritorni. Nurkic, già tornato nella bolla, ha riconquistato il ruolo di centro titolare in casa Blazers, dopo il lungo stop di due anni fa. La franchigia ha deciso di salutare Whiteside, nonostante l’ottima stagione passata e ha preferito rimettere al centro del villaggio il giocatore che più di tutti pare complementare al modo di giocare delle due stelle. Nurkic infatti risulta essere il rollante perfetto nel pick-n-roll dei due piccoli, ma anche un ottimo riferimento sotto canestro in caso di bisogno.
Al bosniaco poi si è aggiunto il ritorno di Enes Kanter, che andrà fungere da riserva di lusso. Il turco, dopo l’esperienza a Boston, torna in Oregon dove avrà il compito di garantire riposo a Nurkic, massimizzando la sua produttività offensiva su un campione ristretto di minuti.
Whiteside ha giocato una stagione ben sopra la media. E’ risultato primo nella lega per blocchi e ottavo per efficiency. Sul mancato rinnovo però hanno pesato i limiti di sempre. Il centro risulta lezioso in attacco e pigro in difesa quando, al di là della verticalità nelle stoppate, spesso pare assentarsi dal gioco lasciando tiri facilissimi agli avversari. Chiedere a Jokic.
Le vere novità arrivano nel reparto ali. Qui la dirigenza Blazers ha dimostrato di aver operato con grande oculatezza. Sono arrivati il rinnovo di Rodney Hood e soprattutto gli ingaggi di Derrick Jones Jr. e Robert Covington. Ultimo vincitore della gara delle schiacciate, Jones Jr. ha firmato un biennale da 19 milioni di dollari. Una cifra più che contenuta per un giocatore di appena 23 anni e che, nella passata stagione, ha dimostrato ampi margini di miglioramento. In Florida durante i Playoff non ha avuto a disposizione molti minuti, ma il giocatore ha comunque vissuto l’esperienza delle Finals, che è più di chiunque altro tra i suoi nuovi compagni. Per lui è probabile la partenza in quintetto come ala piccola, ruolo che dovrà dividere col rientrante Hood a seconda della struttura scelta da coach Stotts.
A concludere il reparto ali è l’altro nuovo acquisto Robert Covington. Il lord, come lo chiamavano a Phila, è arrivato a Portland tramite scambio con gli Houston Rockets. Covington, dopo il ruolo da ‘5’ nello small-ball di Houston sarà chiamato a giocare da ala grande nel quintetto piccolo pensato dai Blazers. Ed un suo impiego da ala piccola al fianco di Melo contro squadre più pesanti. Al 30enne ex Minnesota spetterà il compito di alzare la pressione difensiva e di essere pronto, in caso di coinvolgimento, al tiro da tre.
Un capitolo a parte lo merita il rinnovo di Carmelo Anthony. Il 10 volte All Star è approdato nell’Oregon esattamente un anno fa, quando franchigia e giocatore si trovavano in estrema difficoltà. I Trail Blazers non riuscivano e vincere e rischiavano di compromettere la stagione già a gennaio. Melo, invece, non riusciva a trovare una squadra che fosse disposta a dargli fiducia.
Il connubio ha fatto bene a entrambe le parti, riabilitando soprattutto l’immagine di un giocatore nella fase conclusiva della carriera agli occhi del mercato NBA. Melo ha rifirmato al minimo salariale, accettando un ruolo in uscita dalla panchina. Qualcosa di impensabile solo un paio di anni fa. Di fatto, Portland al minimo salariale ha un top player che può competere per il premio di miglior Sesto uomo dell’Anno.
Le migliori giocate di Carmelo Anthony.
Fare previsioni può risultare complicato in una Conference difficile come quella dell’Ovest. Ma sarebbe nascondersi dietro un dito non parlare apertamente di obbiettivo finali del West per la franchigia dell’Oregon. Il quintetto c’è, la panchina anche. I Portland Trail Balzers quest’anno sono ambiziosi, e non hanno fatto nulla per nasconderlo.