Indiana Pacers
Troppo forti per ricostruire, troppo deboli per essere una contender. Gli Indiana Pacers si trovano, da qualche stagione, nella spiacevolissima situazione di non essere né carne né pesce. Dei Pacers si sono tessute lodi soprattutto nello scorso campionato.
La solidità dei Pacers, capaci di qualificarsi con costanza per i Playoff, è qualcosa di davvero apprezzabile. Il lavoro svolto da coach Nate McMillan aveva reso Indiana una mina vagante ad Est e, in generale, una delle squadre più toste dal punto di vista difensivo. In attesa di recuperare il miglior Victor Oladipo, che un paio di campionati fa sembrava davvero poter diventare il go-to-guy dei Pacers, prima del terribile infortunio, Indiana ha trovato in Domantas Sabonis il suo uomo di riferimento. Il figlio di Arvydas ha elevato il suo gioco in maniera drastica, riuscendo anche a strappare una convocazione per l’All-Star Game. Con lui, a guidare la squadra, c’è stato il nuovo innesto Malcom Brogdon, colpaccio della scorsa offseason. Insomma, con questi due giocatori e un Victor Oladipo rientrante, Indiana sembrava avere tutte le carte in regola per dare fastidio ai piani alti della Eastern Conference e provare a diventare la sorpresa dell’anno. A compromettere i piani sono però occorsi l’infortunio di Sabonis, out per tutti i Playoff, e un Oladipo ancora ben lontano dall’aver risolto le sue criticità fisiche. Nonostante un TJ Warren eroico nella bolla, i Pacers, piazzatisi al quarto posto, sono stati eliminati con uno sweep dagli Heat futuri finalisti.
Per provare ad uscire da questa aria di “incompleta” che caratterizzava la squadra da qualche stagione, la dirigenza ha deciso di scombinare le carte in tavola. Ha salutato coach McMillan, decisamente a sorpresa, visto il rinnovo di contratto firmato solo qualche tempo prima. Le intenzioni della franchigia erano di buttarsi su uno degli altri grandi coach che, a fine stagione, avrebbero lasciato le loro attuali panchine. I primi nomi erano quelli di Mike D’Antoni e Kenny Atkinson. Praticamente dal nulla è invece stato scelto Nate Bjorkgren, assistente di lunga data di Nick Nurse a Toronto. E’ evidente, nelle intenzioni della franchigia, la volontà di replicare quel sorprendente percorso dei Raptors del 2019. Bjorkgren, nelle sue prime interviste, ha già espresso la volontà di esprimere un gioco più rapido, moderno e divertente. Un coach debuttante porta sicuramente con sé la sua bella dote di rischi, ma è un azzardo che, visto l’impantanamento delle ultime stagioni, ci si è anche potuti permettere.
Dal punto di vista del roster, gli Indiana Pacers sono stati segnalati come i più attivi nel firmare Gordon Hayward. La sign and trade tentata con i Celtics, a loro volta interessati a Myles Turner, non è però andata a buon fine. Così i Pacers si sono ritrovati con il cerino in mano e hanno vissuto un mercato praticamente di calma piatta, eccezion fatta per la buona riconferma, a cifre contenute, di Justin Holiday.
Indiana si affaccia al campionato 2020-2021 con rinnovate speranze, forti di un coach debuttante ma dalle idee chiare e rinnovate. Il roster, rimasto pressoché invariato, dovrà riadeguarsi ad uno stile di gioco totalmente diverso. Basterà ai Pacers per superare l’ostacolo del primo turno Playoff, dopo sei eliminazioni consecutive?