Milwaukee Bucks
Lo scorso 15 dicembre gli abitanti del Wisconsin potrebbero aver tirato il più grosso sospiro di sollievo della propria storia. Appesi a un filo, col proprio intero destino nelle mani del ragazzo di Atene, i Bucks hanno visto la loro storia recente e il prossimo futuro salvarsi, continuare, esistere ancora: il rinnovo contrattuale offerto a Giannis Antetokounmpo è stato accettato dal diretto interessato e, con 228 milioni garantiti per i prossimi 5 anni, il greco riproverà ancora e ancora a portare Milwaukee sul tetto della NBA.
E’ logico ribadire che il 99% del giudizio sulla offseason dei Bucks passasse proprio da questo accordo. MVP l’anno prima, MVP anche quest’anno e contemporaneamente anche Difensore dell’anno, come solo Jordan e Olajuwon prima di lui, Antetokounmpo è uno dei giocatori più decisivi degli ultimi anni. Pietra angolare del progetto, la sua presenza continuerà a garantire un futuro ai piani alti della lega alla franchigia.
Franchigia che, per convincere il proprio figliol prodigo, si è spesa in ogni maniera possibile per modificare, ricostruire e migliorare un roster che, alla prova del nove, si è dimostrato ancora una volta inadeguato a certi livelli. Dopo aver dominato la stagione col miglior record della lega i Bucks, orfani anche e soprattutto di Antetokounmpo per acciacchi fisici, hanno sofferto di molto la carenza del supporting cast che, Middleton escluso, non ha saputo farsi valere. L’uscita al secondo turno contro i Miami Heat sembrava, più di ogni altra occasione, aver messo la parola fine alla storia tra Giannis e i Bucks.
La franchigia non ha perso le speranze di rifirmare il greco e ha lavorato intensamente sul mercato. Hanno salutato: Eric Bledsoe, apparentemente terza stella della squadra ma ormai praticamente non spendibile a certi livelli; Wesley Matthews, finito ai Lakers; Robin Lopez, Sterling Brown e Ersan Ilyasova. Riconferma meritata invece per Pat Connaughton.
Il nuovo supporting cast intorno ad Antetokounmpo necessitava disperatamente di un altro giocatore in grado di gestire la pressione di certi palcoscenici, portare punti sicuri ed esperienza. Il profilo pressoché perfetto è stato identificato in Jrue Holiday, scambiato proprio con Bledsoe, da tempo desideroso di testare il suo talento lontano da New Orleans. L’aggiunta di Holiday, dal punto di vista prettamente tecnico, è sicuramente una mossa vincente. A NOLA Holiday ha dimostrato di essere un giocatore forte su entrambi i lati del campo e tra le point guard più complete di tutta la lega. Per assicurarselo i Bucks hanno ipotecato pesantemente il loro futuro, scambiando anche tre scelte al primo giro: Holiday andrà in scadenza nella prossima offseason e la sua permanenza o meno dipenderà molto dai risultati dalla prossima stagione. Un all-in totale.
L’altro colpaccio tentato dai Bucks è stato Bogdan Bogdanovic. L’accordo era praticamente concluso e il giocatore serbo era pronto a trasferirsi nel Wisconsin attraverso sign-and-trade. Da quel momento, un vero pasticcio. Il trasferimento salta, la lega apre addirittura un’indagine, e punisce i Bucks, accusati di aver “consigliato” a Bogdanovic di firmare direttamente con Milwaukee senza passare da eventuali scambi. Bogdan diventa poi effettivamente restricted free agent, ma accetta i 76 milioni in 4 anni offerti da Atlanta. I Bucks vedono sfumare uno dei colpi più importanti e temono, ancor di più, di perdere Antetokounmpo. Fortunatamente per Milwaukee, il destino ha voluto altro.
Le aggiunte dei Bucks sono proseguite: da Orlando è arrivato DJ Augustin, uno che sa cosa fare con la palla in mano, accolto per guidare la second unit quando Holiday siederà in panchina. Positive anche le firme di Bryn Forbes, tiratore da 40% da dietro la linea dei 3 punti in carriera, e Torrey Craig, che porta fisicità sulle ali. È arrivato anche Bobby Portis, ad aggiungere ulteriori centimetri e tonnellaggio.
L’offseason dei Bucks sarebbe stata da 10 e lode con l’aggiunta di Bogdanovic. Milwaukee è soprattutto riuscita a firmare Antetokounmpo, accordo imprescindibile per poter essere ancora contender. Nonostante il mancato arrivo del serbo, i Bucks si sono mossi bene, coprendo lacune e mancanze con giocatori di sicuro affidamento e rendimento. La campagna 2020-2021 è, come detto, un all-in: troppe le variabili e i rischi in gioco per non puntare al titolo NBA fin da subito.