La rivoluzione in casa Rockets apre la strada a nuove pretendenti nel raggruppamento della Southwest Division dopo tre affermazioni consecutive di Houston. Chi saprà raccoglierne l’eredità? Andiamo a scoprire le squadre si presentano alla palla a due della nuova stagione.
New Orleans Pelicans
Con il suo arrivo in Louisiana a seguito del Draft 2019, Zion Williamson ha, in un colpo solo, evitato il rischio concreto di una relocation della franchigia e ridisegnato la mappa della NBA, quantomeno in TV.
Il secondo anno dell’ex Blue Devil nella lega, dopo le sole 24 partite disputate nella passata stagione, basta e avanza per generare attesa attorno alla squadra, che non manca di offrire individualità e spunti degni di nota.
Il cambio in panchina riporta sulla scena NBA un volto noto come Stan Van Gundy. Negli ultimi anni, in ruoli diversi e non del tutto consoni alla sua personalità – vedasi la parentesi a Detroit – l’allenatore ha raccolto davvero poco. La regia di David Griffin dietro la scrivania è in tal senso una garanzia, se non altro a livello puramente gestionale. L’inversione di rotta per quanto riguarda la guida tecnica è stato solo il primo snodo cruciale dell’offseason dei Pelicans.
Significativo per la lettura dei piani futuri della franchigia il rinnovo offerto a Brandon Ingram, arrivato in Louisiana nella trade Davis e guadagnatosi in un anno la convocazione all’All-Star Game e il premio di Most Improved Player, giocatore più migliorato. Il contratto è il giusto riconoscimento all’interessante evoluzione di Ingram, ma rappresenterà d’ora in avanti l’inevitabile metro di giudizio – mediatico soprattutto – delle sue prestazioni.
Altrettanto significativa, da un punto di vista “sentimentale” ancor prima che tecnico, la separazione da Jrue Holiday, finito a Milwaukee in cambio di Eric Bledsoe, George Hill e un insieme di scelte future, incluse opzioni di pick swap con gli stessi Bucks. Va detto che le voci su un possibile scambio prima della scadenza si rincorrevano da un po’ considerando anche la player option al termine della prossima stagione, sull’ultimo anno del quinquennale firmato nel 2017-18.
La trade ha innescato un effetto a catena poiché Hill, ad esempio, è stato subito inserito in un’ulteriore scambio con gli Oklahoma City Thunder che ha portato in Louisiana Steven Adams. Per quanto Adams sia sulla carta adatto allo stile ad alto ritmo impresso tipicamente da NOLA e incisivo a rimbalzo, la contemporanea presenza sul parquet di Zion potrebbe generare non pochi problemi di spacing, considerando il range di tiro a oggi limitato per entrambi. Già in un paio di occasion Williamson è stato impiegato da Van Gundy oltre la soglia psicologica dei 30′ nelle uscite di preseason. Dalla sua tenuta fisica dipenderà la rotazione di squadra ancora in via di definizione, dove il “nostro” Nicolò Melli è riuscito a ritagliarsi una nicchia importante.
Come evidenziato da un’analisi di John Schumann per nba.com, la strenght of schedule, indice che misura la difficoltà degli avversari dei Pelicans in relazione al record – in questo caso riferito all’annata precedente, trattandosi di inizio stagione – è il più alto di tutta la lega (.542). Per quanto le situazioni tecniche all’interno di ogni franchigia siano cambiate rispetto a pochi mesi fa, è un dato che invita a seguire i progressi del roster sin dalle prime battute. Il primo scorcio di stagione, in tal senso, fornirà indicazioni utili per valutare le ambizioni della squadra.