Che Draymond Green fosse uno che non le manda a dire era questione già nota al grande pubblico da diverso tempo. Basti pensare a quando si è autodefinito miglior difensore di tutti i tempi. Ultimamente stanno tenendo banco le sue affermazioni su una questione molto spinosa negli Stati Uniti e nel mondo sportivo in generale: gli stipendi delle sportive.
Negli scorsi giorni Green aveva affidati a Twitter i suoi pensieri, sostenendo che le donne, invece di lamentarsi, dovrebbero creare le loro piattaforme specifiche, in modo da ottenere guadagni maggiori. Ha poi ribadito il concetto ai media:
“Sono stanco di vedere lamentele sugli stipendi, perché così facendo si danneggiano da sole”
La questione appare molto più complicata di come Draymond Green abbia tentato di semplificare. La maggior parte degli investimenti arriva da grandi aziende che sono guidate da uomini. E le sportive, con Megan Rapinoe in testa, protestano proprio a questo proposito da diverso tempo. La vincitrice del Pallone d’Oro nel 2019 si è espressa così:
“Non pensate che abbiamo già chiesto ulteriori investimenti? Voglio dire, per cosa stiamo protestando secondo voi? Quando parliamo di uguaglianza per lo sport femminile parliamo sempre di investimenti, fondi, risorse, marketing, branding. Investire non solo nelle giocatrici ma nello staff, negli allenatori, nei giornali, nelle TV”
“Queste sono le cose per cui protestiamo. Chi ci guarda, chi ci conosce, chi ha sensibilità sull’argomento, sa che parliamo di questo. Sappiamo che sono queste le cose necessarie che, se realizzate, ci porterebbero ad avere salari maggiori”
Green e Rapinoe concordano sulla questione di fondo, ossia che ci sia una disparità inaccettabile negli stipendi. Il giocatore degli Warriors ha però incolpato le donne indirettamente di questa disuguaglianza:
“Quello che sto suggerendo a queste sportive è ‘fate i nomi’. Dite di chi è la colpa, fatelo specificatamente”
Megan Rapinoe ha risposto anche a questo:
“Così hai mostrato che non capisci niente sulla questione, non capendo nemmeno di cosa parliamo ogni volta, che siano le giocatrici della WNBA o noi della nazionale. È frustrante”
“Questa questione riguarda anche persone che sono emarginate per il colore della pelle, la religione, l’orientamento sessuale: non tocca solo a loro combattere l’ingiustizia, ma anche a tutti gli altri. È frustrante che qualcuno che ha conosciuto sulla sua pelle l’ingiustizia in molti modi diversi incolpi le donne. […] Spero che qualcuno lo istruisca in tal senso. È inaccettabile da qualcuno con un seguito del genere “
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