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Golden State Warriors

NBA, Warriors soffrono a rimbalzo e Curry sottolinea: “E’ frustrante”

Curry e coach Kerr delusi dopo la sconfitta

Se alla vigilia i Golden State Warriors erano dati per favoriti, i Minnesota Timberwolves ci hanno tenuto a ribaltare le aspettative. Non a caso Stephen Curry era visibilmente sconvolto dopo la sconfitta per 114-126.

In questo modo, gli Warriors si lasciano sfuggire un’importante occasione per scalare la classifica. Ad aumentare la frustrazione è il fatto di aver perso contro una squadra che detiene un record di stagione 20-44 e che per questo si trova al penultimo posto della Western Conference.

A tal proposito, Curry ha dichiarato ai microfoni di Anthony Slater di The Athletic:

“È frustrante. In fin dei conti vuoi vincere partite di basket. Dobbiamo capire, allenarci, guardare film partita e mettere tutto insieme nella pratica. Affronteremo la questione. Sta a noi capire cosa fare se vogliamo che questa stagione significhi qualcosa.”

Nonostante al sconfitta, il numero 30 degli Warriors ha comunque giocato un’ottima partita. Ha concluso il match con 37 punti, tra questi sei triple, accompagnati da otto assist e sei rimbalzi. A dargli una mano ci ha pensato Andrew Wiggins, che ha totalizzato ben 27 punti in 38 minuti di gioco.

Sfortunatamente per loro, l’appoggio degli altri compagni di squadra non è stato sufficiente a contrastare gli avversari, che hanno fatto leva sul fattore altezza e intensità al rimbalzo. Di fatto, dall’altra parte i Timberwolves hanno sfruttato la presenza in campo di Karl-Anthony Towns.  Insieme al rookie Anthony Edwards e un notevole Ricky Rubio i Timberwolves di KAT sono riusciti a chiudere il match a loro favore.

Rispetto alla lotta al rimbalzo, anche coach Steve Kerr ci ha tenuto a sottolineare alcuni aspetti:

“Questa è l’NBA moderna; i ragazzi che vanno a rimbalzo non tagliano fuori. È proprio così. Ogni sera vedo la stessa cosa. I giocatori lasciano entrare gli avversari dal lato debole e pensano solo a prendere il rimbalzo. È un problema che dilaga nella NBA. La questione è che se sei una squadra piccola come la nostra, soffri di più rispetto alle altre squadre”.

Successivamente ha provato ad affrontare più nel dettaglio la questione:

“La maggior parte di questi ragazzi non ha avuto un allenatore di liceo e college che gli abbia urlato contro per otto anni consecutivi. Oggi è un altro mondo e i giocatori crescono in modo diverso in termini di background cestistico. Il dettaglio è spesso ciò che manca. Sono sbalordito dal livello di abilità, ma purtroppo viene trascurata l’importanza delle piccole cose.”

Dunque ora gli Warriors dovranno spingere ulteriormente per allontanarsi dall’attuale decima posizione e provare a guadagnarsi un posto nella configurazione del torneo Play.in che potrebbe valere la postseason. Le partite a disposizione ormai sono poche, ma le sorprese sono dietro l’angolo.

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