La cosa scioccante della sconfitta dei Denver Nuggets nella notte contro Portland, è che è arrivata nonostante la cattiva prestazione al tiro di Damian Lillard. Il playmaker, in 31 minuti di permanenza sul parquet, ha chiuso con un pessimo 1/10 dal campo, con il suo unico canestro arrivato in step-back da dietro l’arco durante il primo tempo. Si tratta della percentuale di canestri dal campo più bassa per Lillard (10%) in una vittoria dei Blazers dal 2015 e la percentuale di canestri dal campo più bassa per Lillard nella sua carriera all’interno dei Playoff NBA. La stella ha aiutato la squadra in altri modi, distribuendo 10 assist e 8 rimbalzi.
È altrettanto chiaro che l’attenzione che attira Lillard sugli avversari è enorme, con i Nuggets che hanno inviato spesso e volentieri più difensori contro di lui, in ogni momento della gara. Qualcosa che il play ha affrontato comunque in maniera positiva, coinvolgendo maggiormente i compagni, distribuendo passaggi vincenti e muovendo la palla:
“Quando la partita va così, cerco solo di gestire il gioco e assicurarmi che vada tutto bene. Ovviamente, continuerò ad attaccare il canestro, trovare i miei punti e non diventare troppo passivo. Oggi non ho tirato bene la palla, ma una volta che ho visto che i miei compagni la mettevano con una certa continuità e che avevamo un buon flusso di gioco, sapevo che non avrei dovuto forzare alcuna decisione offensiva.”
“Ho capito che potevo smettere di tirare e passare la palla agli altri. Quando i miei compagni si fanno avanti, si sentono bene e tirano – e stiamo vincendo la partita con quello che stiamo facendo – allora il mio lavoro è capire la situazione, gestirla il meglio possibile e continuare in questa maniera.”
Con i Blazers che hanno viaggiato con 20 o più di distacco sugli avversari per praticamente tutto il secondo tempo, non c’è stata alcuna necessità di entrare in modalità ‘Dame Time’. Lillard ha infatti trascorso la maggior parte del quarto quarto in panchina:
“Non ho avuto il bisogno di uscire allo scoperto e cercare di segnare 50 punti o avere una prestazione da eroe. La verità è che la nostra squadra ha lanciato un segnale importante: avevamo bisogno di fare una buona partita. Abbiamo difeso bene, la nostra comunicazione sul parquet era puntuale, la nostra esecuzione offensiva è stata positiva. Abbiamo fatto un grande lavoro.”
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