Jayson Williams
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Per capire perché Jayson Williams sia stato convocato ad un All-Star Game bisogna capire di che strano personaggio si tratti. Alcuni indizi (altri sono ascoltabili in questo podcast):
-Sostiene che Manute Bol, allo stesso tempo uno dei giocatori più alti e meno muscolosi ad aver calcato un parquet NBA, non abbia mai giocato una partita da sobrio, perché la dirigenza dei Sixers lo lasciava bere birra nella speranza di fargli guadagnare peso;
-Ha dichiarato di aver contemplato il suicidio nel suo anno da rookie dopo che un Larry Bird a fine carriera gli schiacciò in faccia;
-Prima delle Finals 2016, pensava che il problema maggiore dei Cavaliers fosse la mancanza di un vero leader, il che ci porta a 1) pensare se effettivamente abbia mai visto giocare LeBron James e 2) pensare a quanto deve essere stata bella la sua faccia dopo aver visto come sono andate a finire quelle Finals (ammesso che le abbia viste);
-Nel 2002, in una serata in cui ha alzato un po’ troppo il gomito, ha ucciso “per sbaglio” il suo autista dopo averlo invitato a casa sua e avergli mostrato la pistola, mentre ci stava giocando tenendola tra le mani. Williams provò a cancellare le prove e a far passare il tutto per un incidente con la pistola che apparentemente gli scivolò dalle mani, ma ciò non evitò l’iniziale condanna per omicidio preterintenzionale. Dopo un lungo processo, nel 2010 si dichiarò colpevole per aggressione aggravata, cavandosela con 5 anni di prigione.
Di aneddoti ce ne sarebbero molti altri e per raccoglierli tutti bisognerebbe scrivere un libro, ma per non rischiare di dilungarci troppo ci dobbiamo fermare qui. In ogni caso, con un curriculum aneddotico del genere, appare chiaro come anche un giocatore tutto sommato nella media (fra il 1990 e il 1996 non giocò mai più di 13 minuti a partita, non andando mai oltre i 4.8 punti di media), possa arrivare a giocarsi un All-Star Game se il pubblico considera iconico per un non precisato motivo un atleta (leggasi Zaza Pachulia alle votazioni di un paio d’anni fa). Il lungo dei Nets riuscì infatti a compiere l’impresa nel 1998 – presentandosi comunque con numeri di tutto rispetto, facendo registrare 12.9 punti e 13.6 rimbalzi a partita – solamente alla sua seconda stagione da titolare fisso. Proprio all’apice però, Williams decise di lasciare il basket, dopo essersi rotto la gamba in una partita dell’aprile 1999: quella stagione fu l’ultima della sua carriera, con le sue medie che scesero a 8 punti e 12 rimbalzi a serata. L’apparizione del 1998 fu così l’unica soddisfazione in una carriera trascorsa come semplice giocatore di rotazione.
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