Toni Kukoc nella notte si è presentato sul palco della Hall of Fame, accompagnato da Michael Jordan e Jerry Reinsdorf. La leggenda dei Chicago Bulls ha quindi voluto ringraziare tutte le sue squadre per il lungo percorso che l’ha portato fino ad oggi ad essere riconosciuto come un Hall of Famer:
“Per prima cosa voglio congratularmi con tutti coloro che stanno per essere introdotti con me stasera e ringraziare la European Hall of Fame per avermi scelto per la classe 2020-21. Mio padre è stato cruciale nel donarmi l’amore per lo sport. Vorrei raccontarvi una piccola storia su di lui. Era un grandissimo tifoso della squadra di calcio della nostra città, e casa mia era vicino alla scuola che frequentavo. Una volta, mentre ero lì a fare un esame, mio padre salì sul rooftop di casa e – dopo che la squadra di calcio aveva segnato – urlò “Toni! Siamo avanti 1-0!”. Dopo segnammo ancora, l’insegnante ovviamente aveva capito cosa stesse succedendo e, per impedire che distraesse l’intera classe, decise di mandarmi a casa. Grazie al cielo ho passato comunque quell’esame. Ma mio padre è fatto così.”
“Ho iniziato a fare sport a 8 anni, giocavo a ping pong e calcio, ma 15 anni scelsi il basket. La mia carriera è stata caratterizzata da due squadre e due città. La mia città di Spalato, in Croazia, e quella della mia squadra, Jugoplastika. E ovviamente Chicago, Illinois, ed i Chicago Bulls. Secondo me la città di Spalato è una delle più importanti del mondo per lo sport, ha prodotto tantissimi grandi atleti in diversi sport. Ringrazio i coach che mi hanno aiutato, insegnandomi i fondamentali del basket. Ho avuto la fortuna di avere tanti bravi allenatori, e due che hanno vinto tutto in Europa come Božidar Maljković e Željko Pavličević. Voglio ringraziare anche tutti i compagni che, da giovane, mi hanno spinto ogni giorno ad essere un migliore giocatore, una migliore persona e un miglior compagno di squadra. Dino Radja è il più famoso di loro, anche lui nella Hall of Fame, ma provo amore e rispetto per tutti loro.”
“Nella mia carriera ho giocato per due Paesi, Jugoslavia e Croazia, e ho avuto successo con entrambi. Ringrazio i coach che mi hanno allenato con le due Nazionali. […] Ovviamente ho giocato al fianco di compagni fenomenale, alcuni di loro sono già Hall of Famer come Drazen Petrovic, Dino Radja, Vlade Divac. Ma ce ne sono anche tanti altri. Inoltre vorrei ringraziare questa persona qui a fianco, Michael Jordan, e Scottie Pippen… per avermi preso a calci nel sedere alle Olimpiadi di Barcellona e per avermi motivato a lavorare ancora più duramente per diventare parte dei Chicago Bulls. La mia gratitudine va anche al qui presente Jerry Reinsdorf e al compianto Jerry Krause per avere insistito nel volermi portare a Chicago e aver creduto in me quando non era così comune che i giocatori americani atterrassero in NBA.”
“La città di Chicago e la sua gente hanno accolto benissimo me e la mia famiglia fin dai primi istanti. Voglio ringraziare i tifosi Bulls per il loro continuo supporto. Ho trascorso tre anni fantastici, vincendo tre titoli sotto la guida di due dei migliori allenatori della storia del gioco, Phil Jackson e Tex Winter, imparando e allenandomi insieme dai migliori giocatori e – ancora – Hall of Fame come Michael Jordan, Scottie Pippen e Dennis Rodman, ma anche tutti gli altri. Ho sempre detto che i nostri allenamenti di allora erano più duri di alcune partite che giocavamo. Ma voglio menzionare anche le altre squadre per le quali ho giocato. Benetton Treviso, Philadelphia 76ers, Atlanta Hawks e Milwaukee Bucks. Ho passato momenti bellissimi con queste squadre e le voglio ringraziare tutte. Ringrazio anche il mio agente, Luciano Capicchioni, e il suo staff. Ci sono tante persone che non ho menzionato oggi, ma che mi hanno aiutato lungo il percorso e per questo le voglio ringraziare. E a tutti i miei amici che sono qui oggi e rendono questa serata ancora più speciale: grazie per essere venuti. I miei ultimi ringraziamenti vanno ai miei genitori, mio papà Ante, mia mamma Radojka, e a mia sorella Sandra per i tanti sacrifici e il continuo amore e supporto. Ai miei figli, Marin e Stella, vi voglio bene e mi rendete orgoglioso ogni giorno. A mia moglie Renata, la mia dolce metà fin dal liceo: ci conosciamo da tanto tempo, eri al mio fianco fin dall’inizio, passato attraverso tutti i miei alti e i bassi, e abbiamo realizzato tutto questo insieme. Ti amo. Mi è sempre interessato di più il successo della squadra, anziché gli obiettivi individuali e ora che sono su questo palco posso dire che avevo ragione: sono incredibilmente onorato di entrare nella Hall of Fame dello sport più bello di tutti. Grazie a tutti.”