Ospite di MILLION DOLLAZ WORTH OF GAME, Carmelo Anthony ha ripercorso i suoi inizi di carriera NBA, più che travagliati anche per qualche incidente di percorso al di fuori dal parquet durante il suo periodo in high school. Queste le parole del neo giocatore dei Los Angeles Lakers:
“Mia madre viveva ancora nel quartiere quando sono approdato nella lega. Le ho detto: ‘Mamma, finalmente ci trasferiamo, lasceremo questo posto.’ Lei ha risposto: ‘No non me ne vado, non vado da nessuna parte, questo è il mio posto, questo è il nostro quartiere.’ Quindi ogni estate tornavo nel mio quartiere per mostrare la mia vicinanza al luogo. Poi, con l’età ho iniziato a sentire il senso di colpa nel averlo dovuto lasciare per seguire altri obiettivi. Ricordo che durante il Draft avevo 35 persone intorno a me, 15 delle quali oggi sono morte. Ho dovuto affrontare anche questa situazione che era qualcosa al di fuori del mondo del basket. Poi quando sono entrato in NBA, ho avuto qualche problema: non mi importava troppo della pallacanestro, ero appena approdato nella lega. Mi andava già bene così, mi andava bene aver stretto la mano a David Stern. Indossavo la maglia dei Nuggets, ero felice, non mi importava cosa sarebbe successo dopo. Sono rimasto a vivere in quel di Baltimora per i miei primi due anni in NBA. La gente non lo sa, ma David Stern aveva chiamato il mio agente dicendogli che doveva portarmi lontano da quel posto. A quel punto ho capito che dovevo davvero prendere sul serio il basket […] Dopo questa serie di cose, la narrativa dei media è diventata chiara: LeBron James era l’eroe della lega ed io – tra i due – il cattivo. Ma sono diventato il cattivo che piaceva. In strada la gente mi fermava, si congratulava con me.”