Miami Heat
Con l’aggiunta di Kyle Lowry questa offeseason è chiaro come i Miami Heat sono andati all-in per l’ennesimo assalto al titolo NBA. Dopo l’impresa sfiorata nella bolla di Orlando nel 2020, infatti, la scorsa stagione Jimmy Butler e compagni non sono riusciti a confermarsi sullo stesso livello, subendo un secco 4-0 contro i Bucks al primo turno di Playoff.
I protocolli Covid e i numerosi infortuni hanno infatti minato ogni velleità di titolo alla franchigia della Florida, questo nonostante l’ennesima ottima stagione dell’uomo franchigia Jimmy Butler (21.5 punti, 7,1 assist, 6.9 rimbalzi e 2.1 rubate di media) e la crescita di Bam Adebayo, anche lui arrivato a medie di tutto rispetto con 18.7 punti, 5.4 assist e 6.7 rimbalzi a serata.
Le fortune degli Heat passeranno necessariamente dalle prestazioni e dallo stato di salute della sua stella. Basti pensare che la scorsa stagione Miami ha avuto un record di 7-13 senza l’ex Bulls: numeri completamente diversi dal record di 29-19 con Butler in campo. Il solo Bam Adebayo la scorsa stagione non è infatti bastato. Le sue statistiche parlano di 19.3 punti e 9 rimbalzi a serata quando Butler non è sceso sul parquet nel 2020-21: solo 0.6 punti in più sono un bottino piuttosto magro.
Ecco allora che il front office ha deciso di operare la trade che ha portato Kyle Lowry a Miami, in cambio di Goran Dragic e Precious Achiuwa. Con la sua aggiunta gli Heat si sono potenziati, ma resta da capire quanto. A marzo compirà infatti 36 anni, e la scorsa stagione ha saltato quasi 25 partite, mancando per la prima volta la convocazione all’All-Star Game dal 2015. D’altro canto, le sue doti da tiratore (39.6% da tre l’anno scorso) e soprattutto di leadership non si discutono. Potrebbe essere quello che è stato Chris Paul per i Phoenix Suns nel 2020-21.
La mossa successiva è stata la presa di P.J Tucker, che potrà dare verticalità e fisicità alle rotazioni degli Heat, soprattutto per quanto riguarda la lotta rimbalzo, fattore determinante nello sweep contro i Bucks ai Playoff. Con la stessa logica è arrivato un altro giocatore esperto, ovvero Markieff Morris, che si aggiungerà alla batteria di lunghi di Miami.
Infine, è stato confermato il core dell’ultimo anno, che include Dewayne Dedmon, Max Strus, Udonis Haslem, Duncan Robinson, Tyler Herro e Victor Oladipo. La firma più interessante è probabilmente proprio quella dell’ex Pacers e Thunder.
L’infortunio al tendine nel 2019 ha trasformato un brillante futuro in un vero e proprio incubo per Oladipo. Dopo aver dimostrato di poter guidare una squadra ed essersi guadagnato due convocazioni all’All-Star Game, da quella terribile sera non ha mai giocato più di 36 partite in una singola stagione. Nel 2020-21 ha giocato solamente 4 partite con gli Heat prima di subire un altro infortunio che ha messo anzitempo la parola fine alla sua stagione, e il front office ha dunque scelto di offrirgli un anno di contratto a poco meno di 2.5 milioni di dollari. Un costo tutto sommato contenuto per un giocatore che, se dovesse ritrovare la condizione fisica, potrà sicuramente dare il suo contributo.
In conclusione, possiamo dire che gli Heat sembrano aver suonato la carica per tornare alle Finals NBA. Lowry è più determinato che mai, anche se un core composto da lui, Butler e Adebayo potrebbe non essere abbastanza per competere per i primissimi posti della Eastern Conference. Sicuramente la franchigia ha operato bene, colmando le lacune dello scorso anno, e ci si aspetta ancora molto dalla crescita di Duncan Robinson e Tyler Herro.
Per questi motivi, ci aspettiamo gli Heat in lotta per i vertici della Southeast Division e il terzo/quinto posto a Est insieme agli Atlanta Hawks e ai Philadelphia Sixers. La squadra è attrezzata per passare il primo turno di Playoff: da lì in poi, mai scommettere contro una squadra guidata da Jimmy Butler ed Erik Spoelstra.
