Siamo di fronte ad uno dei momenti più difficili all’interno della stagione dei Los Angeles Lakers. Partiti con bel altre aspettative, i gialloviola si ritrovano a lottare per i Playoff con un record di 16-18, appena dietro a Dallas Mavericks e Minnesota Timberwolves, entrambe ferme a 16-17. La cosa che fa riflettere, però, sono le cinque sconfitte di fila che i californiani hanno incassato in questo complicato mese di dicembre, nonostante un clamoroso LeBron James. L’unico che tenta di rimettere in sesto le cose.
Andiamo a fare una panoramica dei motivi che potrebbero aver complicato il cammino – sin qui – della compagine allenata da coach Frank Vogel. Una situazione che, in questa fase, sta sovvertendo le quote NBA d’inizio annata.
1. L’offensive Rating
Partiamo da un numero che riassume la stagione dei Lakers, ossia l’offensive rating: attualmente i californiani hanno un ORTG pari a 106.2 che è il 26 valore più basso del campionato. Solo Houston Rockets, Oklahoma City Thunder, Orlando Magic e Detroit Pistons hanno fatto peggio. È vero, i numeri non dicono tutto, ma basta andare a valutare anche il Net Rating per capire che i Lakers si ritrovano in 22esima posizione. Numeri insufficienti per affermare di poter essere – ad oggi – una reale contender. Per farvi capire chi fa peggio in termini di Net Rating, questa è la classifica:
22. Los Angeles Lakers: -2.2
23. Washington Wizards: -2.9
24. Portland Trail Blazers: -3.0
25. Sacramento Kings: -4.4
26. NOLA Pelicans: -4.8
27. Houston Rockets: -7.2
28. OKC Thunder: -7.7
29. Orlando Magic: -9.5
30. Detroit Pistons: -9.9
2. Le numerose assenze (e chimica da costruire)
Non può essere questo il solo parametro per valutare le difficoltà oggettive dei Lakers. La realtà dei fatti è che in questo ultimo mese, tutte le squadre stanno avendo problemi, specialmente con gli ingressi nel protocollo di salute e sicurezza da parte di tanti giocatore chiave delle franchigie impegnate. Ad inizio annata, poi, i californiani hanno dovuto fare i conti con diversi problemi fisici, tra cui quello di LeBron James (stiramento adduttore) che l’ha costretto ai box per un paio di settimane.
Questo a discapito di una chimica di squadra completamente da trovare, anche perché Frank Vogel non ha praticamente mai avuto il roster completo a disposizione. Tra coloro che non hanno mai saltato una partita troviamo solo Carmelo Anthony e Russell Westbrook (34 presenze), mentre Anthony Davis (27) e LeBron James (22) sono soltanto il quarto e il nono giocatore con più caps all’attivo tra le fila dei californiani.
3. Fattore Russell Westbrook
Non può essere un fattore negativo in senso stretto, ma la cabina di regia di Russell Westbrook per ora sembra non aver soddisfatto tifosi e addetti ai lavori. Chiaro, anche lui avrebbe bisogno di un periodo di assestamento in un ruolo sostanzialmente nuovo (da terzo violino), ma – ancora una volta – le numerose assenze hanno influito non poco nella sua ricerca di continuità. Per ora, RW sta viaggiando con una media di 19.6 punti, 7.9 rimbalzi e 8.1 assist – che dal punto di vista statistico non sono niente male. Il problema arriva dalle palle perse: 4.6 a partita. Un record interno.
4. Le palle perse
Parlando di palle perse, possiamo sostenere che i Los Angeles Lakers sono la seconda squadra che perde in media più palloni in tutta la NBA (15.4). Peggio fanno soltanto gli Houston Rockets (16.5), ma è anche vero che con i californiani troviamo i Golden State Warriors alla stessa quota. Tanto dipende dal numero di possessi offensivi della squadra. Ma i gialloviola, attualmente, non si ritrovano nella stessa condizione di gioco degli Warriors. La differenza è abissale.
5. L’età media
Anche in questo caso non possiamo direttamente imputare l’età media del roster di Jeanie Buss come un vero e proprio fattore. Nel complesso, però, i Lakers hanno cominciato la regular season con il roster con l’età media più alta: 30.9, 4 anni in più della media del campionato. I secondi, per età, sono i Miami Heat, con due anni in meno. Ossia 28.8.
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