L’emozione celata dietro la mascherina traspare nello sguardo. Klay Thompson si presenta a caldo per l’intervista on court davanti alle telecamere 941 giorni dopo l’ultima partita giocata in NBA. Il primo pensiero non può che essere questo:
“È bello essere da questa parte, aspettavo questo momento da tanto tempo. […] All’inizio ero nervoso. Sono grato dell’affetto ricevuto nel prepartita, poi c’è stato il video tributo. Una notte che non dimenticherò mai. Non ha tradito le attese e devo ringraziare i tifosi, tutto incredibile.”
Klay Thompson commenta le sue giocate
Anche al debutto stagionale, non manca una leggera autocritica, con il sorriso:
“Ci sono state quattro, cinque situazioni in cui avrei dovuto segnare, ma sono contento di poterlo dire qui dopo due anni duri. Questa partita è andata, ovviamente la vittoria è la cosa più importante. Non potevo sapere che avrei schiacciato in testa a qualcuno alla prima occasione, ho visto solo il ferro davanti. Viva me.”
Un’attesa lunga due anni
“Al secondo giro di cambi ho cominciato a percepire il contesto come una normale partita di pallacanestro. Sarà un grande anno e adoro il sapore della vittoria. Non posso dire che questo momento sia equivalente a un titolo, ma quasi, ci va dannatamente vicino. Sono contento di poter vedere il referto, le statistiche, tutto quanto. [All’annuncio dei quintetti] nella mia testa avevo solo un grande ‘Wow’”
Il giorno prima del debutto
Un weekend di relax per liberare la mente:
“Ieri ho passato la giornata in barca, sull’oceano, quando da lì vedo il Chase Center metto le cose in prospettiva. Ho dormito molto bene oggi ho cercato di stare lontano da internet e notifiche sul cellulare, ho portato fuori Rocco. Durante il riscaldamento nessuno era nervoso, nemmeno un rookie come Moses [Moody]. Mi sono detto che a quel punto non c’era motivo di esserlo. 18 tiri in 20’. Nulla è cambiato davvero.”
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