Banchero, Wembanyama e le superstar del futuro
di Federico Liuti
Solamente sei mesi fa, quando si parlava di Draft, il dibattito si concentrava su chi potesse essere la prima scelta: un mingherlino di 216 cm da Gonzaga o un italo-americano da Duke con un tiro limitato già a livello collegiale. A dicembre, la scelta dei Magic ricorda molto quella di trent’anni fa: un colosso – in quel caso da Louisiana State – che fin dalla sua prima partita nella lega, finì per cambiare il volto e le ambizioni della sua franchigia negli anni a venire. Nel 1992 si parlava del “diesel”, Shaquille O’Neal, nel 2022 si parla di Paolo Banchero: 21.9 punti, 6.9 rimbalzi e 4.0 assist, queste le sue medie fino ad ora. Una superstar in costruzione a tutti gli effetti, che, già al suo primo anno, potrebbe partecipare alla partita delle stelle il prossimo 19 febbraio.
Un neo-ventenne di 208 cm che dirige l’attacco della sua squadra, crea per gli altri dal palleggio e decide come e quando lasciare il segno sulla partita. Non dovrebbe essere qualcosa di normale da vedere, ma ormai, negli ultimi anni, un 23enne sloveno ha già significativamente cambiato la nostra concezione di cosa sia effettivamente possibile. Indipendentemente da quale sarà la sua scelta definitiva in termini di nazionale da rappresentare, quello che stupisce è la maturità e la consapevolezza già raggiunta da Paolo al suo primo anno tra i grandi.
Tra tutte le giocate da highlights già confezionate, la migliore rimane il suo sobrio completo indossato la notte del Draft.
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L’alieno in arrivo in una lega di unicorni
Victor Wembanyama. Questo il nome di chi, nei prossimi anni, potrebbe cambiare ulteriormente la nostra concezione di basket. Per la prima volta nella storia, la NBA ha deciso di trasmettere le partite di un ragazzo non ancora nella lega sulla sua app ufficiale. Un qualcosa di rivoluzionario, strategia di marketing studiata appositamente per un giocatore pionieristico, definito da LeBron James stesso “un alieno”.
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Gli unici dubbi che rimarranno molto probabilmente fino alla fine della sua carriera sono quelli concernenti la tenuta fisica: solo due giocatori alti come Victor sono entrati nella NBA Hall of Fame (Ralph Sampson e Yao Ming) e nessuno, di quelle dimensioni, è mai riuscito a stare lontano dagli infortuni durante tutta la parabola agonistica. Nonostante l’altezza sia un evidente vantaggio nel basket, in molti casi ha rappresentato un limite al potenziale infinito di diversi giocatori e, in alcuni, anche la ragione stessa per la quale hanno terminato prematuramente la loro carriera.
Wembanyama è stato descritto da vari scout NBA come il miglior prospetto della storia, non è un mistero che molte squadre accetterebbero senza esitazione l’incognita degli infortuni pur di avere in squadra un talento del genere. Un diciannovenne di 224 cm che difende come Gobert, tira come Durant e passa la palla come Arvidas Sabonis, non a caso definito dal freak per eccellenza – Giannis Antetokounmpo – come “un gran bel problema” per chi dovrà giocargli contro nei prossimi anni.
Scoot Henderson: il primo dei secondi
A volte nella vita ci si trova nel posto giusto al momento sbagliato, è questo il caso di Scoot Henderson. Talento ed esplosività pura condensati in 188 centimetri. Alla sua seconda stagione in G League, a soli 18 anni, sta tenendo medie spaventose: 21.2 punti, 5.8 assist, 4.5 rimbalzi con il 47% da tre – una percentuale incredibile se si pensa allo scarso 17% dello scorso anno -. Una point guard moderna, che sa fare tutto ad alto livello e con la dinamite nelle scarpe: il sogno proibito di ogni scout NBA.
Nella doppia sfida contro Wembanyama dello scorso ottobre, nonostante tutti gli occhi fossero puntati sull’oggetto francese non identificato, ha dimostrato ancora una volta che nel Draft 2023 c’è anche lui.
Purtroppo per Henderson, però, molto probabilmente chiunque dovesse trovarsi con la prima chiamata il prossimo 22 giugno, sceglierà il talento di Victor davanti a lui… prove ‘em wrong Scoot!
Amen e Ausar Thompson: i menecmi
Nonostante i top 2 prospetti del Draft 2023 siano, senza molti dubbi, i sopracitati, il resto della classe non è da meno. In questo momento, nel mock Draft di Draft Express i gemelli Thompson sono dati entrambi come top 10 per il prossimo 22 giugno: Amen alla numero 4 e Ausar alla numero 8. Il motivo di questa disparità è da ricercare nel loro stile di gioco: Amen è più un portatore di palla in grado di creare per i compagni, Ausar è un’ala moderna, eccellente in transizione, in difesa e nel concludere a canestro grazie al suo atletismo.
I due fratelli hanno giocato – e giocano tutt’ora – nella Overtime Elite League: una lega professionistica nata nel 2021, che ospita atleti dai 16 ai 20 anni e si disputa ad Atlanta. Basta vedere qualche highlights per capire il perché dell’entusiasmo che orbita attorno ai due.
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Il più interessante tra i due fratelli sembra essere proprio Amen Thompson: una point guard new age di oltre due metri in grado di fare praticamente tutto: trova spesso i compagni grazie alla sua straordinaria visione di gioco, sa creare dal palleggio e concludere a canestro senza problemi grazie alla sua incredibile esplosività. Condivide con il fratello una grande intensità difensiva ed eccellenti letture soprattutto dal lato debole. Un gran punto interrogativo rimane, invece, sulla sua capacità di tirare con efficacia da lontano: al momento sta tenendo uno scarsissimo 20.8% da dietro l’arco, simbolo di una meccanica di tiro non certo impeccabile.
Non ci resta che aspettare il 22 giugno per goderci l’ingresso di questi giovani fenomeni nella lega e vederli diventare le prossime superstar che ci faranno saltare dal divano alle 4 di notte.