Lo stile di Allen Iverson dentro e fuori dal campo è unico e ha segnato per sempre la storia della NBA. Nonostante il suo fisico gracile e la sua “piccola stazza” si è fatto un nome nella Lega, fino a diventare MVP. In un’intervista rilasciata alla rivista GQ, The Answer ha parlato della sua principale fonte di ispirazione: Michael Jordan. L’origine del suo stile di gioco:
“Ho imparato da Mike. L’ho sempre considerato un supereroe. Era il mio idolo. Quest’uomo era il mio eroe. Ricordo di aver pianto quando i Pistons lo hanno battuto ai Playoff. Mia madre aveva una TV su un cassettone e io mi sedevo vicinissimo allo schermo per vederlo meglio [si mette una mano sulla faccia], capisci cosa intendo? Mia mamma mi diceva: “Fai un passo indietro prima di diventare cieco!” Ecco quanto lo amavo. Volevo essere così vicino a lui. Mi ha dato la visione di essere un giocatore di basket.”
“Volevo che le persone mi guardassero come lui. Volevo essere temuto come lui. Volevo essere popolare come lui. Volevo essere in situazioni di gioco come lui. Volevo dominare come lui. Volevo essere il ragazzo che entra in campo e spazza via tutti, non importa chi è l’avversario.”
NBA, Allen Iverson: tra il primo incontro con Jordan e dove ha imparato il crossover
E nei suoi primi giorni in NBA, Allen racconta di quando ha incrociato la strada con MJ… non è andata benissimo:
“C’è stato un momento doloroso durante il mio anno da rookie. Stavamo giocando contro i Bulls e ricordo Jerry Stackhouse che lottava con Mike e Scottie Pippen. Ero sulla linea del tiro libero. Non ho nemmeno preso parte al piccolo alterco verbale. E Scottie ha detto qualcosa del tipo: ‘Se non rispetti nessuno, rispetterai noi…’ Io, 21 anni, giovane e fiducioso, tutto quello che ho detto è stato: ‘Non rispetteremo nessuno’. Da fuori hanno ingigantito la situazione dicendo che io non rispettavo Michael Jordan. È stata costruita una narrativa strana intorno a me.”
Ma dopo aver preso ispirazione da Michael Jordan, AI ha creato il suo percorso netto, nella lega:
“Ho cercato di inserire tutti i miei giocatori preferiti in uno solo. Volevo saltare come Mike, passare come Magic, essere veloce come Isiah, tirare come Bird, andare a rimbalzo come Barkley, essere dominante come Shaq. Il crossover l’ho imparato da un’altra persona al college. Stavo giocando con un ragazzo di New York, Dean Berry. Era un walk-on (giocatore che non è stato reclutato dall’Università, non ha una borsa di studio), non aveva nemmeno il suo nome sul retro della divisa. Ma era veloce e aveva questo crossover pazzesco.”
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