21. AJ Griffin (↓ 9)
Il nostro caro AJ crolla nettamente questo mese, uscendo addirittura dalla Top-20. Il motivo è presto detto: tra febbraio e marzo ha perso continuità dalla lunga distanza, caratteristica che lo aveva contraddistinto a inizio regular season. Le percentuali sono infatti crollate al 26% dopo l’All-Star break (contro il 40% della prima parte di stagione), condizionandone il suo minutaggio (13 minuti a serata nelle ultime 10 uscite, contro gli oltre 20 nel mese precedente alla pausa).
Non solo, perché a diminuire è stato anche il suo impiego, venendo addirittura messo fuori rotazione a inizio marzo per una manciata di partite. Insomma, serve ritrovare un po’ di forma. Le ultime tre uscite in doppia cifra fanno ben sperare: lo aspettiamo nuovamente tra i primi 15 nomi il prossimo mese.
22. Max Christie (↓ 2)
Non brilla, anzi, da metà febbraio vede a malapena il campo: tre gettoni presenza per un totale di 9′ sul parquet. Se evita il crollo verticale è anche e soprattutto grazie alla buona parola di Magic Johnson, che da ex Spartans, come lui, ne ha di fatto benedetto il percorso di crescita. Ecco le dichiarazioni di qualche settimana fa:
“Sono rimasto davvero impressionato dal suo approccio e dalla sua etica del lavoro. Tra un anno o due sarà qualcosa di speciale perché ha un elevato quoziente cestistico è stato allenato alla grande da coach Izzo e si allena quotidianamente con LeBron ed Anthony Davis […] Sta assorbendo tutto.”
Basterà per tornare prossimamente tra i primi venti della Draft Class?
23. Dyson Daniels (↓ 4)
Scende il giocatore dei Pelicans, e dopotutto non poteva essere diversamente: l’infortunio alla caviglia lo ha tenuto lontano dai parquet per 11 partite. Rientrato a inizio marzo, nelle ultime 10 uscite ha dimostrato di essere ancora molto lontano dalla condizione ideale: tira con il 25% dal campo e solamente il 14% dalla lunga distanza.
Per un giocatore che già prima non segnava nemmeno a pregarlo (solo 3 punti di media da inizio 2023 in oltre 17 minuti a serata), la situazione si sta facendo davvero critica, soprattutto ora che anche l’apporto difensivo inizia a scricchiolare: 112 di defensive rating nelle ultime 10 uscite, contro il 107,8 precedente.
24. TyTy Washington (NE)
Aveva fatto capolino in coda alla nostra Ladder già in occasione dell’episodio 3, ora ci torna qualche posizione più su. Complici le assenze dei due titolari, Kevin Porter Jr. e Jalen Green, l’ex Kentucky ha infatti debuttato nel quintetto base il 25 febbraio scorso contro gli Warriors campioni NBA in carica con 15 punti, quattro assist, due rimbalzi e altrettante palle rubate, in 33’. Ha già assimilato alcuni segreti del ruolo di point guard d’alto livello non disdegnando, almeno a parole, i panni di guida vocale sul parquet
‘Spingere in transizione, portare la palla e far sentire la mia voce erano i punti su cui porre attenzione nella metà campo offensiva. Quando allo shootaround mattutino ho visto il mio nome accanto ai titolari ho pensato ‘Wow’. Tutti sognano quel momento, sono contento di averlo portato a compimento.”
È andato in doppia cifra per punti segnati in un altro paio di partite – contro Blazers (10) e Nuggets (12) – poi quasi nulla per le successive quattro uscite. Appena cinque punti nel derby texano contro San Antonio, senza dimenticare che entrambe le squadre sono ormai aritmeticamente fuori dalla corsa Playoff. Fatto non secondario.
25. Caleb Houstan ( ↑ 3)
Gli amanti delle statistiche avanzate troverebbero qui più di un’argomentazione per penalizzarlo e spingerlo più in basso nella classifica. La poco gloriosa 25ª posizione ci sembra tuttavia sufficiente a sottolinearne i limiti. Nelle ultime tre occasioni in cui è andato a referto in NBA (3-7 marzo) lo ha fatto segnando una tripla. Si riscatta, in parte, per essere riuscito a metterne a bersaglio cinque in una sola gara lo scorso fine settimana sebbene nella G League (17 punti con 5-10 oltre l’arco).
26.Patrick Baldwin (↑ 1)
Non è facile trovare continuità facendo avanti e indietro dalla G League, ma Patrick Baldwin Jr. mette a referto un paio di prestazioni di 11 punti in back-to-back subito dopo l’All-Star break, e per questo guadagna una posizione. A testimonianza di come il riposo possa giovare allo spirito e al corpo di tutti noi, compresi i nostri giovani rookie.
27. Kennedy Chandler (↑ 2)
Sale più per demeriti altrui e non lascia il segno, per il semplice fatto che continua a giocare davvero poco. Sei apparizioni in NBA dalla pausa All-Star ad oggi, una ventina di minuti poco più sul parquet, sette punti complessivi. Nel mezzo tanta G League. Papà Kylan ha preso il posto di Tee Morant tra gli spettatori al FedEx Forum, ma non sembra bastare.
28. Christian Koloko (↓ 5)
Scegliere tra le ultime posizioni è stato davvero difficile: tra lui, Jake LaRavia e MarJon Beauchamp non sappiamo chi ha visto meno il campo. Alla fine, abbiamo deciso di eleggere Christian Koloko come il primo degli ultimi perché un minimo di parquet lo ha assaggiato, a differenza degli altri due: dopo la pausa dell’All-Star Game ha giocato una mezz’oretta complessiva spalmata in quattro presenze, senza tuttavia lasciare il segno. In caduta libera.
29. Jake LaRavia (↓ 4)
Non arriva ultimo solamente perché chi c’è dopo di lui ha fatto ancora peggio dei suoi 3 punti complessivi dal 23 febbraio a oggi.
30. MarJon Beauchamp (↓ 4)
Dopo l’All-Star Game è sceso in campo in quattro occasioni, per un totale di 14 minuti scarsi: 0 punti, 0 rimbalzi, 0 assist, 0 rubate, insomma niente di niente. Ultimo posto della Ladder più che meritato.