Il Draft NBA, lo sappiamo bene, talvolta regala sorprese molto amare per chi si ritrova a scegliere per prima. In diverse occasioni il vantaggio di poter selezionare con tutta calma la tua prossima stella si può trasformare improvvisamente in un incubo. È il caso dei Washington Wizards di Michael Jordan quando decisero di dare una chance a Kwame Brown o dei Portland Trail Blazers quando – con tutta la nostra comprensione – pensarono di avere in Greg Oden il prossimo centro dominante della lega. Ebbene, sappiate che esistono altre prime scelte peggiori di quelle appena citate. E The Athletic le ha messe in rigoroso ordine.
10. Pervis Ellison, Louisville, Sacramento Kings, 1989
Riconoscimenti: Most Improved Player
Scelte di rilievo nello stesso Draft: Glen Rice (4), Tim Hardaway (14), Shawn Kemp (17), Vlade Divac (26), Clifford Robinson (36)
Sacramento non si è ritrovata spesso a poter scegliere per prima durante i vari Draft NBA e quando l’ha fatto, ha completamente errato. È il caso di Pervis Ellison, prima scelta in arrivo da Louisville. In una classe Draft con diversi nomi davvero interessanti, i californiani decisero di affidare le sorti della loro franchigia all’ex centro. Dopo solo un anno – chiuso a circa 8 punti di media – i Kings decisero di liberarsi di “Out of Service Pervis” (questo il suo simpatico soprannome coniatogli da Danny Ainge, ndr) e spedirlo a Washington. Nella capitale, il buon Pervis ha trascorso i suoi anni migliori viaggiando a 16.2 punti e 9.8 rimbalzi di media in quattro stagioni conquistando un bel Most Improved Player nel 1992. Poi più nulla. Una attenuante del caso per lui: soffriva di problemi alle ginocchia che ne hanno verosimilmente limitato il potenziale.
9. Fred Hetzel, Davidson, San Francisco Warriors, 1965
Riconoscimenti: All-Rookie
Scelte di rilievo nello stesso Draft: Rick Barry (2), Billy Cunningham (5), Dick Van Arsdale (10), Tom Van Arsdale (11), Bob Love (33)
Che dire di Fred Hetzel, scelto in prima posizione dagli Warriors nel 1965? Il primo anno di Fred in California è stato sotto le aspettative: solo 6.8 punti di media a partita (anche se in 12 minuti) con il 39% dal campo. Al suo terzo anno nella NBA, Fred ha alzato le sue cifre in maniera considerevole raggiungendo una discreta produzione di 19 punti a partita. Poi, come Pervis, sono arrivati gli infortuni a limitare la sua mobilità. Dopo sole 6 stagioni carriera, Fred decise di ritirarsi all’età di 28 anni.
8. Rodney “Hot Rod” Hundley, West Virginia, Cincinnati Royals, 1957
Riconoscimenti: All-Star (2x)
Scelte di rilievo nello stesso Draft: Sam Jones (8)
Destino sostanzialmente simile anche per Rodney Hundley ritiratosi dal gioco a soli 28 anni. Ha giocato per sei anni con i Lakers – tre con i Minneapolis Lakers e tre dopo la loro migrazione a Los Angeles. Ha raggiunto, in un paio di stagioni, una media punti a doppia cifra, ma anche Hundley è stato costretto ad alzare bandiera bianca dopo aver riscontrato più di un problema alle sue ginocchia di cristallo. Successivamente divenne uno dei commentatori tecnici televisivi più ammirati nella storia della NBA.
7. Art Heyman, Duke, New York Knicks, 1963
Riconoscimenti: All-Rookie
Scelte di rilievo nello stesso Draft: Nate Thurmond (3), Gus Johnson (10)
Quella di Art Heyman è la classica storia di colui che poteva essere ma non è stato. Eppure durante la sua stagione da rookie, il buon Heyman aveva viaggiato con una media di 15.4 punti, 4.0 rimbalzi e 3.4 assist per partita con i New York Knicks. Sembrava potersi prendere il resto della Lega in qualche anno. Invece, alla fine del suo secondo anno venne fuori in maniera decisamente marcata il suo brutto carattere, tanto che i Knicks decisero di escluderlo dalle rotazioni. La franchigia newyorchese decise quindi di privarsi del giocatore spedendolo altrove: via a San Francisco, per poi passare a Filadelfia nella sua terza stagione… e quindi fuori dal basket nel 1966. Nel 1967 si unì all’ABA e giocò altre tre stagioni prima di ritirarsi nel 1970.
6. Bill McGill, University of Utah, Chicago Zephyrs, 1962
Riconoscimenti: Nessuno
Scelte di rilievo nello stesso Draft: John Havlicek (8), Chet Walker (12), Don Nelson (17)
Bill McGill ha giocato per quattro squadre in tre stagioni NBA prima di cambiare destinazione scegliendo la NABL per poi finire in ABA. Complessivamente, McGill ha giocato per 10 squadre, in 3 leghe diverse, in soli otto anni. Non proprio uno di quegli atleti indimenticabili.
5. Dick Ricketts, Duquesne, St. Louis Hawks, 1955
Riconoscimenti: Nessuno
Scelte di rilievo nello stesso Draft: Maurice Stokes (2), Jack Twyman (8)
Dick Ricketts ha giocato solo tre anni nella NBA mentre divideva il suo tempo tra il basket professionistico e il baseball come giocatore professionista. Alla fine ha abbandonato il basket per concentrarsi sul baseball a tempo pieno. Nelle sue tre annate nella Lega, Ricketts ha viaggiato con 9.3 punti + 6.3 rimbalzi di media ad allacciata di scarpe e un discutibile 32.8% dal campo. Forse è stato meglio così.
4. Mark Workman, West Virginia, Milwaukee Hawks, 1952
Riconoscimenti: Nessuno
Scelte di rilievo nello stesso Draft: Clyde Lovellete (9)
Nemmeno il tempo di approdare nella NBA che per Mark Workman è arrivata la fine della sua carriera. Nel complesso Workman ha giocato per gli Harlem Globetrotters più di quanto abbia giocato nella lega. Detto questo, venne selezionato alla numero 1 dai Milwaukee Hawks con cui giocò solo 5 partite a 2.2 punti di media prima di finire ai Philadelphia Warriors con cui arrivò al suo massimo in carriera, ossia 5.3 punti prodotti ad allacciata di scarpe. La sua carriera in NBA si chiuse l’anno successivo dopo 14 inoperose presenze ai Baltimora Bullets. A posto così.
3. LaRue Martin, Loyola Chicago, Portland Trail Blazers, 1972
Riconoscimenti: Nessuno
Scelte di rilievo nello stesso Draft: Bob McAdoo (2), Paul Westphal (10), Julius Erving (12)
Ed eccolo qui, LaRue Martin. Si è discusso tanto dell’ex giocatore dei Portland Trail Blazers in una classe Draft che presentava anche Bob McAdoo e Julius Erving. La franchigia dell’Oregon, ai tempi, vide in Martin un giocatore chiave. Talmente importante che LaRue venne scambiato dopo 4 stagioni e impacchettato verso i Seattle SuperSonics, i quali lo misero a loro volta alla prova: non avrebbe mai più giocato, tagliato da Seattle prima della stagione. Fortunatamente per lui, Martin ha trovato fortuna fuori dal parquet e attualmente siede all’interno del consiglio di amministrazione della National Basketball Retired Players Association.
2. Gene Melchiorre, Bradley, Baltimore Bullets, 1951
Riconoscimenti: Bannato a vita dalla NBA
Scelte di rilievo nello stesso Draft: Mel Hutchins (2)
Gene Melchiorre, classico cognome d’origine italiana, non è assolutamente nelle memorie dei tifosi NBA, ma la sua storia vale comunque la pena di essere raccontata. Scelto alla numero 1 dai Bullets nel Draft del 1951, Gene venne bannato dalla Lega dopo soli due mesi di permanenza a Baltimore. Per quale motivo? Venne arrestato in seguito allo scandalo che vide Melchiorre coinvolto in alcune partite truccate da 32 giocatori e 7 scuole ai tempi del college. Melchiorre e quattro compagni della sua squadra, ammisero di aver accettato tangenti per mantenere bassi i punteggi contro St. Joseph e Oregon State University dichiarandosi colpevole del reato di fronte ad un tribunale di New York. La sua condanna penale venne poi sospesa, ma la NBA decise di bandire tutti i giocatori coinvolti tra cui lo stesso Gene.
1. Anthony Bennett, UNLV, Cleveland Cavaliers, 2013
Riconoscimenti: Nessuno
Scelte di rilievo nello stesso Draft: Victor Oladipo (2), CJ McCollum (10), Steven Adams (12), Giannis Antetokounmpo (15), Rudy Gobert (27)
I nomi interessanti usciti dalla classe Draft del 2013 li potete notare qui sopra e tornando indietro, sarebbe una follia solo pensare di scegliere qualcuno prima di Giannis Antetokounmpo. Ebbene, i Cleveland Cavaliers (in realtà anche le altre 13 squadre, ndr) decisero di non dare una chance al greco per puntare tutto quello che avevano su un canadese poco conosciuto: Anthony Bennett. La scelta dei Cavs stupì un po’ tutti, poiché il nome di Bennett era una sorpresa per diverse franchigie NBA i quali non lo avevano mai sentito nominare, né tenuto in considerazione durante la Combine. E adesso si capisce anche il perché: l’ala è sopravvissuta nella lega solo 4 anni – e sono già abbastanza – in gironzola tra Cleveland, Minnesota, Toronto e Brooklyn. Non gioca una partita in NBA dal 2017. E, ancora una volta, è assolutamente meglio così. Per tutti.
E Bargnani? The Athletic ha deciso di classificare l’italiano in 18esima posizione.