Paolo Banchero ha parlato ancora una volta dei suoi trascorsi in Italia e stavolta l’ha fatto all’interno degli studi di Sky Sport. Durante il talk condotto da Federica Masolin – e in occasione del compleanno della Casa dello Sport – Banchero ha chiarito prima di tutto le origini italiane della sua famiglia. Queste le sue parole a riguardo:
“È la prima volta che vengo in Italia. Tutti sanno che parte della mia famiglia proviene da questo Paese e io ho sempre sognato di visitarlo. Essere qui è davvero speciale per me. La mia famiglia arriva dal Nord Italia, da Genova, e mio padre mi ha sempre parlato delle mie origini. Il mio nome negli Stati Uniti è unico. Crescendo mi sono accorto che nessuno si chiamava come me. Ero curioso, volevo sapere perché mi chiamassi così, per questo mio padre mi ha raccontato delle mie origini, di quel ramo di famiglia che avevo in Italia e di cosa ne era stato. Da quel momento mi ha sempre intrigato l’idea di venire qui e saperne di più.”
Perché è diventato un cestista? Semplicemente per l’influenza dei suoi genitori, specialmente di sua madre:
“Mia madre mi ha sempre ispirato molto. Era un’allenatrice di basket, e da quando sono nato fino a quando avevo 13, 14 anni ha sempre continuato ad allenare. Da ragazzino ogni giorno andavo in palestra con lei, così che potesse tenermi sott’occhio: mi portava agli allenamenti, mi permetteva di stare in giro e vedere come allenava la squadra. È sempre stata severa con me e mi ha insegnato molte cose sia sul basket che sulla vita. Al tempo non è stato facile, io ero solo un ragazzino e vedevo mia madre essere molto dura con me; ma quando diventi più grande e ti guardi indietro realizzi che molti di quegli insegnamenti di allora mi sono utili ancora oggi e per questo non posso che esserle eternamente grato. Nel basket è stata sicuramente la fonte d’ispirazione più importante per me.”
C’è tempo anche per l’amore di un altro sport oltre al basket, ossia per il football americano. Banchero è cresciuto così:
“Il football americano è stato il mio primo grande amore, anche se sono cresciuto giocando a basket. Mio padre giocava a football. Quando ho cominciato, da subito ero abbastanza bravo, mentre ho dovuto lavorare molto di più per migliorare nel basket. Su un campo da football tutto mi riusciva più naturale. È stato il mio primo amore, sono cresciuto amandolo, giocandoci con i miei amici, guardandolo in tv. Ancora adesso lo seguo spesso. Quando sono arrivato al liceo però ho iniziato a crescere molto e dopo il mio primo anno ho dovuto smettere perché ho raggiunto i 2.03 metri: stavo iniziando a giocare a basket in maniera più seria, e quando arrivi a una certa altezza diventa difficile stare su un campo da football. Così, grazie al basket, ho iniziato a partecipare a diversi campionati nazionali in tutta America e ho iniziato a costruire una certa notorietà. Sono stato reclutato da parecchie scuole e questo mi ha dimostrato che il mio sogno non era poi così lontano. La gente ha iniziato a dirmi che avevo una chance di andare in NBA e quando mi son convinto che quella opportunità c’era allora ho scelto di crederci fino in fondo, e lavorare il più duramente possibile per arrivare dove sono adesso.”
C’è tempo anche di parlare di Rookie of The Year e di futuro in NBA. Banchero ha già fissato quelli che potrebbero essere i suoi obiettivi:
“Di sicuro il nostro obiettivo è giocare i playoff. Questo è l’obiettivo numero uno di tutti, in squadra, giocatori e allenatori tutti vogliamo raggiungere questo traguardo. Personalmente voglio diventare anche un All-Star, l’anno prossimo. Quest’anno a inizio stagione stavo giocando ad altissimo livello, poi ho incontrato qualche ostacolo, gli infortuni mi hanno rallentato un po’, ma sono convinto che la prossima stagione potrò giocare a livelli da All-Star.”
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