Una tenelovela iniziata settimane fa e che ancora non sembra vicina a nessuna forma di risoluzione. James Harden e Philadelphia, il Barba e il famoso Process. Una storia d’amore legata fragilmente da milioni di dollari e da una voglia di vincere che dopo un anno e mezzo è già svanita. E da qui nasce il seme della richiesta di trade, la ennesima degli ultimi anni, da parte dell’ex MVP.
Nella trasmissione NBA Today di ESPN, l’argomento è stato nuovamente toccato. La domanda rivolta all’opinionista Kendrick Perkins era chiara e secca: quale delle due parti (Harden o Phila) ha più fretta di risolvere la situazione di stallo prima del training camp?
L’ex Boston Celtics ha risposto in maniera duplice. Prima esaminando il caso dal punto di vista della franchigia.
“Da una parte Philadelphia, se non risolve la faccenda in fretta e in modo soddisfacente, potrebbe doversi trovare a fare i conti con una situazione ancora più grave. E cioè una richiesta di cessione anche da parte di Joel Embiid. Non solo per la situazione Harden, ma per tutta la gestione degli ultimi anni”.
Dall’altra, però, per Perkins è evidente la posizione di svantaggio in cui sta navigando il Barba.
“Harden in questo braccio di ferro non ha nemmeno un vasino dove fare la pipì e una finestra da cui buttarla (non ha armi valide, ndr). Perché si sta giocando la sua carriera, non è più il James Harden di Houston. Ora Philadelphia è in totale controllo. Se Harden vuole che la sua carriera si prolunghi, deve dimostrare che sa fare il suo lavoro con la giusta mentalità. E questo vale a maggior ragione se vuole essere pagato quanto crede di valere. Con tutte le limitazioni del nuovo CBA (Collective Bargaining Agreement), e le multe a cui sarebbe sottoposto in caso di assenza forzata, Harden ha il coltello dalla parte della lama”.
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