Dirompente. Non esiste termine più adatto a descrivere l’arrivo di Mat Ishbia a Phoenix e all’interno del Board of Governors NBA. La trade per Kevin Durant alla scorsa Deadline, imbastita poche ore dopo l’ufficialità del passaggio di quote, era evidentemente solo un antipasto. Da febbraio a oggi Phoenix ha partecipato a tutti i movimenti più rilevanti nel mercato NBA: Chris Paul è stato tagliato, una mossa che ha fatto da apripista alla trade con al centro Bradley Beal; DeAndre Ayton è finito a Portland nell’ambito della trade a tre che ha spinto Lillard verso Milwaukee. Bucks e Suns, giova ricordarlo, due anni fa si giocavano il titolo NBA.
La rivoluzione sportiva trasversale impostata dal management in Arizona ha pochi eguali e vanifica il tentativo di ricomporre quantomeno una parvenza di preview stagionale. Si riparte dalla Gara 6 persa contro Denver nella serie di secondo turno Playoff nella Western Conference, ma gli interpreti sono cambiati quasi in toto, tra campo – 12 volti nuovi su 15, uniche eccezioni Devin Booker, Kevin Durant, Josh Okogie – e panchina. Pagina bianca per Frank Vogel, che succede a Monty Williams dopo un quadriennio che ha visto i Suns tornare protagonisti a Ovest (63% di vittorie, 64 successi nella sola stagione 2021-2022). La squadra, trainata dai Big Three Beal, Booker, Durant, è tutta da assemblare. Se da un lato il cambio di casacca ha certamente rinvigorito l’ex Wizards, qualche perplessità in più la desta il pacchetto ottenuto dai Suns in cambio dell’ex prima scelta assoluta al Draft DeAndre Ayton. Difficile pensare che Jusuf Nurkic, specialmente dopo stagioni segnate da gravi infortuni, possa rappresentare un argine valido allo strapotere tecnico ancor prima che fisico di Nikola Jokic, spina nel fianco della difesa Suns in occasione della postseason. L’obiettivo-obbligo titolo pone già la squadra a un bivio: il front office ha dimostrato ampiamente di non temere drastici cambi di rotta.