Allen Iverson è un autentica icona della NBA al volgere del Nuovo Millennio. Le sue gesta sui parquet NBA, che ebbero il culmine cestistico alle Finals pur perse nel 2001 con la maglia dei Sixers hanno fatto innamorare milioni di appassionati in tutto il mondo. Il nome di AI è indissolubilmente legato a Philadelphia, ma nonostante un progressivo riavvicinamento le parti sono distanti dall’aver trovato un equilibrio.
Iverson “chiama” i Sixers; attende ‘The Answer’
Quest’incompiutezza fa soffrire Iverson, che nella recente puntata di Headliners, con Rachel Nichols, ha messo a paragone la propria figura, pur ingombrante, con quella di altri colleghi simbolo nelle varie franchigie (Tim Duncan agli Spurs, ad esempio). Da ciò è emersa una constatazione piuttosto amara dello stato delle cose:
“Il mio ruolo lì [a Philadelphia] non è nemmeno vicino a come dovrebbe essere. Adoro Philadelphia e quell’organizzazione per tutto ciò che hanno fatto per me, mi hanno reso famoso. Al di là di ciò che ho fatto per loro quando giocavo, voglio restituire più di quanto non sia riuscito a dare. Il mio ruolo comprenderebbe ovviamente più aspetti: parlare ai giocatori di ciò che sta succedendo, esserci se hanno bisogno di scambiare due parole con me su qualsiasi cosa. Voglio poter dare loro ogni consiglio possibile. Tutto ciò che posso fare come Allen Iverson, voglio farlo. Mi emoziona parlare di questo perché […] guardo ad altre squadre e vedo ex giocatori che bazzicano ancora nell’ambiente. Con tutto quello che so da esperto di pallacanestro [vissuta], usatemi.”
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