11. Amen Thompson (↑ 11)
Secondo Rockets in classifica, protagonista di un altro balzo in avanti significativo. Ora in quintetto, è l’unico giocatore titolare, non centro di ruolo, a viaggiare con una media di 12 o più rimbalzi a partita.
Difensivamente sta facendo vedere le cose migliori, abbinando l’eccezionale e noto atletismo con istinti e letture di livello. In questo senso la partita contro i Knicks – dove per la prima volta ha guidato la squadra minuti quanto a minuti giocati (38) – è un vero manifesto. Appena otto punti a referto, ma con l’80% al tiro e accompagnati da 13 rimbalzi, cinque assist e altrettante palle recuperate: una stat-line che un rookie non metteva assieme da oltre 40 anni.
La connection con Alperen “Thompson” Sengun, come l’ha ribattezzato lui stesso, fa sognare i tifosi. E Houston tiene a portata i Play-in.
12. Jordan Hawkins (↓ 5)
Il giovanissimo di New Orleans è sceso molto rispetto all’ultima ladder. Basse percentuali e pochi minuti in campo hanno caratterizzato finora il suo mese di febbraio.
Qualche lampo del suo talento l’abbiamo intravisto nel suo primo Rising Star Game in cui ha chiuso con 12 punti, sei rimbalzi e quattro assist, mentre con i Pelicans davvero poco o nulla nell’ultimo periodo.
13. Cason Wallace (↓ 2)
Si mantiene nella metà alta di classifica nonostante i numeri poco appariscenti possano penalizzarlo. Lo sostengono i risultati di squadra ma non soltanto. È nella cinquina di giocatori che nell’ultimo mese ha viaggiato su % da 50/40/90. Ha perso una sfida sui tiri da centrocampo con Podziemski nell’ allenamento pre-Rising Stars Game, raccogliendo i complimenti di Van Gundy.
La presentazione forse non lo rispecchia appieno, ma per noi il suo valore è chiaro.
14. Ausar Thompson (↓ 2)
Ad inizio anno avevamo detto che sarebbe potuto essere comodamente il terzo nella corsa al Rookie Of The Year, mentre dopo soli tre mesi è addirittura fuori dalla top 10. Un’involuzione analoga a quella dei Detroit Pistons, che non sembrano poi così migliorati nemmeno nelle ultime settimane. Il potenziale – soprattutto nella metà campo difensiva – rimane enorme e probabilmente per vedere il vero Ausar Thompson dovremmo aspettare almeno il prossimo anno.
15. Derek Lively II (↓ 10)
Continua a non deludere quando mette piede in campo ma nell’ultimo mese è stato quasi sempre fuori. La presenza di Daniel Gafford – arrivato a poche ore dalla chiusura della Trade Deadline – probabilmente lo costringerà a vedere il campo ancora meno, soprattutto ai Playoff. I Mavericks dovranno decidere se puntare al Titolo con un giocatore più esperto come Gafford o dare fiducia ad un rookie di grande prospettiva come l’ex Duke.
16. Bilal Coulibaly (↓ 1)
Male Bilal nell’ultimo mese: meno di otto punti di media con il 32% dal campo e il 25% da tre in più di 29 minuti sul parquet. Difficile fare meglio in una squadra completamente allo sbando come Washington, che al momento è a quota 10 sconfitte su 10 nel mese di febbraio.
17. Toumani Camara (↓ 2)
Rimane al suo posto con dichiarazioni misurate anche a mezzo stampa, dimostrando anzitutto maturità. Non avanza pretese di minutaggio, concentrandosi sui miglioramenti a livello personale e di squadra.
“Ogni volta che colgo un aspetto da migliorare lo annoto su un foglio che servirà da base di partenza per stabilire un piano di allenamento per l’estate prossima.”
È l’approccio vincente.
18. Marcus Sasser (↑ 11)
Il ritorno di Cade Cunningham non ha tolto eccessivo spazio a Marcus Sasser. Anzi, rispetto alla scorsa rookie ladder, la guardia ex Houston ha visto aumentare i minuti giocati fino a 20 di media. Il rendimento è migliorato di conseguenza: 10.6 punti (47.4% dal campo e 42% da tre), 1.5 rimbalzi e 4.5 assist. Sprazzi di quel Marcus che a inizio stagione – scusate per la battuta – ci aveva fatto rimanere di Sasser.
19. Gradey Dick (NE)
Ne apprezziamo il già citato podcast, ma l’attesa di qualche traccia significativa stava iniziando a dilaniarci. La volata pre-All-Star ha ridato vigore alle sue convinzioni, rifonzandone lo spirito al pari del fisico. Notevole il salto avanti quanto a percentuale dall’arco, che nel bene o nel male ne traccia il profilo tecnico. Giocatore in fieri, i cui progressi meritano una sottolineatura. Lo esplicita, meglio di chiunque altro, coach Darko Rajakovic: “Quando è arrivato sembrava avere 16 anni, ora pare ne abbia 17 e ½.”
20. Trayce Jackson Davis (↓ 12)
Poco da segnalare anche per lui nell’ultimo mese. Il ritorno in campo di Draymond Green l’ha spinto negli ultimi posti della rotazione di Steve Kerr e con una squadra che punta la qualificazione ai Play-In ci sarà poco spazio per un giocatore da far crescere da qui fino alla fine della regular season. La top 15 della classifica di stagione – quinto e ultimo episodio – resta un obiettivo alla portata.