Squadra: UConn Huskies
Ruolo: Playmaker/Guard
2023-24 Stats Per Game:
Pts |
TotRebs |
DefRebs |
OffRebs |
Asts |
11.1 |
4.7 |
3.0 |
1.7 |
2.9 |
Stls |
Blks |
FG% |
3pts FG% |
Ft% |
0.8 |
0.5 |
47.2 |
26.7 |
75.5 |
Comparison: Jimmy Butler
E se è vero che Alex Sarr – protagonista del nostro primo episodio della Road To Draft – sarà molto probabilmente scelto con la prima chiamata assoluta, Stephon Castle è uno dei pochi, se non l’unico, che tra qualche anno potrebbe diventare il volto principale della classe 2024.
Per chi scrive, dopo aver visto qualche partita degli Huskies (Campioni NCAA 2024), è stato amore a prima vista: fisicità, atletismo, grinta, tanto istinto e una difesa asfissiante sul portatore di palla. Qualità che non siamo abituati molto a vedere al college, soprattutto da un freshman (un giocatore al primo anno). La sua parabola è decisamente particolare visto che si parla di uno one-and-done – che approderà in NBA dopo solamente una stagione al college – con ancora molto da migliorare e affinare a livello tecnico; come ad esempio il footwork, il rilascio o le letture in fase offensiva.
Gli intangibles di questo ragazzo fanno paura e la determinazione con cui gioca è qualcosa che ha attirato l’attenzione di molti scout NBA.
Stephon Castle: punti forti e punti deboli, come gioca
La sua qualità migliore è sicuramente la difesa: nella sua metà campo è uno di quelli che può fare la differenza fin da subito, anche contro gli attaccanti che ci sono in NBA. La sua rapidità laterale – unita ad un’impressionante fisicità – gli permette di difendere sul portatore di palla (senza bisogno di particolare aiuto) e di “navigare” facilmente tra i blocchi dei big-man avversari.
Ci sono sicuramente più dubbi, invece, sul ruolo che avrà in NBA – non necessariamente parlando di posizioni vere e proprie: all’high school ha quasi sempre fatto il playmaker e ha chiuso la sua stagione da senior con 20.1 punti, 9.5 rimbalzi e 4.8 assist di media (oltre a 3 rubate e 2 stoppate). Mentre con gli Huskies ha giocato più da portatore di palla secondario, con Cam Spencer che faceva da playmaker la maggior parte delle volte.
Il suo gioco offensivo sembra ancora decisamente lontano dall’essere “pulito”: non è un palleggiatore incredibile, spesso tentenna troppo quando deve tirare dalla ricezione (finendo anche per incappare in alcune infrazioni di passi abbastanza ingenue) e non ha nemmeno un gran tiro – nonostante la meccanica non sia poi così terribile. Sono, però, tutte cose che con il giusto allenamento – e soprattutto la giusta volontà – possono essere sistemate.
“Cosa non sono riuscito a mostrare nel mio anno al college? Le mie doti da portatore di palla, credo che sia la mia posizione naturale. Le mie abilità da passatore e la mia capacità di tirare dal palleggio, credo che entrambe si siano viste molto all’high school. Sono in grado di farlo ma quest’anno quello non era il mio ruolo. Voglio entrare in NBA e mostrare ciò che so fare”
Upside
A differenza di Sarr, il potenziale di Castle non è poi così elevato (anche se parliamo sempre di ipoteticità e il raggiungimento o meno del proprio potenziale dipende da un’infinità di fattori). È uno di quei prospetti che oltreoceano definirebbero con “high floor”: un giocatore che sa far bene diverse cose, con un bagaglio tecnico e un’attitudine che lo porteranno a rimanere in NBA per molto tempo ed essere un tassello importante per qualsiasi squadra.
Se dovesse riuscire a “sbloccare” anche il suo gioco offensivo – avvicinandosi a ciò che aveva lasciato intravedere nei suoi anni all’high school – potrebbe diventare senza dubbio il miglior giocatore della sua classe.
“Mi definisco come un two-way player. Amo coinvolgere I miei compagni, sono altruista e con un alto IQ. Cerco sempre di fare la scelta giusta, ma sono anche in grado di fare canestro da solo. Credo di essere un giocatore molto versatile, posso fare molte cose in campo”
NBA Draft 2024 projection
Ceiling: Top 2
Floor: Top 8
Si parla di un forte interessamento degli Spurs nei suoi confronti, dettato soprattutto dal suo potenziale difensivo: nella scorsa stagione San Antonio è stata una delle peggiori squadre difensive di tutta la NBA e migliorare collettivamente in quella fase del gioco è probabilmente l’obiettivo principale di Popovich.
Stephon Castle, invece, ha rifiutato di allenarsi individualmente con squadre che possiedono già una point guard titolare di alto livello, scartando Charlotte, Detroit e Atlanta. Vuole giocare da playmaker, guidando difensivamente e offensivamente la sua futura squadra.
Come diceva Agatha Christie “tre indizi fanno una prova”, qui ce ne sono solo due, ma sono belli grossi: la probabilità che Stephon finisca agli Spurs – con la quarta scelta assoluta – è decisamente alta e per i texani non sarebbe per nulla una brutta mossa per iniziare a costruire una squadra funzionale attorno a Victor Wembanyama.