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NBA, Rajon Rondo si unisce allo staff di Doc Rivers ai Bucks

L’ex play pronto a cominciare la sua avventura da assistant coach

rondo

“Riporta il tuo culo al campo!”

Questo è ciò che Doc Rivers aveva detto quest’estate al neo-sposino Rajon Rondo sulle sponde del Lago di Como. Quattro mesi dopo, apprendiamo positivamente che Rajon Rondo è stato invitato al training camp dei Milwaukee Bucks con il ruolo di “guest coach”. Ritiratosi dai campi NBA da ormai due anni, Rajon Rondo aveva visto circolare il suo nome in sponda Lakers per affiancare JJ Redick ai Lakers, prima di accettare la proposta di Doc Rivers. Queste le parole di Rondo a riguardo:

“Ci sono molti fattori che entrano in gioco nella professione di allenatore. Non puoi dirti ‘diventerò allenatore’ da un giorno all’altro, pensando che tutto funzionerà e andrà a posto. Alcune personalità devono andare d’accordo e ci sono molti sacrifici da dover fare. Sto imparando alcune cose. Le riunioni mattutine, il numero di ore trascorse a guardare video, sono tante…”

Per ora, Rajon Rondo interpreta il ruolo dello stagista. Quaderno in mano, prende appunti e sostiene i giocatori:

“Spesso vediamo persone passare dallo status di “non allenatore” a quello di capo allenatore. Molte persone diventano operativi sin da subito. Io invece voglio solo cercare di ottenere quante più informazioni possibili per capire il ruolo.”

L’ex play di Celtics e Lakers ha confermato di essere stato in contatto con diverse franchigie, ma ha dato priorità a Doc Rivers, l’allenatore che gli ha permesso di esplodere a Boston. Per la felicità dello stesso Rivers:

“È il giocatore più intelligente che abbia mai allenato, e non è solo intelligente. Sa quando dire le cose e quando non dire le cose. È un grande unificatore. La differenza con Rondo è che vede tutto. Non vede solo la sua posizione, vede la posizione di tutti. Conosce i sistemi di tutti. Ve lo dico, è un genio. È l’unico che ho allenato – e ho allenato giocatori molto intelligenti – con una comprensione del gioco incredibile. Vede le cose prima degli altri. Ecco perché il nostro rapporto è così buono. All’inizio è stato brutto, poi è diventato un rapporto straordinario perché era l’unico giocatore con cui condividevo in toto il mio piano partita in maniera totale.”

 

 

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