Senza LeBron James, senza Anthony Davis, senza chiunque si vuole. Nuovo coach (JJ Redick), nuovo sistema di gioco, nuovi automatismi, nuovi – non tanti – giocatori. Ma la prima di preseason dei LA Lakers è tutt’altro che un’uscita indimenticabile. Sotto fin dal primo quarto contro dei Minnesota Timberwolves evidentemente più affiatati, i gialloviola escono sconfitti dall’Acrisure Stadium californiano per 124-107.
Nessuna preoccupazione dallo staff dei Lakers, e mi sembra anche ovvio. Ma è già dalla sua nomina a coach che Redick, alla prima esperienza in assoluto su una panchina, ripete il suo mantra: una sorta di Trust the Process philadephiano leggermente rivisitato. E di process c’è bisogno dato che dopo un solo quarto LA stava già ricorrendo 23-36 i finalisti della scorsa Western Conference. Queste le parole di Redick:
“Stiamo insistendo perché si lavori sull’organizzazione e sulla struttura. Ovviamente diamo libertà ai ragazzi all’interno di questa struttura, ma devo potermi fidare del fatto che tu sappia cosa diavolo sta succedendo su entrambi i lati del campo”.
Non sono mancate però le note positive per i Lakers. A partire dal rookieDalton Knecht, su cui era chiaro che il front office scommettesse molto. Per l’ex Tennesse Volunteers 16 punti (7/13), 3 rimbalzi e 2 assist. Ottimo anche ill contributo del veterano Austin Reaves (16 punti, 5 rimbalzi, 7 assist) e Max Christie (11 punti e 7 rimbalzi). Abbastanza deludente invece il debutto in maglia ufficiale Lakers per Bronny James: 22 minuti sul parquet in cui ha raccolto solo due punti. Nell’altra metà del campo, però, si è reso protagonista di 3 stoppate.
Dall’altra parte, Minnesota ha tenuto fuori la stella Anthony Edwards e il neo-acquisto Julius Randle. Le “vecchie glorie” hanno giocato massimo 10 minuti. Ma tanto è bastato a Donte DiVincenzo per piazzarne 11. Quando la panchina ha preso le chiavi del gioco, a spiccare sono stati Josh Minott (22 punti e 8 rimbalzi), Luka Garza (20 punti e 9 rimbalzi) e Rob Dillingham (21 punti e 4 assist).