Tracotanti Cavaliers stravincono a Boston anche gara-2
Gara-2 da ricordare per i Cleveland Cavaliers, che ancora una volta centrano il successo al TD Garden e tornano in Ohio imbattuti dopo l’ennesima prova di forza in questi playoffs.
Supremazia. Cavaliers. Big-Three. LeBron James. Sono associazioni libere freudiane provocate dall’incontestato e, questa notte, incontestabile imperio esercitato dai Cleveland Cavs al TD Garden di Boston in gara-2 contro i Celtics.
L’avvio di partita segue il copione dell’inizio di primo atto di queste Eastern Conference Finals: ritmo basso e frantumato. Entrambe le squadre tendono a sfruttare tutti i 24 secondi a disposizione per azione e le percentuali al tiro non saltano all’occhio, soprattutto nel caso di Boston: 3/10 dopo 5 minuti di gioco. In compenso si segna di più da 3 punti e i Celtics provano a sorprendere i campioni in carica con rinnovata esuberanza difensiva, spesso a caccia del pallone. Ma Cleveland fa semplicemente più canestro, per dirla in modo “popovichano”.
Guidati dalle incursioni di Irving (9 punti nel quarto), che dopo gara-1 ha qualcosina da farsi perdonare, i Cavs assumono già la leadership in doppia cifra sul 21-10. Tornano così i fantasmi di qualche giorno prima per i Celtics, che chiudono la prima frazione con il 28% al tiro contro il 60% mantenuto da Cleveland, che vale il parziale a favore di 32-18.
Nel secondo periodo la difesa Cavaliers continua a negare in modo efficace qualsiasi soluzione semplice al Folletto locale (Thomas si ferma ad un inglorioso 0/6 dal campo e 2 punti totali), costringendo gli altri giocatori del leprecauno ad inventare, sostanzialmente poco, molto poco. Eseguita con perdite la fase offensiva, la crisi dei Celtics si fa più acuta nell’altra metà campo. Cleveland mette a segno a questa altezza già 20 punti all’interno del pitturato verde, punti che si traducono nel 53-22 sul tabellone luminoso con 6 minuti ancora da giocare. Il parziale aperto di 18-4 è merito di 10 punti arrivanti in fila da parte di LeBron James.
Boston, negli ultimi minuti di primo tempo, vacilla vistosamente, maltrattati dai ripetuti e sempre più incisivi colpi cestistici degli ospiti. Palle perse banali, difesa disorganizzata e linguaggio del corpo arrendevole vanno ad aggiungersi al 61% dal campo e 52% da 3 punti mantenuto dai Cavs per produrre lo svantaggio di 39 lunghezze, che incombe sinistramente sui Celtics nel punteggio di 72-31 a ridosso della pausa lunga, introdotta così da JR. Smith.
Al contrario di come sarebbe lecito presupporre dopo un primo tempo superlativo, i Cavs rientrano senza levare il piede dall’acceleratore e cementano il controllo con un siderale scarto sul +40 abbondante. Solo al termine della frazione il ritmo si spegne e Cleveland comincia a passeggiare per il campo, pur continuando a segnare con percentuali terrificanti (48/85 dal campo e 19/39 dalla lunga distanza il bilancio finale). Prima che Lue, a 1′ 47″ dal termine, decida di sostituire il proprio quintetto, aprendo le porte ad una lunga via crucis sul campo di casa per i Celtics, LeBron James trova il tempo di segnare i punti 28, 29 e 30 della sua partita, che gli valgono l’ottava prova consecutiva in questa post-season a quota 30 o più segnati (prima di lui solo l’altro monarca della storia NBA, sempre numero 23: Michael Jordan).
Con Thomas già fuori per tutto il secondo tempo a causa di un problema al fianco destro, a coach Stevens non resta che gettare la spugna ed assistere nell’ultimo quarto al massimo svantaggio subito dai propri giocatori sul 113-62 pro Cavs (51 punti di scarto!). La partita si conclude con la vittoria di Cleveland per 130-86, che torna in Ohio indenne e con in tasca una gara-2 da ricordare, in cui hanno stabilito il più ampio margine di vittoria di sempre nei playoffs.