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Editoriali NBA

LBJ ancora top scorer, Miami chiude in gara-4

Un’altra ottima prestazione di LeBron James, autore di 31 punti, ha permesso ai Miami Heat di chiudere i conti sul 4-0 nella serie che li ha visti opposti ai Charlotte Bobcats. E’ stata una partita equilibrata, per certi versi strana e non molto ben giocata da ambedue le formazioni. Se i padroni di casa hanno disputato il più classico dei “Desperation games” per evitare l’eliminazione, i bi-campioni in carica non hanno forzato più di tanto, come del resto hanno fatto per la quasi interezza della serie. Con i Bobcats tornati sotto, grazie alla solita grinta, è stato Chris Bosh a mettere i due tiri che hanno chiuso la gara. A nulla è valsa la grande prova di Kemba Walker, autore di 29 punti, il punteggio finale è stato 109-98 per Miami.

Gli Heat nel riscaldamento mostrano la propria solidarietà ai colleghi in maglia Clippers, disputandolo analogamente a quanto fatto da Los Angeles nella trasferta di Oakland. Prima della palla a due, momento di raccoglimento in memoria dello scomparso Jack Ramsay, campione coi Blazers nel 1977 e mentore di coach Erik Spoelstra. Per Miami lo stesso quintetto, tra le fila di Charlotte spicca l’assenza di Al Jefferson. La fascite plantare lo ha messo definitivamente KO, chiudendo anzitempo la propria notevolissima stagione e costringendolo a seguire i compagni in abiti civili. Al suo posto, nello starting lineup, Bismarck Biyombo. Il leitmotiv è sempre lo stesso: Bobcats subito pronti ed aggressivi e Heat letargici, capaci di segnare solo 3 punti nei primi 3 minuti di gioco. Walker, dopo un’opaca gara-3, capisce che ha qualcosa da farsi perdonare. Il suo inizio è strabiliante, 8 punti e 2 recuperi, con un mix di tiri da fuori e penetrazioni incisive. Il suo vero e proprio show costringe Chalmers al secondo fallo e porta in vantaggio i suoi al primo timeout, 12-10. James, dopo aver costeggiato la gara, si iscrive a referto dopo 6 minuti con dei tiri liberi. La sfida è abbastanza spezzettata, sono tanti i falli fischiati dalla terna arbitrale. Dopo ‘Rio, nel primo quarto avranno due personali a carico anche Kidd-Gilchrist, Wade e McRoberts. L’ambiente e gli spalti si scaldano per qualche decisione contestata di troppo, Charlotte ne approfitta per andare all’assalto all’arma bianca. Miami non rientra proprio benissimo in difesa, lasciando qualche vitale contropiede agli avversari, i quali ci mettono tanta intensità ma poca qualità. Al primo mini-riposo i padroni di casa sono avanti 27-26, la terza volta che si ritrovano in vantaggio alla fine del primo quarto. Tirando con oltre il 50% dal campo e grazie ad un Walker già in doppia cifra, i Bobcats hanno dimostrato di voler soverchiare tutti i pronostici.

Alla ripresa delle ostilità, coach Clifford decide di optare per un quintetto più offensivo, che prevede la presenza in campo di Tolliver e Neal per punire qualsiasi raddoppio su Kemba. In difesa Charlotte concede tanto al ferro, con gli Heat che trovano diverse occasioni da distanza ravvicinata. Dall’altra parte, la batteria di tiratori trova la mano nel momento forse più inaspettato ed importante della stagione. Le due squadre, per forza di cose, si scambiano canestri senza trovare parziali importanti. La panchina di Miami è ancora in difficoltà, con Allen fermo al palo, e Lewis che ha ormai solo qualche sprazzo e nulla più. La costante sono i tanti, troppi, tiri liberi. Complessivamente, nel primo tempo, ne vengono tentati ben 37, col risultato che la gara non prende il ritmo auspicato se non per un’improvvisa fiammata sul finire del periodo. I Bobcats sono più bravi, rispetto agli episodi precedenti, nel ribaltare il lato, attaccare il difensore in recupero e concludere con floater/jumper per anticipare l’aiuto del lungo in maglia Heat. Da segnalare anche una McGrady-move per Walker, che lancia la palla sul tabellone per poi riprenderla e depositarla a canestro. Il sostanziale equilibrio viene spezzato da un contropiede finalizzato da Kidd-Gilchrist, che fissa il risultato sul 54-52 per i padroni di casa, che hanno avuto 10 punti anche da Gary Neal. I troppi punti concessi in transizione ed un misero 16% da tre sono tra le chiavi del disavanzo per i bi-campioni in carica, che per il resto hanno equilibrato quasi tutte le statistiche di squadra ed hanno i Big Three in doppia cifra. Per Charlotte ben 25 punti dalla panchina.

Tornati dall’intervallo, Kemba riprende esattamente da dove aveva lasciato. E’ lui l’anima della squadra, l’ultimo che vuole arrendersi nel tentativo di allungare la serie. Lebron, dopo un primo tempo sonnecchiante, non sembra essere particolarmente concentrato nella propria metàcampo. Poi, ecco l’evento che dà una svolta alla partita. Dopo un contatto con Biyombo, James rimane a terra, dolorante al ginocchio. Tanta paura tra staff e tifosi di Miami, ma il numero 6 ritorna in campo seppur zoppicante e, quasi immediatamente, segna 9 punti che portano avanti i suoi, comprese due triple quasi da fermo. Gli Heat provano l’allungo con un parziale di 12-4 dopo una tripla di James Jones, sfruttando anche i points off turnovers, che saranno ben 13 nella fase centrale del quarto. Se la fuga non riesce è sempre per merito del solito, incredibile Walker, che si fa beffe della difesa di Miami e rintuzza sempre i disavanzi. Bobcats ancora aggressivi e con diversi tiri liberi, tra le fila Heat gol estemporaneo di Allen da 3 ed un Wade che va via via spegnendosi. Nonostante un attacco farraginoso, LeBron ha delle intuizioni geniali, servendo ben 6 assist nel quarto e contribuendo alla prima accelerazione di Miami. Dopo un alley-oop finalizzato da Andersen arriva il primo vantaggio in doppia cifra per gli ospiti, che allungano con una tripla sulla sirena del redivivo Norris Cole, portandosi così sull’84-71. James è arrivato a quota 20, Walker lo supera con 22 e spera di guidare un ultimo assalto dei suoi.

La stagione dei Bobcats è on the line, come si dice in gergo. A guidare la carica è un protagonista improbabile, Chris Douglas-Roberts, che con 5 punti riporta il disavanzo sotto la doppia cifra. Si assistono a diversi errori da ambo le parti, il ritmo è bailado e non si assiste, onestamente, ad uno grandissimo spettacolo, se non a duelli rusticani tra Walker e Cole, impegnato a contenerlo in questa serata di grazia. L’attacco di Miami è troppo fermo, ricorda quello deleterio dei primi tempi. Circolazione inesistente, invenzioni estemporanee, sfera nelle mani di James che, allo scadere dei 24” e spesso in fadeway, trova dei veri e propri miracoli che evitano guai ben peggiori. Wade commette il quinto fallo e, di fatto, si auto-esclude dalla contesa. Le uniche volte che la palla si muove bene per gli Heat arrivano triple di Cole e Jones (tanti minuti per lui), non di certo frutto del caso. Walker e Neal sono gli ultimi a mollare, Charlotte è sempre lì e si ritrova, quasi inaspettatamente, sotto solo di 7 punti, dopo un canestro rocambolesco di Biyombo a 3 minuti dal termine. Miami, nonostante un momento letargico di appannamento, non perde la calma. A chiudere la contesa sono due jumper di Bosh, con i Bobcats che perdono le definitive speranze su una tripla sbagliata di McRoberts. Il punteggio finale è 109-98 per i bi-campioni in carica, che vincono la nona serie di Playoffs consecutiva (record di franchigia), e la ventesima gara in fila contro Charlotte, contro cui non perdono da quando è iniziata l’avventura dei Big Three. Il nickname “Bobcats” va così in archivio senza aver mai vinto una partita di postseason.

31+7+9+3 recuperi: così James si congeda dal pubblico del North Carolina e dal solito Jordan presente tra gli spettatori. 17+8 di un concreto Bosh, 15 per Wade (ma solo 4 nella ripresa), 13 di un finalmente positivo Cole e 10 per Chalmers, messo in ambasce dal suo dirimpettaio.

Grandissima prestazione di Walker, che chiude con 29+5+5 e 3 stoppate. 16 per Neal, 14 di Douglas-Roberts, Henderson chiude con 12 e McRoberts con una doppia doppia da 10+10.

Percentuali elevatissime dal campo per entrambe le formazioni, capaci di terminare con oltre il 50%. Miami ha tirato col 37,5% da tre contro il 28 degli avversari, che alla lunga sono tornati alle vecchie abitudini della regular season. Gli Heat vincono la battaglia a rimbalzo 36-33 e quella nei punti in vernice, 44-36. Ben 16 le letali palle perse dei Bobcats.

Solo applausi e tanti peana per la stagione di Charlotte. Hanno stupito in molti, lottato su ogni pallone, difeso come forse mai nella storia della franchigia e, con un Jefferson sano, magari avrebbero potuto allungare la serie di qualche partita. Li aspetta, finalmente, un’estate tranquilla, in cui aggiungere qualche tessera del puzzle e guardare con fiducia il futuro prossimo venturo. Per Miami, come preventivabile, compitino svolto con sufficienza e, a volte, la non necessaria concentrazione. Sono bastate solo alcune folate per avere la meglio dei Bobcats azzoppati, senza tra l’altro riuscire mai a chiudere sul serio la partita, eccezion fatta per gara-3. Da rivedere il contributo della panchina, sporadico e non sempre costante, ed un atteggiamento che non può essere replicato nelle prossime settimane, pena qualche rovescio temporalesco contro formazioni più attrezzate. In attesa di conoscere il nome della propria avversaria, James, Wade e soci si godono un po’ di riposo in vista di impegni ben più probanti.

Alessandro Scuto

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