Dopo le prime due gare che hanno rispecchiato un sostanziale equilibrio tra le squadre, che si sono equamente divise il dominio una in gara 1, l’altra in gara 2, nel terzo atto della serie i Thunder hanno provato a dare la prima scossa al confronto, riappropriandosi del fattore campo con la vittoria per 118-112 stanotte allo Staples Center. Ecco i Top & Flop di Oklahoma City e Los Angeles:
OKLAHOMA CITY THUNDER
Kevin Durant, 9: 36 punti, 8 rimbalzi, 6 assist, 14/24 dal campo. E’ quasi sempre sbagliato giudicare la partita di un giocatore in base alle sue statistiche personali. Ma se la sua squadra vince una gara 3 di playoff allo Staples Center ed il giocatore si chiama Kevin Durant, si capisce il motivo di quel “quasi”. Uomo in missione.
Russell Westbrook, 8: l’uomo da UCLA sta zittendo uno ad uno tutti i suoi detrattori a suon di triple doppie sfiorate (solo a volte) e ottime scelte in fase offensiva. Nella sua Los Angeles Westbrook gioca sempre sotto controllo, come dimostrato dal 50 % nelle conclusioni dal campo, prendendosi i tiri giusti e facendo girare la squadra a meraviglia (13 assist). La sensazione è che se lui e il 35 giocano così, possono star loro dietro davvero pochi in questa lega. Well done.
Serge Ibaka, 7,5: Air Congo non si fa intimidire troppo dalla presenza di Blake Griffin (anzi per niente, a giudicare dal sangue perduto dal giocatore dei Clippers nel terzo quarto causa gomitata del soprascritto) e firma la sua miglior prestazione offensiva in questi playoff, con 20 punti frutto di uno scintillante 9/10 dal campo. Non riesce a limitare troppo la star di casa (sono 34 i punti di Griffin), ma se contribuisce in questo modo alla fase offensiva dei suoi, qualcosa gli si può concedere. Gregario.
Caron Butler, 7: l’ex Bucks si è calato alla perfezione nel suo ruolo di veterano che esce dalla panchina. Butler sta riuscendo dove Kevin Martin aveva fallito lo scorso anno (con richieste minori, questo è vero), fornendo a Scott Brooks una soluzione alternativa rispetto ai “gemelli del gol” nel momenti in cui quest’ultimi vengono asfissiati dai raddoppi avversari, ed i 14 punti con 3/5 dalla distanza ne sono una prova piuttosto convincente. Ever Green.
LOS ANGELES CLIPPERS
Blake Griffin, 7: segna, lotta e si prende una gomitata da Ibaka che avrebbe messo al tappeto molti. Trascina i suoi per tutta la partita con il miglioratissimo gioco in post, non molla fino a quando anche la matematica lo condanna e si comporta da leader come poche altre volte lo abbiamo visto. I Thunder sono semplicemente stati più bravi di lui. Stoico.
Chris Paul, 6.5: altra buona prestazione da generale in campo, come suggeriscono i 16 assist messi a segno (oltre a 21 punti). Il discorso tende però ad essere lo stesso di gara 2: se il tuo diretta avversario confeziona una partita da 23+8+13, la tua squadra perde e ti chiami Chris Paul, non puoi ritenerti soddisfatto. In attesa di riscatto.
Jamal Crawford, 6: dopo il disastro di gara 2, in cui Sefolosha lo aveva rispedito in panchina con un misero 2/13 dal campo, il neo sesto uomo dell’anno si riscatta parzialmente contribuendo alla causa con 20 punti. Solo parzialmente perchè per raggiungere quei 20 punti gli ci vogliono 18 tiri, non proprio pochi in una partita punto a punto dove, almeno in teoria, ti ritrovi ad essere il terzo violino della squadra. Ci prova.
DeAndre Jordan, 4: non bisogna farsi ingannare, la doppia doppia da 10+11 del centro texano è quanto di più fasullo si possa leggere sulla sua partita. Jordan è solo il lontano parente di quello che aveva dominato la serie contro i Warriors risultando un fattore; forse solo perchè chi si sarebbe dovuto occupare di lui (Bogut) era bloccato in infermeria? Rimandato.