Affanno, rimonta e 3-1: la Formula Indy colpisce ancora
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Carattere. Meglio avercelo, magari strano, piuttosto che andare in giro senza. Indiana è lunatica, presuntuosetta, è come quello studente che fino a Marzo si trascina i 4 in pagella e poi li recupera grazie agli ultimi compiti in classe. Già, la classe. Quella innata di Paul George, genio assoluto, il secchione che prepara i fogliettini con le soluzioni da passare ai compagni per prendere un bel voto. Il professor Vogel, alle prese con qualche capello bianco di recente comparsa, non fa nulla per mascherare il suo stress. A volte pensa “si va bè, ma chi me lo fa fare?”. Momenti. Basta buttar giù sei o sette camomille e passa tutto. Il signor Frank vuole troppo bene al suo branco di monelli. Nonostante i dispetti, nonostante quegli sciagurati si divertano così tanto a fargli perdere la voce. Washington è una verifica morbida, è un argomento a piacere che i Pacers stanno dimostrando di conoscere a memoria. All’orizzonte però ci sono gli esami, quelli veri. E lì la musica sarà diversa. La commissione esterna formata dai severissimi LeBron, Wade e Bosh non concederà sconti.
Prima di saltare la staccionata, Indy deve aggirare un ostacolo chiamato Gara 4. I Wizards hanno sete di rivincita e i proclami accesi della vigilia hanno fatto sprecare fiumi di inchiostro ai tabloid a stelle e strisce. Tutto vero, le scintille ci sono e illuminano immediatamente il Verizon. In avvio Hibbert viene eclissato dai raddoppi di Nenè. Il brasiliano, in collaborazione con Gortat, ingabbia il centro dei Pacers costringendolo a forzare. La trama soporifera della puntata precedente è un vecchio ricordo. Si viaggia a mille all’ora, con gli ospiti soffocati dalla pressione di Wall che saccheggia George Hill e deposita il 20-20 in transizione. Esponenti della panchina presieduta da Wittman provano a fare la voce grossa: eccellente l’impatto di Gooden (due stoppate fulminee ai danni di West) e di Harrington (faina nel sorvegliare il pitturato per assicurarsi canestri facili). I campioni della Eastern Conference, avanti di uno in chiusura di primo periodo, vanno all’intervallo sotto di diciassette.
La frittata comincia a bruciarsi e capovolgerla, per Indiana, sembra complicato. Ma proprio mentre la bocciatura si sta materializzando, quella specie di “Beautiful Mind” con il 24 si sdraia sulla cattedra e inizia a recitare la poesia. La sua è una sublimazione dell’onniscienza, non ha debolezze. Matematica: “Quanto fa 3+1?”. “4”. Ok, gioco da quattro punti. Informatica: “Mi parli della sigla www?”. “Washington, Wall e Wittman, quelli che batterò stasera”. Detto, fatto. Inglese: “Do you believe in miracles?”. “Yes I do”. La morale della favola la sapete già. Ci sono due cifrone appiccicate qui sotto: vicino al logo dei Wizards compare un 92, accanto al simbolo dei Pacers un 95. Se non è un miracolo questo…