Mancano poche ore alla palla a due dell’All-Star Game 2018. Qualcuno di voi si sarà già lanciato nei pronostici di rito ipotizzando papabili MVP del match o rassegnandosi a un copione già scritto: tanti punti, poca difesa.
Dwane Casey, allenatore di Team LeBron per l’occasione in virtù del record da primato nella conference — 41-16 per i suoi Raptors–, ha lanciato un segnale forte invitando i suoi a mettere sul campo intensità che tanto è mancata nelle ultime edizioni:
“Vogliamo essere competitivi. Queste sono le prime parole che ho detto nel nostro meeting di squadra. Vogliamo cambiare la percezione dell’All-Star Game come evento secondario. Giochiamo di fondamentali, transizione e difesa. Se tu [giocatore] non vuoi partecipare, fammelo sapere. Non urlerò né farò alcunché di simile, ma farò giocare i ragazzi che vorranno competere. Se i ragazzi sono stanchi, hanno dolori o cose così, li capisco, ma scendiamo in campo e rappresentiamo la NBA come merita – giocando con agonismo. Non voglio che qualcuno si faccia male, ma l’All-Star Game non dev’essere solo ‘Ti lascio una linea di penetrazione per un appoggio facile’ o cose dietro la schiena che lo rendono un circo.”
Casey sente di avere un obbligo morale nei confronti degli spettatori, più o meno interessati, e nei confronti dell’essenza stessa del gioco:
“Rappresentiamo i fondamentali. Gli allenatori di AAU e high-school ci guardano. Se vedessero una cosa del genere penserebbero ‘OK, così si dovrebbe giocare a basket’, e non è questo il caso. Non so se tutto possa cambiare da un anno all’altro, ma penso che [il commissioner] Adam [Silver] abbia colto in pieno il punto.”
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