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Dallas Mavericks

Non dimenticatevi di JJ Barea

È ormai tempo per i Dallas Mavericks di andare avanti. Il titolo tanto sospirato dal vulcanico proprietario Cuban è arrivato nel 2011, ormai 7 anni fa, dove uno dei migliori giocatori di sempre della lega è riuscito dall’alto dei suoi 2 metri e 13 centimetri di teutonico talento ad ingioiellare il dito.

Dirk è ancora nel Texas, ma ormai quale traghettatore verso le nuove leve; il problema è riuscirle ad individuare per il front office dei Mavs, che fra contratti generosi distribuiti in giro (ultimo il max contract di Harrison Barnes) dopo rifiuti in serie di svariati All-Star, ogni volta che ha puntato alle stelle si è ritrovata a navigare nella mediocrità. L’ultimo tentativo porta il nome di Dennis Smith Jr.; è il ragazzo proveniente dal college di North Carolina State la prossima speranza di uomo franchigia per il prossimo ciclo vincente di Dallas. Sembra quindi arrivato il momento che l’unico altro reduce dalla squadra di quel titolo, compagno di Dirk nell’accompagnare i Mavs alla loro prossima epoca, si faccia da parte: con il rookie a gestire i possessi, non ci sarà più spazio in squadra per il trentatreenne JJ Barea.

Credits to: https://ftw.usatoday.com

 

Dicevamo “sembra”. Perché un percorso di chiusura nell’espressione ad alti livelli nella Dallas che lo ha eletto da anni quale idolo è stato disegnato più volte davanti al portoricano; eppure, sinora, lo spazio di rilievo in squadra non l’ha mai perso: nell’alternarsi delle varie scommesse, quando ha invece avuto bisogno di certezze coach Carlisle ha sempre fatto poi ricorso alle doti del piccolo sudamericano. Accadde già nei Playoff del 2009, i primi disputati per il ragazzo di soli 178 centimetri (sì, i 183 con cui è presentato nella lega sono probabilmente come di consueto un po’ pompati), settimo portoricano della storia a giocare in NBA; quell’esterno tanto tenace da essersi guadagnato un posto nel campionato cestistico più importante del mondo partendo, da undrafted, sin dalle Summer League del 2006, vide i suoi spazi ampliarsi per gli infortuni in serie di Stackhouse, Josh Howard e Jason Terry fino ad essere promosso in quintetto nella serie contro gli Spurs al posto di Antoine Wright.

Lineups leggere, con Jason Kidd, Terry e lo stesso Barea ad aprire il campo erano state ormai sdoganate da coach Carlisle; nonostante una seconda eliminazione targata Spurs, nel 2011 arriverà prima l’eliminazione fatta patire ai campioni in carica dei Lakers con Barea protagonista:

 

Per poi proseguire la cavalcata fino al trionfo finale.

Credits to: www.boxscoregeeks.com

 

Gli 8.9 punti e 3.4 assist durante le 21 partite di quei Playoff sembravano rappresentare l’ultimo lascito del ragazzo in Texas, dopo il mancato accordo per il rinnovo e il suo passaggio ai Timberwolves. Ma si sa, gli amori fanno dei giri immensi e poi ritornano: nel 30 ottobre del 2014 è l’intera American Airlines Center a salutare, in piedi sugli spalti, il ritorno del ragazzo in maglia Mavericks. Il rinnovo quadriennale firmato nel 2015 è quindi il timbro al sodalizio coi texani: nel corso della stagione successiva, firma a cavallo delle vacanze di Natale, fra 23 e 26 dicembre, il career-high in punti segnati (32):

 

e triple messe a segno (7):

È quello il marchio di fabbrica del portoricano: giocatore in grado di fare a fette le difese da pick’n’roll, è un tiratore letale che nel corso degli anni ha migliorato la sua produzione da fuori, con il secondo periodo speso a Dallas a vederlo tirare con un notevole 37% da tre dopo una stagione d’esordio in carriera con il 28.9%.

Altra caratteristica è il desiderio di competizione messo in ogni situazione; con un fisico sotto la media, JJ non si tira indietro in nessuna situazione, non esitando a rispondere per le rime a chi prova a fare il bullo vista la differenza di stazza. Basta chiedere, ad esempio, a Blake Griffin:

Ultimo episodio di rilievo, quello con John Wall del gennaio 2018. Dopo un fallo duro dello stesso Barea su Oubre, il numero 2 dei Wizards si trovò a prendere le difese del compagno con annesso trash talking nei confronti di JJ, chiamato “midget” mentre, carico e fiero, non arretrava nei confronti del massiccio contendente:

Il massimo però lo raggiunse nelle interviste in sala stampa, dichiarando come, dopo tanta militanza nella lega, Wall fosse diventato il primo giocatore a risultargli veramente antipatico. E aggiungendo, in maniera velenosa, come per John non si trattasse di una novità, visto ciò che pensano di lui i compagni di squadra (affondando quindi il coltello nella piaga di un’armonia non proprio massima negli spogliatoi di Washington).

Non è però questo l’unico highlight dell’ultima stagione di Barea; anzi, incredibilmente, alle soglie dei 33 anni la sua dodicesima annata nella lega può considerarsi forse la sua miglior stagione individuale.

In 69 presenze stagionali, Barea ha giocato 23.2 minuti a gara, con 11.6 punti e 6.3 assist; proiettati su 36 minuti di utilizzo, diventerebbero 18 e 9.7. Punti e assist rappresentano entrambi i rispettivi massimi in carriera mentre la percentuale da tre punti del 36.7% è la terza più alta che abbia mai registrato; invece, quella di True Shooting del 54.5% rappresenta il suo massimo personale.

Anche inquadrato in un contesto di squadra il contributo di JJ è estremamente positivo: tutte e tre i migliori quintetti dei Mavericks in termini di Plus/Minus vedono il portoricano in campo, con quello composto dallo stesso Barea + Ferrell + Devin Harris + Nowitzki + Powell con un valore di +108, nono assoluto della regular season con davanti 8 combinazioni, di squadre che hanno partecipato alla post-season.

Non stupisce perciò come il team si fidi ad affidargli i possessi decisivi per poter vincere la partita… se vi state chiedendo l’esito:

 

Non è la sola pallacanestro l’ambito in cui JJ si contraddistingue: quando il 20 di settembre la nazione portoricana natale di Barea fu colpita dall’uragano Maria, una delle più devastanti catastrofi naturali della storia di Portorico, fu il ragazzo a convincere e spalleggiare il proprio presidente Mark Cuban per la raccolta di fondi e per il carico di provviste per i connazionali da portare in salvo effettuato direttamente con l’aereo societario.

 

Insomma, Dennis Smith Jr. può aspettare a dirsi unico dominatore del backcourt texano: alle porte della sua tredicesima stagione, dovremmo aver capito di non poter tagliar fuori da qualsiasi discorso JJ Barea…

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