Cleveland Cavaliers 103-122 Golden State Warriors
Golden State guida la serie 2-0
Stephen Curry segna canestri decisivi in momenti decisivi: la serie andrà nell’Ohio ben indirizzata. Ma partiamo dell’inizio. È un pre-partita più movimentato del solito anche per una serie finale. Dei due giocatori in dubbio per Golden State, Andre Iguodala e Klay Thompson, gioca solo il secondo. C’è JaVale McGee in quintetto per coach Kerr dopo i buoni minuti in Gara 1; Nick Young si presenta alla Oracle Arena con quella maglia di Baron Davis. Il più applaudito dal pubblico di casa è JR Smith, chissà perché. Dopo l’inno suonato dalla chitarra elettrica di Carlos Santana si parte davvero.
Due schiacciate nei primi 4 minuti di McGee costringono coach Lue al primo time-out della partita: gli Warriors partono meglio, ma tornano presto a galla i vecchi problemi di noncuranza e pressappochismo. Al primo viaggio in lunetta di JR si alza il coro “MVP! MVP!”, eppure l’avvio dell’ex Knicks è positivo. Kevin Love, uno dei motivi per cui Golden State ha aperto la partita con 10 su 10 da 2, rientra negli spogliatoi a 1:45 dalla fine del primo quarto per un problemino fisico. Tornerà alla grande pochi minuti dopo, sfruttando una brutta difesa di David West per segnare un canestro importante col fallo. I Cavs sono tutt’altro che rassegnati.
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Una sequenza chiave a metà secondo quarto: 4 punti in fila di Shaun Livingston sono intervallati da errori vari dei Cavs; una tripla di Curry porta il vantaggio di Golden State a 11 lunghezze: massimo vantaggio Warriors e Tyronn Lue deve nuovamente fermare la partita. Tre errori in fila al tiro per LeBron non pagano dazio solo grazie ad un paio di palle perse di troppo da Kevin Durant. Stephen Curry mette tutti d’accordo con due triple clamorose: una dal palleggio mentre coach Kerr urlava ai suoi di far circolare il pallone, un’altra in transizione.
“Mai visto LeBron così frustrato con gli arbitri” dice Flavio Tranquillo in telecronaca. Dopo aver chiuso il primo quarto a 10-4-5, il Re è sembrato infastidito e, non venendo tolto dal campo per tutto il primo tempo, un po’ disattento in certe situazioni. Chiude il primo tempo a 15-7-8 con 2 rubate, ma Cleveland è sotto 46-59. Alcuni fattori: Livingston e McGee (entrambi 4 su 4 dal campo nel primo tempo) e il brutto 2 su 10 di Kevin Love. L’ex UCLA, a questo punto della partita, ha sbagliato 14 triple prendi-e-tira di fila: l’ultima messa a segno in questo modo era in Gara 5 contro Boston. Cleveland esce però bene dagli spogliatoi, anche grazie a George Hill e nonostante attimi di dominio (!) su entrambe le metà del campo (!!) di JaVale McGee.
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Cleveland si riporta anche a -8, ma una bomba in transizione di Klay Thompson rimette la doppia cifra tra le due squadre. Può essere l’inizio dell’Ondata™, allora LeBron va al lavoro. Tripla senza senso e assist in transizione per una schiacciata di Tristan Thompson: a 6:27 dalla fine del terzo quarto, il punteggio recita 66-72 per i padroni di casa. Cleveland non è mai stata in vantaggio nella partita. Abbondantemente risolta quella questione triple di Love, che mette 3 fondamentali tiri dall’arco per riavvicinare nuovamente i Cavs. A 3:54 dalla fine del terzo, una rimessa lunga dello stesso Love trova LeBron sotto il canestro avversario. Una collisione con Curry e Thompson manda per terra il Re, che si rialza arrabbiatissimo, braccia aperte per chiedere spiegazioni. Fischia la Oracle Arena, coach Lue si prende il tecnico per proteste al posto del #23. Coi punti 18, 19 e 20 della sua partita, Klay Thompson inclina nuovamente il piano. La strada è sempre in salita per LeBron James, i cui cioccolatini sono spesso sprecati malamente dai compagni. La paura fa 90 per i Cavs quando David West segna dall’angolo il suo primo tiro da 3 della serie (quelli segnati in stagione regolare si contano letteralmente sulle dita di una mano), ma sulla conseguente rimessa LeBron fa cadere Jordan Bell nella trappola. Fallo con la palla ancora da rimettere in gioco, libero (segnato da Korver) e possesso. Ma quest’ultimo è gestito malissimo: recupero di Jordan Bell, Curry sbaglia la tripla sulla sirena del terzo quarto, ne nasce un alterco nei pressi della panchina dei Cavs (Kendrick Perkins ha la pessima idea di dire due cose a Steph Curry), LeBron flirta con la tripla doppia (22-8-12), 80 a 90 per Golden State e mancano ancora 12′ di gioco.
Il primo canestro dell’ultimo quarto è una bomba di LeBron James, il secondo «vale più dei 3 punti a referto» (Pessina): Stephen Curry fa impazzire la Oracle. Poi ne mette un’altra ed è +13. L’unico che non cala nei Golden State Warriors è Draymond Green, che entra in maniera fondamentale in tutte le pieghe della partita possibili. KD difende ad alto livello su LeBron, ma palcoscenico se lo prende quello col #30, bravino, Curry si chiama:
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C’è un momento in cui la partita, sostanzialmente, finisce. Kevin Love è di nuovo costretto a marcare Curry oltre l’arco: l’ex UCLA è a suo agio come Bledsoe ai Suns. Curry cede il pallone, lo ritrova per una tripla catch-and-shoot nell’angolo opposto. A rincorrerlo disperatamente per il campo c’è Kevin Love, che gli frana addosso: 3 punti + il libero supplementare. Il vantaggio di Golden State arriva quasi a 20 punti con una manciata di minuti rimanenti. Continuano a sbagliare tiri ottimamente prodotti i Cavs, il garbage time dura per i 4′ finali. Una sintesi: primo pallone giocato da Rodney Hood nella serie. Ferma il movimento di palla, palleggia da fermo un paio di volte, tira senza ritmo, prende a malapena il ferro.
Chiude col game-high 33 punti Stephen Curry, con 7 rimbalzi, 8 assist e +19 di Plus/Minus. Le 9 triple del figlio di Dell battono il precedente record di Ray Allen per maggior numero di canestri da 3 in una partita delle NBA Finals. 26 con 14 tiri per uno splendido Kevin Durant. Efficiente anche Klay Thompson: 20 punti con 13 tiri. Livingston e McGee combinano per 11 su 11 dal campo, mentre Draymond Green offre la solita prestazione a tutto tondo. Sul fronte Cavs, invece, c’è ben poco da sorridere. Ancora una volta, la partita di LeBron (29 punti, 9 rimbalzi, 13 assist, 2 rubate, 5 perse, 10 su 20 dal campo, 2 su 4 dall’arco, 7 su 9 in lunetta) è stata inutile: oltre a Love (22+10 carambole) e George Hill (15 con 12 tiri) davvero poco. Cleveland ha disperato bisogno che qualcuno del supporting cast si metta nella serie per pensare di strappare almeno una partita ai Golden State Warriors.