Fra le 4 (5, contando anche Iguodala) All-Star in quel di Oakland, Klay Thompson risulta senza ombra di dubbio fra le personalità più riservate. Sia in campo, dove magari non si mette in luce per roboanti schiacciate da far tremare il ferro, ma fra difesa e attacco è forse il perno fondamentale del meccanismo Warriors, sia fuori dal campo.
È per questo che la lunga intervista rilasciata a Shams Charania risulta come una (felice) eccezione. Come dichiarato più e più volte, anche dal padre, Klay ha nuovamente confermato l’intenzione di rimanere ancora insieme ai Golden State Warriors, partendo però da più lontano:
“Non so cosa voglia dire ‘avere la propria squadra’. So cosa voglia dire essere il leader, il capitano, ma non credo che questa sia la squadra di Steph, la squadra di KD o quella di Draymond, la mia, di Andre o del coach. Credo che questa sia la nostra squadra. Non voglio essere per forza il punto focale, perché sono stato già al top. So cosa significa vincere, e farlo anche insieme ai tuoi migliori amici. Col tempo, le cose ovviamente cambiano. È difficile per me prevedere cosa accadrà fra nove mesi. Ma non riesco a immaginarmi da nessun’altra parte.”
Thompson infatti diventerà free agent alla fine di questa stagione. Nelle scorse settimane si era parlato dei Los Angeles Lakers come possibili interessati al numero 11 degli Warriors.
Klay ha poi parlato della difesa, suo grande punto di forza, e di come spesso si sia sentito ingiustamente escluso dall’NBA All-Defensive team:
“Sono molto sicuro di quello che sto dicendo: negli ultimi anni ci sono stati dei ragazzi (nell’All-Defensive team, ndr), che mi hanno fatto pensare ‘Dai, io sono un difensore migliore di lui’. Ma è okay, fa parte del gioco. È per questo che proverò a rubare più palle, stoppare più tiri. Voglio davvero far parte di uno di questi team.”
Chissà che il solo fatto di giocare nella Baia non possa impedire a Klay Thompson di far parte di uno di questi quintetti, proprio come accusava KD qualche giorno fa.
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