Dopo settimane di visite con specialisti in giro per gli Stati Uniti, Markelle Fultz potrebbe aver ricevuto una diagnosi finale su quale sia il suo reale problema che ne sta così bloccando la carriera NBA. Secondo quanto emerso da queste visite infatti al prodotto di Washington sarebbe stata diagnosticata la sindrome dello stretto toracico superiore, come riferito dal suo agente Raymond Brothers che ha rimarcato il fatto di come finalmente sia stata definitivamente esclusa la possibilità di un problema mentale, ipotesi che in molti ormai avanzavano.
Raymond Brothers: “People were saying it was a mental problem and it is not. There’s no way you’re the No. 1 pick in the world and all of a sudden you aren’t able to consistently raise your arms to shoot …" Something is physically wrong. Now we have the answer to that problem.” https://t.co/SaO7TvldbW
La sindrome dello stretto toracico superiore, curabile tramite fisioterapia, influenza i nervi tra il collo e la spalla causando difficoltà nei movimenti.
Come emerge dal comunicato dei Philadelphia 76ers il giocatore comincerà immediatamente la fisioterapia adeguata per riprendersi da questo problema. Il tempo stimato di recupero non è ancora stato precisato, ma dovrebbe aggirarsi intorno alle 3-6 settimane.
La prima scelta al Draft della scorsa stagione ha giocato fin ora 19 partite segnando 8.2 punti di media con 3.7 rimbalzi e 3.1 assist tirando il 40% dal campo e il 56.8% ai liberi con una meccanica che è tornata ad essere inguardabile nelle ultime settimane dopo che il giocatore aveva smesso di lavorare con Drew Hanlen.
Su Markelle Fultz nelle ultime settimane si sono sprecati anche i rumors di trade con anche il giocatore che pareva aver espressamente di cambiare squadra per poter ricominciare la sua carriera NBA in un altra franchigia e allo stesso la franchigia sembrava averlo scaricato non facendolo più rientrare nei propri piani societari. Da parte dei suoi compagni di squadra nel frattempo, in particolare dal nuovo arrivato Jimmy Butler, sono arrivate parole di vicinanza:
“Vogliamo che sappia che noi crediamo nel suo recupero e che vede ritornare in forma al 100%, gli siamo vicini per qualsiasi cosa”.
La domanda che ora si fanno in molti è se questa possa davvero essere la fine della querelle che riguarda il nativo del Maryland, con la speranza quindi, di coach Brett Brown in primis, di poter riaprire in campo quel giocatore che tanto bene aveva fatto con gli Huskies di Washington.