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Golden State Warriors

NBA Playoff Preview: Golden State Warriors vs Los Angeles Clippers

A seguito di una regular season molto particolare per entrambe, Golden State Warriors e Los Angeles Clippers tornano a sfidarsi ai playoff dopo ben 5 anni.

Dal 2013 a oggi, ovverosia da quando i Golden State Warriors sono tornati ai playoff, la franchigia della baia e i Los Angeles Clippers si sono sfidate solo una volta, nel 2014, con la squadra di Doc Rivers che si è imposta per 4-3 sul gruppo allora allenato da Mark Jackson.

Quella è stata l’ultima serie che ha visto i Golden State Warriors sconfitti in un turno playoff che non corrispondesse alle NBA Finals. Non a caso Steph Curry e compagni hanno sempre mostrato di sentire la rivalità con gli angeleni, dichiarando di esser stati delusi di non aver potuto affrontarli nelle Western Conference Finals 2015. Da quel momento in poi, i Clippers sono stati sempre eliminati un turno prima di sfidare gli Warriors. Warriors vs Clippers è stata, di fatto, la rivalità fantasma più importante degli ultimi 5 anni di NBA.

Con questo 126-121 per i Clippers si è chiusa una rivalità mai realmente sbocciata ai playoff.

A partire dalla scorsa stagione, poi, l’intero scenario all’interno della franchigia di LA è cambiato: via Chris Paul, via Blake Griffin, via DeAndre Jordan. Via anche Jamal Crawford e JJ Redick.

I Golden State Warriors hanno, dunque, finalmente ottenuto il matchup che aspettavano da cinque anni, senza che nessuno dei loro rivali principali sia ancora lì a vestire la maglia della franchigia meno nota di Los Angeles.

Precedenti stagionali

La regular season 2018-19 ha avuto sapori ben diversi per le due franchigie californiane: Golden State ha vissuto tanti momenti controversi, a partire dal litigio tra Draymond Green e Kevin Durant, passando per alcune sconfitte pesantissime, dovendo, nel frattempo, convivere con gli infortuni di Steph Curry e l’inserimento di DeMarcus Cousins. Il risultato è stato un 57-25 che è valso comunque il primo posto a Ovest ai ragazzi di Steve Kerr.

I Clippers, da parte loro, hanno vissuto un’annata fuori da ogni aspettativa vincendo ben 15 partite più di quelle che erano le projection (33 W per tutti i migliori siti di scommesse) e agganciando i playoff con confortante anticipo, malgrado la cessione di Tobias Harris che ha rappresentato il loro faro fino a metà anno.
Anche se fotografata così la stagione puó quasi, erroneamente, sembrare un trionfo per gli angeleni e un crogiolo di difficoltà per la squadra della baia, i precedenti stagionali sono quasi completamente appannaggio dei Dubs, che sembrano disporre di tutte le armi giuste per contrastare questi avversari.

L’unica vittoria dei Clips, per 121-116: in quintetto per loro c’erano Tobias Harris e Marcin Gortat. 

Dopo la vittoria dei Clippers nel primo confronto stagionale, quello del 12 novembre, Golden State è sempre riuscita a battere la squadra di coach Doc Rivers, riuscendoci peraltro in maniera viepiù convincente: gli Warriors si sono imposti per 129-127 nel rematch del 23 dicembre, per 94-112 lo scorso 18 gennaio e per 131-104 nell’ultimo confronto, quello del 7 aprile, in un blow out che passerà alla storia per essere stato l’ultima gara di regular season di Golden State alla Oracle Arena.

Chiavi tattiche

Per anni, quando ci siamo trovati ad analizzare le chiavi tattiche di una serie degli Warriors, abbiamo citato come primo elemento di riferimento il ritmo: questa serie non fa eccezione, perché comunque il Pace sarà uno dei fattori portanti della serie, ma ciò che potremmo restare sorpresi analizzando proprio questo dato relativamente all’ultima regular season. I Clippers, infatti, corrono un po’ più degli Warriors: LA ha tenuto un Pace di 102.75 per tutta la stagione (settimo dato NBA secondo NBA.com/Stats), gli Warriors “solo” 101.78 (decimo dato NBA).

I Clippers, conseguentemente, giocano il proprio miglior basket quando riescono a giocare in transizione o semitransizione e non necessariamente in contropiede diretto (sono appena tredicesimi per fastbreak points nella lega), cercando di sfruttare i cattivi posizionamenti della difesa avversaria a proprio vantaggio. Quando questo non succede, non di rado l’attacco di LA fatica a creare un vantaggio e Lou Williams e Danilo Gallinari sono chiamati spesso a pagare la cauzione, cosa che hanno fatto continuativamente quest’anno, anche se con prerogative diverse.

Se Lou Williams è il capo della second unit con chiarissimi compiti di creazione individuale, Gallinari è il vero playmaker ombra della squadra, fondamentale anche quando si tratta di spingere la palla oltre la metà campo e migliorare la qualità della circolazione in casa Clippers.

Una partita in cui Gallinari ha messo in mostra ogni dettaglio della sua importanza per questa squadra.

Paradossalmente, dunque, anche a causa di alcuni difetti strutturali nella costruzione del proprio roster, i Clippers potrebbero anche aver voglia di alzare un bel po’ il ritmo della contesa: si pensi, ad esempio, ai due lunghi chiave della squadra Ivica Zubac e Montrezl Harrell, sprovvisti tanto di un tiro da tre punti credibile quanto delle dimensioni e di un arsenale di post basso tanto profondo da sostenere ripetuti attacchi a metà campo contro la squadra dotata della miglior rim protection della NBA (6.4 stoppate a gara con la miglior block% della lega).

In più, dall’altra parte, si trovrebbero ad affrontare una squadra capace tranquillamente di usare il post per generare punti a metà campo, oltre che in grado di rinnovarsi di anno in anno pur di mettere nel motore soluzioni da usare contro ogni tipo di avversario.
In questa stagione, ad esempio, hanno implementato un gran numero di midrange jumper (sono la seconda squadra della lega per percentuale di punti generati dal midrange, oltre il 15%), presi con grande efficacia e qualità, risultato delle scelte estreme che ogni difesa è costretta a fare contro di loro.

Un giocatore da seguire attentamente, comunque e qualunque sia il ritmo le sfide, sarà DeMarcus Cousins, che aggiunge a Golden State qualità nel gioco dal post e nel midrange, senza sfigurare nel resto degli aspetti offensivi. 

Se la scelta dovesse, dunque, essere quella di alzare il ritmo, i Clippers presterebbero chiaramente il fianco al contropiede di Golden State, che con 19.2 fastbreak points a gara resta la miglior squadra in campo aperto qualificata a questi playoff. Inoltre, come è ormai arcinoto, i Dubs hanno letteralmente costruito una dinastia su una pallacanestro giocata a ritmi asfissianti per qualsiasi avversario ai playoff.

Se, invece, dovessero puntare a sedare l’andamento delle gare, affronterebbero una squadra decisamente più talentuosa e piena di alternative nel gioco a metà campo rispetto a loro.

Insomma, per usare un detto statunitense: Clippers, pick your poison.

La squadra di Doc Rivers ha una sola reale chance per prolungare la contesa oltre gara quattro: riuscire, con l’aiuto della propria panchina, a portare le partite a un finale in crunch time. La panchina dei Clippers è, infatti, per distacco la migliore della lega con 53 punti abbondanti a gara (ben 23 in più di quella degli Warriors, ventottesima in classifica). La second unit di LA dovrà, dunque, riuscire a tenere in linea di galleggiamento i ragazzi di Doc Rivers per giocarsela nel finale: i Clippers hanno, infatti, racimolato ben 7 vittorie più (27 contro 20) dei loro avversari nei finali in the clutch quest’anno, con una percentuale di vittoria superiore di ben 5 punti percentuali in queste situazioni (62% contro 57%).

Impresa semi-impossibile, però, visto che a livello di starting five tra le due squadre esiste un enorme divario individuale, di esperienza e di versatilità.

Ipotizzando anche, per assurdo, che Shai Gilgeous-Alexander e Patrick Beverley compiano una serie perfetta dal punto di vista difensivo riuscendo anche a mascherare i propri difetti offensivi, per i Clippers resterebbe irrisolvibile l’enigma chiamato Kevin Durant, letteralmente non marcabile da nessun giocatore dei losangeleni. Il 35 con ogni probabilità risulterà il vero show-stopper della serie, in quanto è chiaramente in grado di dominare in post contro i migliori difensori perimetrali di LA, risultando al contempo ingiocabile lontano dal ferro per qualsiasi giocatore del frontcourt di Doc Rivers. A quel punto, se il coach ex Celtics dovesse optare per un sistema di raddoppi sistematici, è chiaro quali potrebbero essere gli spazi per i tiratori degli Warriors.

Un enigma troppo difficile per chiunque da almeno tre anni, al quale i Clippers non sembrano proprio poter trovare soluzioni.

Players to watch

Senza citare, dunque, Durant, Curry o Thompson, esaminiamo quali potrebbero essere gli atleti da seguire con interesse nella serie.

Come anticipato, il giocatore dal quale proprio nessuno potrà staccare lo sguardo in questa serie sarà, per numerosi motivi, DeMarcus Cousins. Tanto il suo enorme talento in post, quanto la sua capacità di aprire il campo tirando da tre punti a rimorchio in situazioni di semi-transizione, saranno armi alle quali Golden State potrebbe appoggiarsi molto per far prendere confidenza al suo numero 0 con la post-season (che ricordiamo, DMC non ha mai giocato), oltre che per estremizzare i difetti dei lunghi dei Clippers e costringere Doc Rivers a scelte difficili.

Proprio contro i Clippers, Cousins ha effettuato il suo rientro stagionale con una prestazione che conteneva i prodromi tecnici di tutto ciò che avremmo visto nella sua annata con i Dubs.

Sulla sponda Clippers, che chiaramente dovranno aggrapparsi al talento di Gallinari e Lou Williams per poter quanto meno mettere in difficoltà Golden State, sarà molto intrigante vedere quello che sarà l’impatto dei due rookie Landry Shamet e Shai Gilgeous-Alexander con i playoff e con degli avversari di questo livello.

Il primo ha letteralmente preso fuoco da quando veste la maglia dei Clippers, passando dagli 8.3 punti segnati in maglia Sixers agli 11 realizzati con la nuova maglia, con picchi costituiti dalla gara da 21 punti in tre quarti contro i Knicks e 20 ai Kings. Shamet, infatti, costituisce la perfetta valvola di sfogo per i ball-handler di LA, visto che è in grado di fornire sempre una ricezione pulita in uscita dai blocchi e, grazie al suo rilascio rapido, è in grado di lucrare punti sui vantaggi che i suoi compagni sono riusciti a costruire per lui.

21 punti con 7 triple: tiratore interessante questo Shamet

Per il prodotto di Kentucky, invece, il discorso si fa ancor più intrigante: per una point-guard con le sue caratteristiche fisiche, affrontare la squadra difensivamente più probante dell’ultimo lustro è una sfida estremamente interessante. Prendere faccia a faccia uno tra Steph Curry e Klay Thompson per almeno quattro partite filate sarà il momento più difficile della sua giovane carriera e, dalle risposte che darà, i Clippers potrebbero trarre importanti indicazioni. SGA costituisce, infatti, il prototipo fisico della point-guard moderna dal punto di vista difensivo: ha braccia lunghissime, fondamentali per occupare spazio e sporcare le linee di passaggio, e i mezzi atletici per aggredire la metà campo offensiva in transizione. Insomma, probabilmente farà anche qualche brutta figura, ma uno sguardo a questo giovane canadese nella serie bisognerà prestarlo.

Anche perchè le sue potenzialità difensive sono queste, non male.

Pronostico

Il divario tecnico e di esperienza tra le due squadre sembra piuttosto pressante: Golden State è la chiarissima favorita di una serie che promette comunque di intrattenere in tutte le sue gare. Difficile che il risultato sia troppo diverso da uno sweep, un secco 4-0 che Golden State ha dimostrato di poter rifilare praticamente a chiunque nel corso delle ultime post-season, senza fare alcuna differenza tra primo turno e finals.

In caso vi foste scordati com’è finita l’ultima serie playoff di Golden State.

Se la panchina di Los Angeles dovesse riuscire a funzionare al meglio potremmo forse, assistere a una quinta gara nella Baia.
In ogni caso, se per Golden State questo primo turno rappresenta il primo ostacolo sulla via che conduce al tanto agognato three-peat che potrebbe porre fine a questo super team, per questi Clippers la qualificazione ai playoff rappresenta un autentico successo su base stagionale, su cui fondare un’estate nella quale porteranno un importante assalto a Kawhi Leonard e ad altre stelle della lega.

Grazie al magistrale lavoro di Jerry West, anche in caso di sweep, il futuro dei Clippers non potrebbe apparire più roseo.

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