Old vs new.
Già questa potrebbe essere una prima chiave di lettura per la sfida al primo turno fra Denver Nuggets e San Antonio Spurs. Vero, gli Spurs non sono esattamente gli stessi degli ultimi anni, i giocatori chiave si chiamano LaMarcus Aldridge, DeMar DeRozan e Rudy Gay, ma Gregg Popovich è ancora in panchina, e anche quest’anno, come nei precedenti 21 (record NBA, obviously), si è assicurato che i texani raggiungessero la postseason.
La regular season delle due squadre ha visto percorsi profondamente diversi tra loro.
I Nuggets sono partiti con l’obbligo di tornare ai Playoff dopo l’ottavo posto sfumato solo all’ultima partita della scorsa stagione nello spareggio contro i Minnesota Timberwolves, ma fin dalle prime partite hanno superato le aspettative generali vincendo in maniera continuativa e stabilendosi nelle prime due posizioni della Western Conference.
A differenza dello scorso anno, durante il quale l’infortunio al polso di Paul Millsap aveva compromesso la continuità della squadra, Mike Malone ha trovato nella second unit un aiuto fondamentale per sopperire alle defezioni, nel tempo, di Will Barton in primis ma anche Gary Harris, Jamal Murray e lo stesso Millsap.
La second unit e, ovviamente, Nikola Jokic, leader tecnico della squadra dalla prima all’ottantaduesima partita e grande speranza di una città e uno stato, il Colorado, che aveva tremendamente bisogno di una figura come la sua per potersi finalmente e definitivamente innamorare di una delle franchigie meno fan-friendly della storia della lega.
I Nuggets arrivano dunque alla postseason come seconda forza della Western Conference dietro i Golden State Warriors, con un percorso netto per tutta la stagione. Ovvero, l’opposto di quella che è stata l’annata dei San Antonio Spurs.
I nero-argento erano alla prima delicata stagione del post Kawhi-drama, dovevano gestire l’inserimento di un nuovo simil giocatore franchigia come DeMar DeRozan e fare i conti con un roster che, in generale, non godeva dello stesso talento dei tempi migliori.
E l’andazzo è stato confermato in parte dalla regular season, che ha visto gli Spurs iniziare bene per poi subire un brusco rallentamento, migliorare ancora tra Gennaio e Febbraio ma poi crollare di nuovo durante il Rodeo Trip. Il risultato di queste montagne di russe nelle prestazioni ha visto la squadra strappare al rush finale il settimo posto – complice la serie di sconfitte dei Los Angeles Clippers – ed evitare di affrontare, di nuovo, Golden State al primo turno.
Precedenti stagionali
La serie stagionale tra Nuggets e Spurs si è conclusa sul 2-2, e non è proibitivo ritrovare un filo rosso fra tutte le partite.
Il primo incontro stagionale è avvenuto all’AT&T Center di San Antonio il 26 Dicembre, e ha visto i padroni di casa vincere 111-103 dopo una partita tirata e risolta nel finale, stessa stoyline del 102-99 in favore dei Nuggets di soli due giorni dopo, il 28 Dicembre al Pepsi Center.
Andando avanti con le settimane si trova il secondo successo degli Spurs, il 4 Marzo ancora fra le mura amiche: la partita è nuovamente in grande equilibrio e il punteggio vede trionfare Aldridge e compagni solamente 104-103:
L’ultima partita è di pochi giorni fa, il 3 Aprile, unica della stagione fra le due squadre in cui una ha dominato i 48 minuti (Nuggets) e vinto la partita con scarto rilevante (113-85 al Pepsi Center).
Due dati facili da tirare fuori guardando ai precedenti stagionali, quindi: la squadra di casa ha sempre vinto – il fattore campo potrebbe risultare fondamentale – e tre partite su quattro sono state molto equilibrate e risolte solo nel finale, segno di due squadre dai valori più simili di quanto non dica il record (54-28 per Denver, 44-38 per San Antonio).
Chiavi tattiche
San Antonio in questa stagione è stata la squadra migliore della lega per quanto riguarda la percentuale di tiri da 3 punti mandati a bersaglio, con un abbacinante 39.2% di squadra. Il downside è che le triple totali tentate dalla squadra di Popovich in questa stagione sono state 2071, valevoli per 30esimo posto su 30 nella lega: nessuno tira da 3 punti meno degli Spurs.
Il pedigree dei nero argento in questa stagione è orientato, offensivamente, al gioco dal midrange, caratteristica forzata evidentemente dai due giocatori più importanti a roster, ossia Aldridge e DeRozan, che proprio sui jumper dalla media hanno costruito le rispettive carriere.
Gli Spurs sono andati controcorrente e hanno abbracciato un tipo di tiro considerato come il meno efficiente nella pallacanestro dai dettami moderni, sfiorando i 500 midrange jumpers in più rispetto alla seconda squadra in questa classifica, i Golden State Warriors; a oggi questo tipo di conclusione va a bersaglio con circa il 43%, quinto miglior dato della lega ma da proporzionare con la quantità di tentativi in più rispetto agli altri. DeRozan e Aldridge sono i primi due giocatori della lega per tiri dalla media tentati con un distacco simile a quello con cui James Harden e Steph Curry guidano la classifica dei tentativi da 3 punti, e sono gli unici due che provano questo tipo di tiro più di sette volte a partita.
Questa partita del 10 Gennaio contro Oklahoma City è il manifesto dell’arsenale offensivo di Aldridge, che concluse con 56 punti (complici due overtime) e massacrò letteralmente la difesa dei Thunder con una serie di jumper e fade away dalla media contro cui, in serate del genere, si può fare ben poco.
Altro fattore importate per gli Spurs è la panchina: la second unit guidata da Patty Mills, Davis Bertans e Marco Belinelli è tra le migliori della lega, ha il sesto miglior net rating (1.6) ed è undicesima per punti segnati a partita (38.2).
Se le riserve sono una parte integrante di quello che è stato il successo di San Antonio in questa stagione, lo stesso si può dire, se non addirittura in quantità maggiore, della panchina dei Nuggets.
I numeri in realtà non parlano di un’eccellenza vera e propria: la second unit dei Nuggets ha il settimo miglior net rating della categoria dietro proprio agli Spurs, ed è soltanto tredicesima per punti segnati a partita (37.7). La spiegazione però è piuttosto semplice: come detto, anche in questa stagione Denver ha dovuto gestire un alto numero di infortuni, Will Barton ha saltato 39 partite di regular season, Gary Harris 24, Paul Millsap 12, Jamal Murray 7. Quando così tanti dei tuoi titolari sono costretti ai box, i giocatori di solito in uscita dal pino cominciano le partite dall’inizio e non si qualificano dunque come riserve.
La verità dei fatti è però che i Nuggets dispongono con ogni probabilità della miglior second unit della lega, forse pareggiata solo dalla lunghezza spropositata del roster dei Toronto Raptors.
Quel che colpisce però per quanto riguarda la squadra del Colorado è la crescita esponenziale vissuta da quasi tutti i giocatori non parte del quintetto iniziale: dalla conferma tra i migliori backup center della lega di Mason Plumlee all’affermazione di Monte Morris come playmaker vero e proprio – il giocatore con la miglior turnover % DI TUTTA LA LEGA – passando per l’esplosione di Malik Beasley e i breaking out di Torrey Craig e Juancho Hernangomez.
Grazie a questi giocatori Mike Malone ha sempre potuto contare sul mantenimento di identità tecnica della squadra, nonostante i vari infortuni dei titolari, e anche questa è stata una delle chiavi della continuità dei Nuggets in questa stagione.
Un’altra caratteristica importante della squadra di Malone è l’andamento nelle partite più equilibrate.
Se abbiamo visto come tre dei quattro precedenti tra Nuggets e Spurs in questa stagione siano stati indirizzati solo nei finali, il fatto che Denver sia la prima squadra della lega per vittorie in crunch time (31) è sicuramente indicativo; i Nuggets sono inoltre secondi nel plus/minus in crunch time con +55, dietro agli irraggiungibili Clippers che possono godere dell’unicità di Lou Williams.
Se anche durante la serie si confermerà la tendenza delle squadre a lottare punto a punto, l’abilità di Denver di arrivare alla vittoria nei finali potrebbe risultare decisiva.
Players to watch
Nonostante tutto, comunque, le fortune e sfortune dei Denver Nuggets passano da Nikola Jokic. Il centro serbo ha vissuto la stagione del raggiungimento di status come vera e propria stella della NBA partecipando per la prima volta all’Al Star Game, finirà tra i primi 5 candidati al premio di MVP (anche se non lo sapremo mai, solo i 3 candidati finali sono pubblici e quelli dovrebbero essere Giannis, Harden e George) e lotterà con Joel Embiid per lo spot di centro nel primo quintetto All-NBA.
Altro elemento fondamentale per Denver sarà il rendimento di Millsap, che nelle proprie mani più di chiunque altro ha le sorti del rendimento difensivo dei Nuggets; basti pensare che la sua assenza per circa tre mesi lo scorso anno causata dal problema al polso di cui sopra ha compromesso le possibilità della squadra di arrivare ai Playoff. Se Malone riuscirà a trovare una via di mezzo tra la difesa impenetrabile delle prime settimane (miglior defensive rating della lega a Dicembre) e un rendimento decisamente peggiore nella seconda parte di regular season, gli Spurs potrebbero trovarsi di fronte a un ostacolo insuperabile.
Per quanto riguarda i texani, invece, oltre ovviamente ai già citati Aldridge e DeRozan sarà fondamentale l’apporto di Derrick White; la guardia da Colorado ha vissuto la miglior stagione in carriera, e dopo essere tornato dall’infortunio di inizio stagione ha occupato in pianta stabile un posto in quintetto accanto a DeRozan.
Altro giocatore più che fondamentale per gli Spurs è Rudy Gay, reinventatosi come veterano iper-efficiente e barometro importante per l’attacco; l’ex Grizzlies e Raptors, inoltre, costituisce un potenziale mismatch rischiando di creare più di qualche problema ai Nuggets, che potrebbero faticare a trovare il difensore giusto da accoppiare proprio con Gay.
A lui e la panchina il compito di alleggerire anche in minima parte il peso offensivo sulle spalle dei due leader della squadra e fungere da valvole di sfogo dell’attacco.
Pronostico
Il fattore campo, come abbiamo visto analizzando i precedenti stagionali, potrebbe risultare decisivo.
Denver giocherà in casa le prime due partite della serie, e il rendimento di Jokic e compagni tra le mura amiche rischia di compromettere in partenza i piani degli Spurs; i Nuggets, infatti, hanno chiuso la stagione con il miglior record casalingo di tutta la lega, vincendo 34 partite su 41 giocate al Pepsi Center (una vittoria in più rispetto ai Bucks, secondi in questa classifica).
L’attitudine a vincere davanti al proprio pubblico, unita alla capacità di giocare meglio nei finali in crunch time e una dose di talento obiettivamente superiore potrebbero bastare per bilanciare l’inesperienza ai playoff e permettere ai Nuggets di accedere al secondo turno.
Il mio pronostico personale è 4-2 in favore di Denver.
Commento