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NBA, Doc Rivers loda Beverley: “È come Chris Paul e Rajon Rondo”

Il coach dei Clippers sta gradualmente lasciando in mano la gestione dell’attacco al suo play

Dopo la brutta battuta d’arresto contro i Memphis Grizzlies, i Los Angeles Clippers hanno ripreso la propria marcia vincendo contro i New York Knicks. Nella notte la compagine californiana ha superato gli avversari con il risultato di 135-132 mandando 3 giocatori oltre quota 30 punti in un singolo match (Harrell 34, George 32 e Williams 32, ndr) che vale il record di franchigia.

La soddisfazione più grande, però, per coach Doc Rivers è stata la possibilità di ‘delegare’ completamente ogni chiamata offensiva al suo playmaker: Patrick Beverley. Il coach dei Clippers, infatti, nel post partita si è detto davvero soddisfatto del ruolo di Pat all’interno della squadra, lasciandogli sostanzialmente carta bianca per ogni decisione da intraprendere nel corso del match durante la fase d’attacco:

“Stiamo facendo molte cose insieme. Prima di ogni partita gli diamo un playbook con le chiamate offensive migliori e lo tiriamo fuori anche durante i timeout cosicché lui possa sempre consultarlo. Lo potete vedere afferrare questi fogli nei timeout se ci fate caso ed è davvero bravo. Nel corso della mia esperienza in NBA l’ho fatto fare solamente a due altri miei playmaker e sono Chris Paul e Rajon Rondo. Oltre a loro 2, non ho mai dato delega a nessun altro di chiamare gli schemi durante la partita perché non potevano gestirlo. Pat invece sì. Con lui stiamo cominciando pian piano a dargli in mano il peso dell’attacco, sta diventando sempre più bravo nella gestione.”

Beverley, che ha firmato un contratto triennale da 40 milioni di dollari durante la scorsa estate, si è fatto un nome nella Lega come difensore di livello e rognoso per ogni avversario. Con questa nuova fase della sua carriera, Rivers gli sta consegnando anche le chiavi dell’attacco per renderlo sempre più decisivo e autonomo. Queste le parole del play:

“Negli ultimi 3 anni ho sempre sentito il coach urlarmi ogni chiamata… Ora invece lo vedo sorridere anziché urlarmi in continuazione. Faccio tutto quello che c’è da fare per portare questa squadra alla vittoria. Vado sul parquet con l’intenzione di fare sempre la cosa giusta, e non mi importa troppo se farò 40 punti o 4 punti, cerco solo di influenzare il nostro gioco in altri modi. Finora il mio modo di gestire le partite sta avendo un impatto positivo, ma posso migliorare ancora.”

 

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