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Film e Libri NBA

“A tutto Shaq”, biografia del più grande personaggio NBA di tutti i tempi!

Per il terzo appuntamento della rubrica “Film e Libri NBA” parliamo del libro “A tutto Shaq”, edito da B&CEditore, scritto con l’ausilio della “solita” Jackie MacMullan (è autrice anche del libro su Magic e Bird, recensito qualche settimana fa).

Partiamo subito mettendo in chiaro una cosa. Shaq non è una persona come le altre, ma soprattutto non ha una personalità comparabile a quella di tutte le altre star dello sport. E’ uno dei personaggi più polivalenti degli ultimi decenni visti in azione nello sport professionistico mondiale. Può tranquillamente vantare di essere un rapper che ha venduto milioni di copie, un brillante uomo d’affari, il simpatico protagonista di un reality a lui dedicato e a tempo perso essere anche uno degli eletti presenti all’interno della Hall Of Fame del basket NBA, con tanto di maglietta celebrativa appesa al soffitto dello Staples Center (e ci mancherebbe altro!).

Di fronte a tutto questo diviene svilente definire soltanto interessante una biografia dedicata ad una tale personalità. E’ un libro per tutti, fatto non solo per gli amanti della palla a spicchi, in cui il centro ex Lakers (tanto per citarne una) ci fa entrare nel suo mondo, raccontandoci retroscena riguardo a questioni rese note e distorte dai cronisti dell’epoca e allo stesso tempo svelando particolari della sua vita ignoti, che aiutano ad inquadrare un personaggio “immenso”, altrimenti difficilmente circoscrivibile. L’amore/odio con Kobe, ad esempio, è una delle questioni che entra nel racconto quando si inizia a parlare dei Lakers e viene portata avanti fino in fondo alla lettura, riemergendo in superficie ogni qual volta Shaq senta il bisogno di puntualizzare e chiarire a noi lettore le dinamiche di tutto quello che è successo (non vi nascondo che diventare “persone informate dei fatti” riguardo ciò fa godere non poco un appassionato di basket come me).

Allo stesso tempo però, l’interesse del lettore viene anche mosso verso altre tematiche che il protagonista si porta dietro. Dalle difficoltà di crescere in una città difficile come Newark alle botte che il padre non ha mai mancato di dargli, verso cui però Shaq porta un rispetto che nonostante tutto trasuda dalle parole che usa per descriverlo. Dal ritorno del papa’ naturale, uscito fuori casualmente proprio nel momento in cui ha iniziato a staccare assegni milionari, alla carriera da poliziotto, voluta fortemente dal giocatore che, anche durante la carriera da professionista, non ha mai mancato una lezione, partecipando a retate e diventando uno “sbirro” a tutti gli effetti, senza prendere corsie preferenziali che la sua posizione gli avrebbe garantito.

Nel libro si raccontano decine di episodi esilaranti della sua vita, nei quali il lettore vaga piacevolmente, alternando a racconti riguardo ad allenamenti massacranti (vedi ad esempio quelli con Pat Riley a Miami) minuziose descrizioni di come abbia modificato una Lamborghini argentata per far si che un omaccione di 215 centimetri potesse guidarla (auto finita poi nelle mani di Stoudemire nel periodo passato a Phoenix da Shaq).

Attorno a tutto questo poi, ovviamente, si dipana tutto il racconto della carriera cestistica di O’Neal, dettagliando più le questioni emotive, contrattuali, emozionali che non quelle tecniche/tattiche che il campo forniva. Nel libro si parla con la stessa ostentata indifferenza sia dei periodi difficili (vedi le prime stagioni ad Orlando, o quelle dopo il three peat ai Lakers), sia di quelle gloriose (i 4 titoli vinti sono tanta, ma tanta roba). Non ci viene raccontato di come lui e Kobe, a prescindere dalle incomprensioni, fossero sostanzialmente immarcabili in campo (per quello ci sono i video), ma ci parla di quello che era il suo stato d’animo, il suo ruolo all’interno dello spogliatoio, il suo rapporto con personalità immense come Jerry West o Kareem Abdul Jabbar, citati perché emblema di come Shaq possa essere un giocatore che divide. Con il primo infatti può vantare un grande rapporto di stima ed affetto, con il secondo non arriva a scambiare neanche un saluto di cortesia.

Non pensate che il basket non sia L’argomento del libro, anzi. Per rendere l’idea basti pensare che stiamo parlando di un giocatore che ha chiuso la carriera con 4 titoli vinti, 15 partecipazioni all’All Star Game, 28.596 punti, 13.099 rimbalzi,3.036 assist e 2.732 stoppate. E’ stato compagno di squadra di Kobe Bryant, LeBron James, Dwayne Wade, Paul Pierce, Kevin Garnett, Steve Nash, Alonzo Mourning (solo per citarne alcuni), sui quali non risparmia giudizi e critiche, come sugli allenatori, sullo staff medico, sulle città e sui tifosi che l’hanno osannato e criticato nell’arco dei suoi 19 anni di NBA.

E’ il classico libro che lo appena finisci di leggere ti vien voglia di parlarne con qualcuno, per raccontare tutte le curiosità e gli aneddoti che hai scoperto. In questa recensione ho cercato in tutti i modi di evitare di scendere nel dettaglio, sia perchè per raccontare tutto avrei fatto notte, sia per non rovinare il gusto della lettura a quei pochi di voi che spero si lascino invogliare.

Shaq è uno che ce l’ha fatta, nonostante avrebbe potuto vincere più titoli e “segnare più tiri liberi”, come per sua stessa ammissione. Per questo mi sembra giusto concludere con una delle frasi finali del libro, in cui dice:

” Quando mi guardo indietro so di aver fatto le cose a modo mio. Non tutti sono stati d’accordo con le mie scelte, è ovvio, ma ognuno è libero di esprimere la propria opinione. Alla fine però quelle scelte mi hanno portato a vincere quattro anelli e ad avere degli splendidi ricordi, che non scambierei con nulla al mondo”

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