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San Antonio Spurs

Preview Playoff 2015: Los Angeles Clippers – San Antonio Spurs

Primo turno di Playoff, terza contro sesta. Un modo fin troppo riduttivo per definire forse la serie più avvincente ed equilibrata di questo tardo Aprile. Il miglior attacco NBA (CP3, ne sai qualcosa per caso?) contro una delle migliori difese. La squadra più in forma degli ultimi 40 giorni (si, citofonare Leonard per ulteriori spiegazioni) contro quella che grazie alla zampata finale è riuscita ad aggiudicarsi il fattore campo, vantaggio non da poco in una serie in cui ogni particolare potrà fare la differenza.

56 vittorie l’una, 55 l’altra. 2 grandissimi allenatori. Tanti gli aspetti, le tendenze e le chiavi di lettura da porre in evidenza. Andiamo con ordine.

COME ARRIVANO AI PO

Gli Spurs, protagonisti di una delle più travagliate (e “perdenti”) Regular Season della loro storia (nonostante questo sono arrivate per la 16esma consecutiva almeno 50 vittorie, lockout esclusi), hanno vissuto una conclusione di stagione straordinaria, avendo ritrovato brillantezza e qualità di gioco smarrite dopo le Finals dello scorso giugno. I dati da fine Febbraio ad oggi sono eloquenti:

14,1 di Net Rating (i Warriors secondi sono a 11,1, per intenderci), 4 sole sconfitte (tra cui i 57 di Irving, il “suicidio sportivo” contro i Mavs e l’ultima sanguinosissima gara contro i Pelicans) ed in generale un’armonia offensiva ritrovata. Attacco fatto di “Speed and Space”, di corsa e di spazio. Tanti passaggi e tanto movimento.

I ragazzi di coach Popovich sono terzi in fatto di “passaggi a partita”, quasi 467 a gara. Indicatore di buona salute cestistica? Non per forza, visto che i secondi in graduatoria sono i Knicks e quarti i 76ers (non proprio gli attacchi più efficaci della Lega). Perché? Passarsela senza muoversi lascia il tempo che trova. Tocca far andare le gambe, anche parecchio. Ed in questo i texani sono maestri.

Mills, Joseph e Parker. 3 dei primi 6 giocatori elencati per “Km percorsi su 48 minuti” sono i playmaker degli Spurs. Gambe in spalle e pedalare, quindi. Ciò che ne vien fuori è un attacco che tiene molto poco ferma la palla (57,8% delle volte che un giocatore entra in possesso della palla la tiene tra le sue mani meno di 2 secondi) e che in generale gioca molto poco in isolamento (“4 down” di Duncan in post basso a parte).

Un esempio su tutti di efficacia e rapidità? Danny Green.

Leader per punti realizzati da spot-up di tutta l’NBA. Efficienza offensiva pari al 62% su base stagionale (nella parentesi finale si parla del 75% di eFG%, cifre senza senso). Il tutto corroborato da una qualità difensiva in netta crescita (99,1 di DefRtg nell’ultimo periodo), di rotazioni sempre lunghe ed affidabili (come nel caso del lanciatissimo Baynes, utile protagonista durante l’assenza di Splitter) e di una chimica di squadra al solito invidiabile.

Veniamo ora ai Clippers. Stagione fondamentalmente a “specchio” rispetto alla precedente quantomeno sotto l’aspetto dei risultati (56 vittorie questa stagione, 57 la scorsa) arrivando per la terza volta consecutiva oltre le 55 vittorie, ma con un dato che potrebbe portare in evidenza una maggiore coesione di squadra e di gioco ed una maturità, forse, finalmente raggiunta: nelle 19 partite in cui è stato assente Blake Griffin, uomo chiave dell’attacco dei Clips, avvenute tra l’altro nel cuore della regular season ovvero tra Febbraio e Marzo, la franchigia ha ottenuto 11 vittorie dimostrando di sapere “tenere botta” all’assenza del loro principale terminale offensivo ed ottenendo praticamente lo stesso numero di vittorie della scorsa stagione.

Per i Clippers invece c’è una statistica che parla per tutte: secondo miglior attacco della lega con 106.7 punti a partita dietro ai mostruosi Warriors (110 per loro). La difesa è invece da migliorare, dato che i ragazzi di Doc Rivers sono sedicesimi, con 100.1 punti subiti ogni gara, molto indietro rispetto a realtà come Milwaukee (ottava, 97.4) o Charlotte (settima, 97.3 e non parteciperà nemmeno ai playoffs): un margine dunque di soli 6.6 punti che, nella parte della stagione che conta, andrà drasticamente implementato, poiché difficilmente gli Spurs perdonano lacune difensive lasciate a loro disposizione.

Il net rating di Paul e compagni è di fatti molto inferiore rispetto agli Speroni, ovvero di 6.9, che si riduce drasticamente nelle partite giocate fuori casa (5.5) mentre si innalza quando i Clips hanno il fattore campo (8.2):la parola d’ordine, a partire da domenica notte, dovrà dunque essere “equilibrio”. Equilibrio che come dicevamo precedentemente è stato per ora trovato in attacco dove i Clippers hanno molte frecce a disposizione del loro arco, a cominciare dall’ottima percentuale da 3 punti pari al 32.7 % con J.J. Redick, Jamal Crawford e Chris Paul che hanno rispettivamente il 44.8, il 32.7 e ed il 39.7 percento da fuori; un Blake Griffin che si è piano piano impadronito del regno del post, sia basso che medio e che si accinge a dare un contributo ben oltre alle sue spettacolari azioni al ferro; ed infine, per citare un tale Federico Buffa, una costante del gioco dei Clippers: “puoi portare i Clippers fuori dalla Lob City, ma non puoi portare la Lob City fuori dai Clippers”, con un Chris Paul pronto a sfruttare la straordinaria prepotenza di DeAndre Jordan e Blake Griffin quando si tratta di prendere il volo.

Tuttavia i Clippers sono terzultimi per quanto concerne il movimento e la distanza percorsa dai propri giocatori durante ogni gara: una media di 26 km a partita contro gli oltre 28 degli Spurs: due km in meno che in un campo di pallacanestro ed ai ritmi dei playoffs risultare fatali per i Clippers data la già citata perfezione di circolazione di palla in movimento di San Antonio contro cui dovranno vedersela. La domanda che ci viene spontanea è però questa: cosa accadrebbe alla squadra con il miglior attacco della lega se implementasse la quantità (e la qualità) di movimento?

Il fatto che tra i 40 giocatori che si muovono di più all’interno del parquet, ci sia solamente Redick oltre la trentesima posizione è senza dubbio uno squillo d’allarme. Una squadra ferma si, ma che sa decisamente come passare la palla a spicchi: 24.8 assist a partita, la terza nella Lega con quasi 2000 passaggi da cui sono scaturiti punti. Il principale protagonista? Quello che gioca con il 3 sulle spalle.

UOMINI CHIAVE

Kawhi Leonard: MVP delle scorse Finals, centro di gravità permanente in un sistema in cui nessuno è indispensabile. Tranne lui. Qualche settimana fa, il “passaggio di consegne” definitivo. Prima conquistato sul campo (vedere per credere).

E poi sigillato dalle parole di Parker.

Una dinastia che ha trovato il suo erede naturale. Cresciuto come realizzatore, uomo ovunque (e su chiunque) in difesa. I 16 punti e mezzo e 7 rimbalzi a partita di media sono davvero l’ultimo degli indicatori sulle qualità del giocatore proveniente da San Diego State. Molto più interessante il Net Rating delle ultime 24 gare: 19,4. Fondamentale.

Tim Duncan: dopo 17 anni ancora qui, ancora protagonista, ancora a giocarsi i PO (sempre presente da quando è arrivato in NBA). A breve 39enne, ma nonostante questo saldamente leader tecnico ed emotivo dei neroargento. Un dato su tutti per descriverlo, anzi, una data.

8 Marzo. “Festa delle Donne” penserete voi. Non solo. Nella vittoria 116-105 contro i Bulls, Duncan gioca 28 minuti e dopo 1310 partite, chiude la gara senza mettere a referto un singolo canestro dal campo. MILLETRECENTODIECI partite. Serve altro? Mmm, direi di no.

Boris Diaw: innesto decisivo in uscita dalla panchina, quattro atipico in grado di giocare sul perimetro e che permette di aprire il campo in attacco nonché utilissimo difensore in grado di cambiare su ogni blocco. Detta così, non ci sarebbero dubbi: dategli il premio di sesto uomo dell’anno!

In realtà non è tutto rose e fiori. Discontinuo come pochi, eclettico, lunatico. Il suo contratto prevede di arrivare con un determinato peso forma ai nastri di partenza della post season e il ragazzone francese sembra aver preso sul serio la cosa (anche perché ci sono in ballo un bel po’ di verdoni). Come già dimostrato lo scorso anno, buona parte delle fortune degli Spurs passano attraverso le sue mani.

Chris Paul. Inutile girarci intorno. Primo uomo della lega in questa stagione per assist distribuiti, 10.2 (838 totali) accompagnati da quasi 20 punti di media (19.1); una doppia doppia a partita dalle cui mani passano circa la metà degli assist totali dei Clippers durante ogni gara. Indubbiamente il leader di questa franchigia, il cervello, il cuore pulsante dei Clippers da cui verosimilmente passeranno tutti i possessi decisivi che, per reinterpretare un’espressione storica del gioco, si traduce in “Paul to…anybody”.

Da grandi poteri derivano grande responsabilità, diceva un vecchio adagio: la difficoltà più importante per Paul sarà semplicemente quella di fidarsi dei propri compagni i quali, viceversa, avranno il compito principale di farsi trovare sempre pronti.

Blake Griffin: Come affermato sopra, il principale terminale offensivo dei Clippers, con 21.9 punti di media, accompagnati da 7.6 rimbalzi e 5.3 assist. Negli anni il suo stile di gioco, specialmente nella metà campo offensiva, si è molto evoluto: oltre alle sue fenomenali azioni al ferro, ha implementano il lavoro in post up, anche dal medio, così come ha allungato il suo range di tiro puntualizzato da una meccanica sempre in miglioramento: potenzialmente un giocatore quasi perfettamente completo, qualora continui a migliorare le sue “lacune” di formazione cestistica in funzione del suo straordinario atletismo.

Poi però c’è la metà campo difensiva, dove un giocatore che ha la sua già ampiamente osannata forza fisica può senza dubbio contribuire di più. A lui (ed a Rivers) il compito di bilanciarsi in modo da avere a disposizione un giocatore devastante su entrambi i lati del parquet.

DeAndre Jordan: Discorso opposto rispetto a Griffin. Una doppia doppia di media anche per lui di Rodmaniana memoria, con 15 rimbalzi a partita; il “problema” per un dominatore del pitturato come lui è che i punti ogni gara sono solo 11.5. Jordan è senza dubbio un giocatore dall’attitudine difensiva come mostra il fatto che i suoi 15 rebounds (quasi la metà dei rimbalzi di tutti i Clippers per ogni partita), oltre 10 riguardano la difesa del proprio canestro, mentre neanche 5 rimbalzi sono puramente offensivi.

Sarà dunque fondamentale il suo apporto in attacco, che dovrà essere sicuramente più consistente al fine di offrire importanti opzioni a Paul e compagni e dare un ricambio “fisico” a Griffin per la lotta nel pitturato offensivo.

GLI ALLENATORI

Doc Rivers. 13 anni da professionista in NBA come giocatore, 16 come allenatore. Ha già vinto, nel 2008, con i Boston Celtics,ed è un risultato ancora più importante se si pensa ai nomi che componevano quel meraviglioso spogliatoio: Garnett, Pierce, Allen ed un giovanissimo Rondo. Non si guida una squadra così “ingombrante” senza una personalità straripante e schemi di gioco chiari e precisi, assimilati con convinzione dai giocatori. Il roster è buono ed ha un potenziale ancora molto esplorabile; se riuscirà a far rendere al massimo i suoi giocatori ed a limitare gli ancora troppo presenti momenti di amnesia generale, regalerà ai tifosi dei Clippers momenti decisamente importanti.

Gregg Popovich: Da più parti considerato il miglior coach della Lega, ha da poco superato le 1000 vittorie in carriera e gira (in senso figurato, ovviamente) da 10 mesi a questa parte con un grosso anello al dito. L’ultimo obiettivo rimasto da conquistare è il Repeat, impresa mai riuscita al duo Duncan-Popp, coppia indissolubile ed unicum nel panorama sportivo mondiale.

Più del 50% dei matrimoni negli States non durano 10 anni. Se loro stanno insieme da 18 deve esserci per forza qualcosa di particolare.

PRONOSTICO

Serie equilibrata e appassionante. Gara 7 non è da escludere, anzi. Se costretti diciamo 4-3 per i Clippers, ma guai a dare per sconfitti gli Spurs.

CALENDARIO DELLA SERIE

Game 1 – Sun. April 19, San Antonio at L.A. Clippers, 10:30 PM, TNT
Game 2 – Wed. April 22, San Antonio at L.A. Clippers, 10:30 PM, TNT
Game 3 – Fri. April 24, L.A. Clippers at San Antonio, 9:30 PM, ESPN
Game 4 – Sun. April 26, L.A. Clippers at San Antonio, 3:30 PM, ABC
Game 5 – * Tue. April 28, San Antonio at L.A. Clippers,TBD
Game 6 – * Thu. April 30, L.A. Clippers at San Antonio,TBD
Game 7 – * Sat. May 2, San Antonio at L.A. Clippers, TNT

*Articolo scritto a 4 mani con Simone Maccari, il quale si è occupato della stesura di tutta la parte relativa ai Clippers.

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