Alzi la mano chi, da tifoso azzurro, nel leggere l’urna dello scorso giugno che ha relegato l’Italia nel girone B di Euro 2015, non abbia avuto un brivido lungo la schiena nel leggere il nome Spagna. Perché in effetti gli spagnoli sono ormai da una decina d’anni la squadra sulla carta più forte dell’intero continente, sempre sul podio nelle ultime 4 edizioni degli Europei, forse con l’Argentina l’unica squadra in grado di impensierire veramente gli USA per il predominio globale nel corso del nuovo millennio. Eppure, in un girone veramente d’acciaio inox che ci vede in compagnia di compagini certamente ostiche come la Germania del sempreverde Dirk Nowitzki e la Turchia dei giganti, le Furie Rosse del basket potrebbero non essere il pericolo pubblico numero uno: stando ai recentissimi risultati, c’è una Nazionale se possibile ancora più temibile, che viene da un Mondiale a dir poco eccellente e che punta a ripetersi nella rassegna europea con un gruppo per buona parte invariato. Stiamo parlando della Serbia vice campione del mondo, guidata da quella vecchia volpe che risponde al nome di Sasha Djordjevic.
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IL PALMARES
E’ inutile, qualsiasi squadra slava su un parquet incute necessariamente timore e rispetto: e non può che essere così vista la tradizione cestistica della vecchia Jugoslavia. Dalla sua dissoluzione la Serbia pare la Nazionale che più ha ereditato quella consuetudine vincente nella pala a spicchi: dal solo 2006, anno a partire dal quale la rappresentativa si presenta senza più il Montenegro divenuto indipendente, l’attuale Nazionale serba non ha brillato particolarmente nei tornei continentali (un argento nel 2009, ma un 14°, 8° e 7° rispettivamente nel 2007, 2011 e 2013) facendo invece molto bene nei due Mondiali disputati (quarti nel 2010 e come detto secondi l’anno scorso cedendo solo agli Stati Uniti di uno scatenato Kyrie Irving), dando così continuità all’argento ottenuto anche nei Giochi del Mediterraneo nel 2013. Al contrario dunque della Spagna, parsa in flessione agli ultimi Mondiali nonostante il Dream Team messo in piedi per il torneo casalingo, la Serbia sembra invece in rampa di lancio, con un gruppo rinnovato nel recente periodo e relativamente giovane in molti elementi chiave.
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Teodosic contro Bargnani in un precedente di Italia-Serbia. I due si incontreranno di nuovo a breve… (credits to www.sportlive.it)IL GRUPPO
Altro elemento che autorizza ad affiancare la Nazionale balcanica ai temibili spagnoli, se non addirittura a considerarli favoriti nel pronostico rispetto agli iberici, è il fatto che questi ultimi si presentino a Berlino con parecchie assenze non indifferenti (Marc Gasol, Jose Calderon, Ricky Rubio, Serge Ibaka) e un gruppo quindi giocoforza in gran parte nuovo, mentre la squadra di Djordjevic arriverà a questo nuovo impegno con un roster in gran parte simile a quello medagliato un anno fa proprio a Madrid, senza un leader dichiarato ma con parecchie punte in grado di alternarsi nel ruolo di trascinatore di turno. L’elemento forse di maggior talento puro è uno dei pochi tra i big della squadra a non aver avuto a che fare con la NBA: Milos Teodosic pecca infatti sicuramente di continuità e talvolta anche di atteggiamento, ma è forse il miglior playmaker puro dell’intero torneo dopo Tony Parker, nonché il giocatore di maggior esperienza internazionale di questa Serbia a dispetto dei soli 28 anni. Chiaro dunque come un suo apporto positivo e continuativo sarà cruciale per il cammino della Nazionale di Djordjevic. Altro elemento da cui ci si attende parecchio non può che essere l’ultimo MVP dell’Eurolega, quel Nemanja Bjelica che dopo questo Europeo andrà a cercare ulteriore fortuna anche oltreoceano, a Minnesota. Ala dotata di inside-outside game (quello che gli americani chiamerebbero stretch-four), Bjelica è un jolly non indifferente per una squadra che tende ad allargare il campo, senza che con lui vada a perdersi fisicità e presenza a rimbalzo. Lungo d’area di riferimento sarà invece ancora una volta Miroslav Raduljica, da qualche anno tra l’NBA (Milwaukee e anche lui Minnesota), la Cina e ora il ritorno in Europa al Panathinaikos, il quale garantisce fisicità e punti nel pitturato a una squadra come detto altrimenti molto perimetrale (specie dopo la rinuncia alla Nazionale del veterano Nenad Krstic, principale assente di questa spedizione rispetto allo scorso Mondiale). Gioiellino dal roseo futuro, ma anche dal buonissimo presente, è la guardia tiratrice classe 1992 Bogdan Bogdanovic, scelto già nel 2014 alla 27 dai Phoenix Suns e attualmente in forza al Fenerbahce. Come già l’anno scorso al Mondiale spagnolo, saranno di nuovo questi quattro le colonne portanti di una squadra il cui quintetto dovrebbe essere completato dall’ala Nikola Kalinic (non esattamente l’ultimo arrivato…); dalla panchina invece Djordjevic dovrebbe trovare minuti di qualità dai vari Stefan Markovic, Zoran Erceg, Marko Simonovic, nonché da un gradito ritorno in Nazionale come quello di Nemanja Nedovic, assente allo scorso Mondiale. La guardia Dragan Milosavljevic, il centro Ognjen Kuzmic e il giovanissimo ma molto interessante Nikola Milutinovic vanno a completare una formazione eccezionale nei primi cinque ma anche abbastanza profonda da coltivare ambizioni importanti, specie dopo il risultato del Mondiale.
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Bogdanovic contro il francese Evan Fournier nello scorso Mondiale (credits: www.heraldsun.com.au)LE ASPETTATIVE
E’ inevitabile che con un gruppo così ben fornito in ogni ruolo e dopo un secondo posto mondiale la squadra di Djordjevic si presenti con grosse ambizioni a questa kermesse europea. Nonostante alcuni passaggi a vuoto che sovente affliggono alcuni suoi elementi, sulla carta la Serbia parte seconda a pochissime altre formazioni del torneo, e tra queste come detto forse non compare nemmeno la ridimensionata Spagna: ragion per cui non sono poche le possibilità di vedere i serbi in cima anche a un girone tanto ostico come il B. A livello globale invece obiettivo minimo di Teodosic e compagni è la qualificazione alle Olimpiadi di Rio, con l’ambizione che essa arrivi già quest’estate, senza bisogno del Torneo di qualificazione di luglio 2016: solo i primi due posti infatti danno accesso diretto al torneo olimpico, e dopo la finale mondiale Djordjevic, da vero vincente qual è sempre stato, probabilmente ci ha preso gusto…