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Eurobasket 2015

Troppo Teodosic e poche motivazioni. L’analisi di Italia-Serbia

Nonostante il -19 non ci tocca disfare le valigie. No, il volo per Lille era già stato prenotato dopo la vittoria con la Germania e nessuno poteva più impedirci di salire. Stress, tensione, ansia, agonismo. Tutto scaricato. Tutto (fortunatamente) positivamente archiviato.

In ragione di questo la gara disputata ieri con la Serbia vive e va letta alla luce di mille e una attenuanti. Ma non per questo non va ritenuta indicativa di come questa squadra sia cambiata nell’arco di soli 5 giorni. A prescindere dal risultato.

Il vero cambiamento difatti è prima mentale che tecnico. Attitudine prima ancora che tattica. Lo scivolamento difensivo a contenere il piccolo di turno in penetrazione non può averlo insegnato Pianigiani a Bargnagni (giusto per citarne uno a caso), durante il giorno di riposo tra le  gare con Islanda e Spagna.

No, è uno scatto in avanti. Una crescita tanto attesa quanto felicemente salutata da tutti noi.  Un moto d’orgoglio, quelle famose palle di cui tanti parlano e che così in pochi dimostrano di avere. La difesa che diventa poi veicolo dell’attacco.

“Se proteggo il ferro, mi piego sulle ginocchia, allora mi guadagno anche possessi in attacco”.

Con la Serbia i tiri sono stati 14, ma in generale nelle ultime 3 il coinvolgimento offensivo di Bargnani è totalmente cambiato. Come facilmente intuibile anche dal frame riportato di seguito.

Andrea con i piedi fuori dall’arco è un rebus offensivo non da poco per le difese avversarie. Basta dargli ritmo e prende il tiro senza esitare. Markovic è costretto a stargli francobollato, evitando anche che il Mago metta palla a terra (come ha dimostrato di poter fare contro i vari Gasol, Nowitzki ecc). A questo punto, vista anche la difesa “flottata” di Bjelica, per i compagni attaccare diventa più semplice.

Basta tagliare. Come Gallinari in questo caso (e poi si, “o famo strano”, come è diventato d’uso comune dire).

Certo è che non tutte le pecche e i difetti siano magicamente scomparsi. Abbiamo girato in maniera evidente qualche vite in difesa, ma ciò non toglie il fatto che ad esempio non disponiamo di uno specialista difensivo. Non è una novità, ma diventa ancor più evidente quando si va a leggere il tabellino al termine della contesa.

Che sia un danzante Gasol nei pressi del ferro, un penetratore micidiale come Schroder o un tiratore visionario come Teodosic, poco cambia. Il trentello (per loro) è dietro l’angolo e i nostri antidoti sembrano più che altro dei miseri paliativi, non in grado di fermare l’emorragia.

A questo poi si aggiunge una complessiva difficoltà nel reggere le situazioni di reparto.

Vediamo questa situazione. Sulla palla abbiamo sofferto contro i serbi la capacità di Teodosic di alternare soluzioni personali (quando “la mette” anche da 3 allora diventa complesso per chiunque, non solo per Cinciarini) a passaggi favolosi per i compagni.

In questo caso è già andato via alla marcatura di Gentile e tutta la difesa azzurra è concentrata su quanto accade col pick&roll. Tutti tranne uno. Proprio il Cincia, finito sulle piste di Markovic, il quale non si avvede del blocco cieco che gli viene portato alle spalle (cerchietto rosso).

Il movimento sul lato debole viene totalmente perso, la difesa non si adegua. Nessuno si rende conto del taglio, in sostanza. Due comodi punti da sotto.

Tutto questo può certamente essere limato, così come accaduto per i rimbalzi d’attacco. Dopo il disastro contro la Turchia, gli adeguamenti stanno portando i loro frutti. Con la Serbia (specialista nel fondamentale) lo scarto è stato contenuto (9-5) e più in generale la sofferenza sotto le plance è molto meno evidente.

Merito degli esterni che hanno iniziato ad andare a rimbalzo, dicono in molti nel bar sotto casa (eh si, perché in questi giorni ANCHE al bar si parla di basket). Sempre e solo questione di atteggiamento.

Come il non piangersi addosso o il non cercare alibi. Come il non far presente in un articolo di commento alla gara che Belinelli è rimasto precauzionalmente a riposo e che Gallinari è rimasto seduto un po’ più del solito per lo stesso motivo.

Ormai siamo una squadra consapevole. E soprattutto siamo agli ottavi. Anche perché, nonostante il -19, non dobbiamo disfare le valigie. #SiamoQuesti

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