A sole 24 ore dall’annuncio ufficiale del suo passaggio da Houston a Brooklyn, James Harden ha raggiunto la Grande Mela per sottoporsi alle visite mediche di rito – ovviamente superate – e alla conseguente conferenza stampa che ha dato l’occasione al ‘Barba’ di chiarire i retroscena legati al suo addio ai Rockets. Queste le parole di Harden, il quale ha espresso subito la sua impressione, positiva, sulla sua nuova avventura:
“Dopo diversi anni a Houston, per me questo è un nuovo inizio. Riparto da zero in una organizzazione super da cima a fondo e con un talento incredibile, con una vera chance di lottare per il titolo: significa tanto per me.”
“Non ho mancato di rispetto a nessuno. Questi ragazzi erano appena arrivati a Houston. Io sono stato lì per diverso tempo. Ho conosciuto gli alti e bassi dell’organizzazione. Ho solamente detto che il livello generale della squadra non era abbastanza buono per poter lottare per il titolo. A questo punto della mia carriera, è chiaro che io voglia lottare per vincere. Non volevo mancare di rispetto a nessuno. Sono entusiasta di essere qui a Brooklyn. Entusiasta di questo nuovo inizio.
Cousins, come detto, è stato particolarmente critico nei confronti di Harden. Il lungo dei Rockets, poco prima della trade che ha coinvolto il numero 13, aveva detto questo di lui:
“Solo l’approccio al training camp, le condizioni in cui si è presentato, le buffonate compiute fuori dal campo… ragazzi, la sua mancanza di rispetto è iniziata molto prima di quanto detto nel post-partita contro i Lakers.”
Ebbene, Harden ha risposto in questo modo:
“Mi dispiace essere visto così perché non sono quel tipo di persona, non ho bisogno di attenzioni o di ‘energia negativa’. Non sono mai stato quel tipo ragazzo. Ho dovuto fare cose che non sentivo effettivamente mie, ma il mio obiettivo finale era solo quello di poter andare in un posto dove avrei potuto lottare per il titolo, e voilà, sono qui a Brooklyn. Ho soltanto amore e grande rispetto per Houston, per la città e per tutto ciò che loro hanno fatto per me e la mia famiglia. Molto rispetto.”
Ma quando è nata la voglia di lasciare il Texas dopo diverse stagioni di immenso amore? A quanto pare, subito dopo l’eliminazione contro i Lakers negli scorsi Playoff:
“Dopo la bolla, dopo l’ennesima sconfitta, ho voluto rivalutare la mia carriera, la squadra e la direzione in cui stava andando la franchigia. Quando si guarda all’organizzazione, all’addio del GM, all’addio di Mike D’Antoni, ho rivalutato tutto. Queste sono due persone con cui mi sentivo molto a mio agio. Quando se ne sono andati, mi sono detto che questa organizzazione avrebbe iniziato un periodo di ricostruzione. Ho rivalutato il nostro roster e ho cercato di capire se avessimo abbastanza talento per poter competere con le migliori squadre del campionato. Col tempo, guardando anche alla free agency, ho avuto la sensazione che non siamo stati fortunati. Anche se amo la città di Houston, penso che a questo punto della mia carriera non sia più una questione di soldi. Non c’è niente di più importante che avere la possibilità di raggiungere l’obiettivo finale, che è vincere al massimo livello. Non è andata come avrei voluto, ma penso che entrambe le parti, ora, possano dirsi felici.”
Poi ha ringraziato la franchigia per avergli concesso di andare dove voleva lui:
“Ringrazio gli Houston Rockets, che sono un’organizzazione straordinaria, che ha lavorato con me e per me fino all’ultimo. Anche se sembrava che fossimo in rotta di collisione, vi posso dire che hanno lavorato per permettermi di finire qui, come desideravo. Li apprezzo tantissimo.”